Banat – Il viaggio | di Adriano Valerio | recensione di Enrico Carli

Genere: Commedia

Durata: 84 min

Cast: Edoardo Gabbriellini, Elena Radonicich, Piera Degli Esposti, Stefan Velniciuc, Ovanes Torosyan

Paese: Italia, Romania, Bulgaria, Macedonia

Anno: 2015

Dopo il pluripremiato cortometraggio 37° 4S – menzione speciale al 66° festival di Cannes e David di Donatello come miglior corto nel 2014, i più importanti* – Adriano Valerio affronta di nuovo la tematica del viaggio e della distanza nel suo esordio al lungometraggio.

Ivo (Edoardo Gabbriellini) desidera fare l’agronomo, ma siccome nell’Italia della crisi non c’è lavoro (tantomeno quello per cui è preparato), decide di partire per la Romania dove ha trovato un impiego. Una scelta controcorrente – il flusso migra generalmente dall’est al mediterraneo – che lo porterà a lasciare oltre che il suo paese anche Clara (Elena Radonicich), una giovane donna conosciuta alla vigilia della partenza e con la quale si instaura da subito un’intesa.

Banat – Il viaggio è un’opera al meno, delicata e poetica, in cui Adriano Valerio conserva la giusta distanza dai suoi personaggi, evitando allo stesso tempo le insidie di uno sguardo distaccato e quelle della commedia simpatica, riuscendo a mantenere un personale equilibrio sulle vicende narrate. Se in principio i toni sembrano quelli di un racconto per sottrazione che si affida alle immagini più che alle parole, prediligendo i tempi dilatati dello spaccato esistenziale, nel suo complesso il film si pone a metà strada con la commedia agrodolce della migliore tradizione italiana.

La tematica sociale del precariato, la cosiddetta “fuga dei cervelli” che è alla base della trama, è lo spunto di partenza per mettere in scena due atteggiamenti positivi perché attivi, un’esortazione a prendere in mano le redini della propria vita senza rassegnarsi al nero clima generale. Ivo parte da Bari perché vuole fare il proprio lavoro, una concezione nobile dell’amore per la terra che il suo mestiere rappresenta, il desiderio/volontà di andare dove c’è bisogno della sua conoscenza (un po’ come lo stesso regista, trapiantato a Parigi, che nel 2012 ha affrontato un lungo viaggio per girare in solitaria il suo corto sull’isola vulcanica di Tristan da Cunha, nel sud dell’oceano Atlantico).

Quando le circostanze sembrano mandare a Ivo dei segnali – la nuova inquilina del suo appartamento per cui si prende una cotta; il cane della padrona di casa che fugge e deve essere trovato – e lui tentenna quasi sul punto di abbandonare l’idea del viaggio, è proprio Clara a persuaderlo a partire.

Le incertezze verranno e la meta stabilita si presenterà anche come un’amara fuga nel nulla; ma la desolazione del villaggio rumeno, il fango, le case spoglie, lo stanzone adibito a sala da ballo non sono meno squallidi delle bottiglie che i netturbini spazzano dalla piazza di Bari, all’alba di una sera di festa – un pieno precedente che non ci è mostrato, al posto del quale molti, moltissimi vuoti a rendere attendono di essere ricollocati. Tra i quali anche Clara, che dopo aver perso anche lei il lavoro andrà a trovare Ivo nel Banat per verificare le sue sensazioni.

Nonostante la fanghiglia e il grigio, la condizione precaria del lavoro anche laddove si pensava di avere delle garanzie, le abitazioni ridotte a nude pareti in cui proiettare vecchi videoclip per passare un tempo libero privo di attrattive, ciascuno ha, nel suo piccolo, qualcosa da perdere e da trovare – lo smarrimento del cane della padrona di casa a Bari e la trasmissione del tai chi a Clara; lei che, per parte sua, non vuole più scappare dalle relazioni e si rivelerà fondamentale, nel Banat, non solo per Ivo; il proprietario dell’azienda agricola che l’ha assunto e in seguito non può più tenerlo – la difficoltà è piuttosto quella di trovare un equilibrio sull’abisso dell’incerto. In un momento di crisi identitaria sul nostro posto nel mondo, Adriano Valerio sceglie di girare un film d’autore su due vite precarie che s’incontrano e si attraggono attraverso grandi distanze, anche quando il ghiaccio minaccia la vita delle piante, il lavoro, i legami tra le persone, la forza dell’intesa ci fa guardare a un nuovo orizzonte possibile.


* Fra i molti riconoscimenti ricevuti da 37° 4S segnaliamo anche il Premio Corto Dorico 2013, manifestazione di cui Argo è mediapartner (N.d.R.).