Chiara Portesine sul nuovo DDL Bernini ⥀ [Iperrivista]

Pubblichiamo nella rubrica Iperrivista, sottraendolo allo z-universo (l’universo chiuso di Facebook, creato da Mark Zuckerberg), un recente post di Chiara Portesine riguardo al DDL Bernini sulle università

 

Oggi inizio la prima (e, forse, ultima) docenza a contratto della mia vita. Di solito, quando ci si presenta a una classe nuova, si racconta qualcosa di sé – i propri interessi di ricerca, la propria formazione e il proprio metodo. Come altre compagne dell’Assemblea precaria, invece, quest’anno ho deciso di presentarmi spiegando che sono una precaria, con delle tutele, un salario e una situazione contrattuale molto diversa dai docenti strutturati dell’ateneo. Quando ero una studente, pensavo che tutte le persone dietro la cattedra fossero uguali – perché uguali sono le ore di lezione, i ricevimenti, le sessioni d’esame. È giusto che una classe sappia, invece, di avere di fronte una precaria, che porta in quello spazio la fragilità del proprio (non-)ruolo e di un precariato che divora il suo tempo – oltre alle lezioni, dovrà scrivere progetti, cercare finanziamenti, restare “flessibile” a qualsiasi collaborazione proposta. (Perché con 1500 euro lordi per l’intero corso, non si arriva neppure a pagare le spese di viaggio). La classe deve sapere che una precaria porterà, nella sua voce e nella sua gioia, il peso di quel pendolarismo, di quelle rinunce e di quella temporalità assediata. Una figura che non può scioperare, che non ha diritto alla malattia o a un trattamento pensionistico.

In questo momento storico e politico, ognuno può essere la differenza; invito, dunque, tutte le colleghe (strutturate o precarie) a prendere posizione, a raccontarsi, a trovare delle forme di sciopero creativo, dalle lezioni in piazza alla costruzione di momenti divulgativi aperti alla cittadinanza. A dire alle studenti che l’aumento delle loro tasse universitarie non è giusto, e che il diritto allo studio deve essere restituito e difeso per non trasformare un’università (già fin troppo classista) in un privilegio di censo. A difendere insieme l’università pubblica contro l’invasione di telematiche a pagamento, gestite da privati e finanziate dal governo. A rifiutare un’università in cui i professori debbano dipendere dai servizi segreti (DDL sicurezza), con «obblighi di collaborazione» (delazione?) e «deroghe alla riservatezza».

“Rubo” dal sito del Coordinamento delle precarie di Padova questo invito a proporre alle studenti un “quarto d’ora accademico critico”, utilizzandolo per parlare dei pericoli che sta attraversando la comunità universitaria, dalle precarie alle lavoratrici esternalizzate.

Dopo questi mesi di mobilitazione e di autocoscienza, sono grata all’Assemblea precaria per avermi dato il coraggio di portare alle mie studenti la possibilità di costruire un’alternativa, e di lottare ogni settimana per renderla reale. E sono impaziente di vedere cosa mi insegneranno, tutte loro, e quale università ci aiuteranno a sognare e a pretendere.

 

Portesine