Cervinia o il Jurassic Park delle nevi ⥀ Valerio Cuccaroni
Valerio Cuccaroni fa una riflessione in margine sui costi-benefici della tanto attesa settimana bianca sulle Alpi italiane
La settimana bianca sulle Alpi è un lusso per famiglie della classe media, lo sanno tutti, uno status symbol anni ’80. Fra viaggio, vitto, alloggio, skypass, noleggio delle attrezzature attualmente possono volerci, a persona, fra un minimo di 600 euro (stringendo la cinghia in un appartamento da condividere, preparandosi in casa colazione, pranzo e cena, soprattutto in località francesi, come Val Thorens) fino a una media di 1000-1200 euro in un hotel e 1500-2000 euro in un villaggio vacanze sulle Alpi. Le ultime camere al Club Med di Cervinia dal 7 al 14 febbraio vengono vendute a 2702 euro*.
Soprattutto per chi ne ha goduto nell’infanzia e nell’adolescenza, fra anni ’80 e ’90, la settimana bianca è un lusso a cui dispiace rinunciare. Tuttavia, se nel frattempo si è passati dalla classe media a un proletariato garantito dal sostegno economico dei genitori, concedersi quel lusso risulta inopportuno.
Quando si riesce nell’impresa, però, perché magari si ha un parente che vive a Cervinia, dove fa il maestro di sci e può ospitarvi gratuitamente in un suo appartamento, il godimento è enorme e rischia di cancellare ogni residuo di coscienza critica.
Mentre si sale in seggiovia da Cretaz a Plan Torrette, in una giornata di sole splendente, il bagliore della neve che proviene dalla corona di monti di fronte a voi può accecarvi, come ha fatto con il cagnone che vi accoglie all’entrata del bar di Cielo Alto.
Euforici per quello spettacolo vi mettete a scattare foto da inviare ai gruppi di familiari che avete creato su What’s app, poi tornate ad ammirare incantati le piste sotto di voi, su cui scivolano solitari o a branchi gli esemplari della vostra specie, provenienti ormai da tutto il pianeta, persino dall’America Latina e dal Medio Oriente: alcuni su strette assi di legno laminato, altri su tavole da surf da onda ghiacciata.
Se dovessi dipingere il paradiso, lo dipingerei così: un parco divertimenti per scivolatori. Si ascende verso il monte, come si sale verso l’Eden, poi si scivola a valle, adrenalinici, urlando di gioia, come divinità che planano beate dall’Olimpo.
Mentre il giorno dopo salite con l’ovovia da Cervinia a Plan Maison, ricominciate però a ragionare. A che scopo tutto quel dispendio di energia elettrica? Quanto inquinamento per infiammare giorno e notte tutti quei condomini con il riscaldamento centralizzato?
La risposta è nella preoccupazione dei lavoratori locali, che ogni anno vedono diminuire, sotto i loro occhi, l’estensione del ghiacciaio del Matterhorn, come diminuisce la neve sulle piste e con la neve i turisti, che non vivono più, del resto, nella bolla degli anni Ottanta e che dall’inizio della crisi economica del 2008 sono calati del 30%. Nonostante Cervinia resti una delle pochissime località alpine in cui si possa sciare anche in quest’annata straordinariamente calda – la più calda, a livello globale, da quando, nel 1880, iniziammo a misurare la temperatura -, anche il cervello più dopaminizzato, più inebriato e stordito dal divertimento dovrà rendersi conto che, a causa dello stesso modello economico che li ha creati, gli sciatori si stanno estinguendo come i dinosauri, almeno in questa parte della Terra. D’estate gli sciatori agonisti ormai vanno ad allenarsi in Cile e Argentina, perché costa meno che sulle Alpi (viaggio incluso, s’intende). E d’inverno persino l’Iran è diventato competitivo: con 400 euro puoi volare da Roma a Teheran e ritorno, per andare a sciare a Dizin, 122 km più a nord, sui monti Elburz: vuoi mettere il bello di una sciata in Iran?
* Offerta visibile sul sito dell’azienda, consultato il 3 febbraio 2016.

Valerio Cuccaroni
Dottore di ricerca in Italianistica all’Università di Bologna e Paris IV Sorbonne, Valerio Cuccaroni è docente di lettere e giornalista. Collabora con «Le Monde Diplomatique - il manifesto», «Poesia», «Il Resto del Carlino» e «Prisma. Economia società lavoro». È tra i fondatori di «Argo». Ha curato i volumi “La parola che cura. Laboratori di scrittura in contesti di disagio” (ed. Mediateca delle Marche, 2007), “L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila” (con M. Cohen, G. Nava, R. Renzi, C. Sinicco, ed. Gwynplaine, coll. Argo, 2014) e Guido Guglielmi, “Critica del nonostante” (ed. Pendragon, 2016). Ha pubblicato il libro “L’arcatana. Viaggio nelle Marche creative under 35” e tradotto “Che cos’è il Terzo Stato?” di Emmanuel Joseph Sieyès, entrambi per le edizioni Gwynplaine. Dopo anni di esperimenti e collaborazioni a volumi collettivi, ha pubblicato il suo primo libro di poesie, “Lucida tela” (ed. Transeuropa, 2022). È direttore artistico del poesia festival “La Punta della Lingua”, organizzato da Nie Wiem aps, casa editrice di Argo e impresa creativa senza scopo di lucro, di cui è tra i fondatori, insieme a Natalia Paci e Flavio Raccichini.
(Foto di Dino Ignani)