Borgopoli ⥀ Opera collettiva solarpunk #6
Continua il viaggio nella Borgopoli marchigiana, raccontato in un’opera collettiva solarpunk. Il racconto di oggi è di Isabella Carloni, l’illustrazione di Valentina Vallorani. È possibile leggere qui l’editoriale della rubrica e la lista dei racconti pubblicati finora
#6
L’impressione a volte è quella di abitare una specie di galassia, dove tanti pianeti e satelliti, dispersi e in movimento, si espandono verso lo spazio infinito dell’universo mondo. I centri piccoli e grandi delle Marche, diffusi sul territorio come frantumi di una polis esplosa, emanano richiami e scie di luce: luminosità antica per un’esistenza già passata, come quella delle stelle.
La varietà è garantita, la bellezza, pur sonnolenta, è rassicurante e l’offerta culturale – donata da chi nella regione torna, la visita o da sempre la sostiene – è spesso eccellente.
La dispersione, però, nei suoi oltre 9000 chilometri quadrati di territorio, non rende sempre percepibile la ricchezza presente e costringe le antenne degli artisti e del pubblico a un costante lavorìo di intercettazione, che a volte deve arrendersi al puro desiderio di raggiungere la meta. Senza auto, poi, la fruizione culturale nelle Marche è problematica.
L’esigenza ecologica dovrebbe costringere i nostri governanti a pianificare una capillare metropolitana sul territorio. Sarebbe più facile allora raggiungere dal borgo di Osimo, poco lontano dalla costa anconetana, quello di Petritoli o di altri piccoli centri della valle dell’Aso nel fermano, e godere delle raffinate proposte di BookMarchs, il Festival dei libri e dei suoi traduttori, diretto da Stella Sacchini e Fabio Pedone.
O sarebbe più comodo raggiungere Valle Cascia, la frazione nei pressi di Macerata, e sedersi sul grande prato vicino al Cippo alle vittime fucilate e al pino che gli fa ombra, e alla luce del tramonto assistere a una delle azioni poetiche della festa della poesia I fumi della fornace, che Giorgiomaria Cornelio e Lucamatteo Rossi hanno creato da poco tempo con l’aiuto di un gruppo coeso di giovani artisti e di mentori e maestri.
O anche imbattersi, proprio lì vicino, in una di quelle originali performance che Vincenzo Consalvi, artista non allineato, dedica al selezionato pubblico, che accetta l’invito per orari non convenzionali – anche le cinque del mattino o l’una di notte se necessario – per ascoltare magari un testo di Artaud o mangiare una torta di compleanno per festeggiare Beckett.
E ancora agio del pubblico e più folta presenza ricaverebbero da una metro regionale anche La punta della lingua, il Festival di Poesia che si irradia da Ancona verso i borghi di tutta la regione, e gli eventi di MArCHE STORIE, il progetto dedicato ai piccoli borghi con meno di 5000 abitanti, che trasferisce all’aperto la vocazione artistica invernale della terra dei cento teatri.
La speranza di noi artisti, che un giorno abbiamo avventatamente deciso di ritornare a vivere nelle Marche, è che, in questa dinamica stellare, astronavi di altri universi, intercettate dalle nostre antenne sensibili, visitino sempre più spesso queste galassie e che si instaurino incontri ravvicinati di molti tipi.
Ora che le trasmissioni – almeno quelle via etere – sono facilitate dalla tecnologia, sarà forse più facile che proprio dalla nostra dimensione di Borgopoli regionale, caratteristica specificità italica, si diffonda un nuovo modello – non solo culturale ma dalla cultura guidato: una vocazione politica e sociale, a misura d’uomo, di donna e di vari mondi viventi, orientata a costruire quelle comunità concrete di olivettiana memoria.
(Racconto di Isabella Carloni)