Borgopoli ⥀ Opera collettiva solarpunk #5

Continua il viaggio nelle Marche-Borgopoli del presente futuro, raccontato in un’opera collettiva solarpunk. Il racconto è di Gabriele Battistoni, il collage di Andrea Balietti e Iaia. È possibile leggere qui l’editoriale della rubrica e la lista dei racconti

 


#5

Ciclo – politana
Ciclo – bicicletta
Ciclo – continuum
Polis – città

Anni e anni di tentativi (maldestri e non riusciti) di soluzione di zeppe sillabiche, crittografie, linotipie, rebus… e anche il “metodo” che il liceo classico sa dare ai propri studenti, mi hanno lasciato il vizio di scindere le parole composte, e di giocare con i significati che le parti della parola portano con sé, per donare alla parola finale altri sensi, altre definizioni, altri scopi e altri spunti.
È stato così anche per “ciclopolitana”, una parola che è salita agli onori della cronaca negli ultimi anni grazie alla proposta, che è diventata anche un modello di studio in Europa, del comune di Pesaro di dotarsi di un sistema di piste ciclabili numerate, colorate e segnalate con destinazione di inizio e fine percorso, per spostarsi tra le vie e le zone della città in bicicletta. Proprio come con la rete di una metropolitana sotterranea, o come la rete dei bus cittadini, chi va in bici segue la propria pista e sa dove andare, intersecandosi con altri percorsi per raggiungere la destinazione. Solo che non si paga nessun biglietto, nessun abbonamento, e si vive all’aria aperta, scegliendo l’andatura che si vuole, che è poi l’essenza stessa della vita in bicicletta.
Da ciclista urbano, questo sistema ovviamente mi ha colpito molto, ma più di ogni altra cosa mi ha colpito il senso che si può dare al concetto stesso di ciclopolitana, prima che alla concreta realizzazione di un progetto del genere: scomponendo questo neologismo, mi sono balenate connessioni e principi che, se applicati in ogni città, davvero concorrerebbero alla realizzazione di un mio sogno, e di un sogno di molti, di vedere la propria città virare decisamente verso uno stile di vita più pulito, più moderno, più ecologico, più umano, contrapposto alle macchine.
Ho lasciato libera la fantasia. “Ciclopolitana” mi fa pensare certamente alla bicicletta, certamente alla città, ma anche e in senso più ampio ad un sistema che continuamente, in un ciclo ininterrotto, collega la città e i suoi abitanti in un sistema virtuoso e funzionale, come il quadro di Piero Della Francesca o come la Metropolis di Fritz Lang, democratico: la bicicletta è un mezzo di locomozione democratico e popolare, e la polis, la “città-stato”, era il luogo della democrazia ateniese, il centro delle decisioni assembleari dove il popolo aveva diritto di parola e di scelta, guidato da una forma di governo isonomica che rendeva tutti i cittadini sottoposti alle stesse norme (iso: stessa, nomos: norma).
Ecco, qui volevo arrivare: per me la ciclopolitana rappresenta una forma di società moderna e democratica dove la città e i cittadini sono collegati tra loro nel movimento e nello spostamento in bici o a piedi, e questo spostamento ha lo stesso diritto di cittadinanza che hanno le auto o i tram perché segue le norme e le regole che regolano tutto il sistema, tutta la polis, verso l’obiettivo comune di convivenza, funzionalità, benessere, rispetto dell’ambiente.
Ora chi legge potrà obiettare che io stia parlando di sistemi dell’antica Grecia che non sono più ripetibili, di logiche utopistiche o di strumenti che possono essere applicati solo in determinate città, tipo Pesaro, che è una delle città orograficamente e logisticamente più semplici da un punto di vista di utenza ciclistica.
Certamente c’è una buona dose di sogno e di speranza in un discorso come il mio, però c’è chi prova anche a concretizzare alcune idee che potrebbero portare a risultati sorprendenti, o quantomeno a costituire una solida base per progetti futuri dove la pubblica amministrazione e i privati potrebbero contribuire per raggiungere obiettivi che reputo importanti per ogni città che voglia essere moderna.
Con Casa delle Culture, Pungitopo, e FIAB Ancona-Conero, io, come titolare del bike-café Zucchero a Velò, abbiamo improntato un progetto che si chiama SUCCO-Q, che è l’acronimo di Sistema Urbano Ciclopedonale di Collegamento Quartieri: partendo da una attenta analisi del territorio, abbiamo provato a delineare dei percorsi in bicicletta ma anche pedonali, in grado di collegare i quartieri della città senza prendere l’auto, risparmiando tempo, risparmiando denaro, e soprattutto godendosi l’aria aperta, panorami sconosciuti, rispettando l’ambiente. Molti di questi percorsi ci sono già, e passano attraverso parchi o costeggiano le strade principali, altri vanno realizzati, magari cercando di ridurre la pendenza dove questa potrebbe essere un ostacolo (sappiamo che Ancona presenta alcune difficoltà di percorrenza a causa della sua conformazione). SUCCO-Q è un progetto molto ambizioso che cerca di realizzare il concetto di ciclopolitana anche nella nostra città. Il sistema deve essere dotato di tutti gli strumenti necessari per un piano bici funzionante, cioè bike-sharing, velostazioni, punti di ristoro, cestini per i rifiuti, sistemi di rilevazione ciclisti, zone 30. Così potrebbe portare a risultati tanto concreti quanto sorprendenti.
Certo, bisogna sognare, bisogna volare con la fantasia, ma bisogna anche darsi da fare per cercare di concepire la vita in città, e gli spostamenti, in una maniera diversa. Noi ci proviamo.

(Racconto di Gabriele Battistoni)

 


Battistoni
Collage di Andrea Balietti e Iaia, Enne mondi in moto.

 


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