Marco Benedettelli – Metamorfosi notturne

«Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sonni inquieti si trovò trasformato in un immenso insetto».

Così inizia La Metamorfosi. La notte consegna al mattino una sua immonda creatura tanto assurda da soggiogare subito la nostra immaginazione.

Nelle sue opere Kafka presenta le situazioni più sconcertanti con una castità tale da renderle un po’ folli. Egli era un genio in questo. E comunque già di per sé la letteratura è uno dei luoghi preferiti della follia. È infatti la letteratura una pura creazione umana, e i suoi creatori, si sa, sono un po’ folli.

Erasmo da Rotterdam nel suo Elogio della follia diceva di non sapere se «nella massa dell’umanità intera si riuscirebbe a trovare chi sia saggio costantemente né posseduto da qualche forma di pazzia.» Questa creatura di esseri un po’ folli si genera attraverso il raccontare, cosa che gli uomini hanno sempre fatto, magari riuniti in un banchetto come al tempo dei Feaci, dove si narravano storie straordinarie e, è noto, «certo senza il condimento della follia nessun banchetto è mai piacevole». La letteratura è quindi un luogo dagli uomini concordato per farvi fiorire un po’ la loro follia, per raccontare ciò che non esiste e che solo i dissennati possono vedere. Pure la metamorfosi che dopo una notte di sonni inquieti compare in casa Samsa è una follia: la ragione non può comprenderla, e gli abitanti del giorno, la famiglia di Gregor Samsa, ricacciano questa creatura notturna nella sua stanza. La notte consegna al giorno un suo essere immondo che la luce della ragione non può comprendere come non comprende la follia perché questa ha forme sostanzialmente diverse dalle sue, anzi, forse non ne ha proprio. Kafka è stato un maestro nel plasmare il suo mondo sotto il segno dell’assurdo. Né La Metamorfosi l’assurdo si fa mostruoso, ma anche nei racconti più “naturalisti” il germe della follia s’insinua ovunque sclerotizzando la banalità del quotidiano. «Il compito dell’arte, dice Paul Klee, non è di riprodurre il visibile, ma di rendere visibile» e Kafka, attraverso lo scomposto, il grottesco, l’allucinato e l’assurdo della sua letteratura riporta in superficie il frammento di notte che si porta dentro e rende visibile la disarmonia tra se stesso e il mondo. Questo frammento di notte è la sua interiorità profonda ed imperscrutabile. Kafka nei suoi diari scrive «il mondo interiore può essere solo vissuto, ma non descritto» e così nelle immagini egli vive la sua notte senza descriverla razionalmente. Le sue metafore sono metamorfosi di se stesso. L’assurda indecifrabilità delle situazioni kafkiane deriva appunto dalle loro origini notturne che le pone in un rapporto dissonante con le geometrie della ragione, così come l’insetto de La Metamorfosi, creatura che viene dalla notte, è folle agli occhi del giorno. L’assurdo kafkiano non è fine a se stesso, come nulla deve esserlo nell’arte, per lui la letteratura è contemplazione della verità. Il 18 ottobre del 1921 Kafka scrive nei suoi diari «è facilmente pensabile che la magnificenza della vita stia intorno ad ognuno sempre pronta in tutta la sua pienezza, ma nascosta, nel profondo, invisibile, molto lontana. Se tu la chiami con la parola giusta, col nome giusto viene.» Kafka con la sua poesia cerca di cogliere questa magnificenza lontana e seguirà il suo scopo ossessivamente, fino a consumarsi. D’altronde, come scrive ne Il medico condotto: «una volta dato ascolto agli ingannevoli rintocchi della campana notturna non c’è più rimedio. Kafka in questa notte si perde alla ricerca di quell’invisibile che solo i dissennati possono vedere. San Paolo nelle sue Lettere ai Corinzi scrive: «chi di voi passi per sapiente diventi folle per essere sapiente». La follia di Kafka passa attraverso la letteratura, metamorfosi della sua notte imperscrutabile alla ricerca della verità profonda che solo quei pazzi di cui si parla nel racconto Bambini sulla strada maestra conoscono:

«- Anelavo a quella città del sud di cui si diceva nel nostro villaggio: “quella è gente! Pensate, non dormono mai!” –
– E perché non dormono? –

– Perché non sono mai stanchi –
– E perché non sono mai stanchi? –
– Perché sono pazzi –
– E i pazzi non sono stanchi? –