Artaud corpo di Ddk ⥀ Passaggi
La rubrica Passaggi prosegue la sua opera di esplorazione nel campo della prosa breve con il testo Artaud corpo di Ddk. L’editoriale della rubrica si trova qui
Illustrazione in copertina di Silvia Mengoni, Senza titolo, 2021.
Dove finisca un corpo. Domanda per la quale non mancano risposte. Un corpo non finisce, si estingue. Sfocia.
La questione, invece, è quella di sapere dove un corpo comincia. Dove, non quando. A quale altezza occorre collocarne l’invisibilità, a quale latitudine lo spreco. Uffici di collocamento come sedute spiritiche. E le immagini si emendano scongiurando il montaggio preventivo: gli spettri s’incaricano del proprio sfollamento, inventano lo schermo lasciandoselo alle spalle.
Perimetrare l’emorragia, una dialisi finale: il sangue rientra ma non può essere contenuto. La sutura non poggia sulla carne, non collega fra loro due punti.
Sempre in tensione, anche nell’insonnia ecologica del dormire, il corpo non è una tesi fra le altre. Spazio asettico, pareti infette. L’infezione non arriva da fuori, non viene calata dall’alto: domandarsi se si tratti ancora di contagio quando tutto inizia e finisce con una sola persona, la malattia gli appartiene interamente – si appartengono a vicenda. Non esiste portatore sano e il contagio non viaggia.
Così come la carne, «stazione eretta e incomprensibile in mezzo a tutto nello spirito». Una sequenza cancellata di ingressi senza avere qualcosa da farci entrare. Spingere più forte aiuta solo a moltiplicare: unica regione disabitata, attraverso il corpo transitano migrazioni che infettano la memoria. Oltre il binarismo sessuale, la placenta realizza storicamente l’idea di setaccio. Sequestro senza posto dove svolgersi. Quello che viene filtrato sottrae l’invisibile allo sguardo, fedeltà ibrida e non reversibile.
L’uso che si può fare del corpo non è paragonabile a una scala di cui liberarsi una volta saliti in cima. Il corpo e la scala costituiscono una serie binaria: 0, 1, 0, 1, 0… Durante la salita, esso si distribuisce lungo la scala, si incista per tutta la lunghezza. A meno di non pensare che una scala si arrampichi su se stessa, non ci si fa più nulla. Siccome l’utilizzatore viene a mancare, lo strumento manca. La resa è sempre verticale. A salire: ritardo. A scendere: debito.
Se ne poteva parlare alla prima persona plurale, ora non più. Il tu andrà bene. Lo zero non è un riflesso del corpo.
Rifiuta di rispondere suddividendo l’infanzia tra limbi differenti, silenzio multiplo – le risposte spingendo contro le palpebre formano un alfabeto. Non c’è antidoto, quindi, se si levano dei pezzi quando l’occhio impara a chiudersi, non si può rimediare quando l’esilio diventa asimmetrico, non si torna indietro prima di aver registrato (non si torna indietro nemmeno dopo l’increato se è per questo). L’isolamento rallenta fino a tradire.
Raccoglie tutti i luoghi comuni,
E allora la cenere, la sala d’attesa, la metastasi.
Ceneri di terzo grado per un corpo che ha smesso di bruciare da mesi.
Sala d’attesa dove l’appello continua a spogliare quello che chiama nonostante l’anonimato sia già iniziato da tempo.
Unidirezionale, segue il percorso inventato dalla metastasi, e gli viene risparmiata una seconda vita: «Se la cosiddetta cellula cancerosa, che si riproduce indefinitamente, è eterna, colui che ne muore, ed è questa l’ironia della sua morte, pensa: “Muoio della mia eternità”».
Chi volesse proporre prose brevi per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: rubricapassaggi@argonline.it
Davide Andreatta
Davide Andreatta (Verona, 1992). Filosofo, artista visivo e poeta (servendosi spesso del moniker Ddk), tra i suoi lavori Japan Weather Report, libro d'artista pubblicato presso blisterZine, An Illustrated Guide of Capitalism, progetto sotto forma di zine pubblicata da Onomatopee. Nel 2017 presso Oèdipus Edizioni è uscito Mostly Heard, Rarely Seen, la sua seconda raccolta poetica. Altre sue opere sono comparse sulla piattaforma progetto collettivo "La descrizione del mondo" e, a nome Davide Andreatta, Diaforia ha pubblicato Insert koinè.
I suoi lavori sono presenti da Printed Matter (NY), Onomatopee Shop, Goodpress Gallery (Dublino) e distribuiti online da Antenne Books.
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