Ci sono onde dove il cuore batte completamente ⥀ Chi era Jack Spicer?
Una breve biografia di Jack Spicer e una poesia estratta da Un rosario di bugie, edito da Argolibri e acquistabile qui.
Nato a Los Angeles nel 1925 col nome John Lester Spicer, fu poeta, erudito linguista e insegnante. Jack era il maggiore dei due figli di Dorothy Clause e John Lovely Spicer, due midwesterners che si erano conosciuti e sposati a Hollywood dove gestivano un piccolo albergo. Si diplomò alla Fairfax High School e, dopo essere stato esentato per ragioni di salute dal servizio militare, fece vari lavori tra cui l’investigatore privato e la comparsa a Hollywood. Tra il 1943 e il 1945 frequentò l’University of Redlands, dove fece amicizia con il futuro segretario di stato Warren Christopher e poi dal 1945 l’Università della California a Berkeley. Qui seguì le lezioni dello storico Ernst Kantorowicz e della poetessa Josephine Miles, si occupò di linguistica, studiò la lingua norrena, l’inglese antico, il tedesco e le variazioni vocaliche nelle città della California.
Jess (Collins), Ebbe Borregaard and Jack Spicer, Drew House, Stinson Beach – Fotografia di Joanne Kyger
Vicino alla “Mattachine Society” – omosessuale dichiarato nell’America maccartista – anarchico e ribelle – perse la cattedra per aver rifiutato il giuramento di fedeltà agli Stati Uniti – Jack Spicer è stato una figura leggendaria della Bay Area, fondatore della Six Gallery, dove, per dirne una, Allen Ginsberg lesse per la prima volta il suo Howl; lontano dalla cultura e dall’establishment letterario del tempo, finì per allontanarsi ben presto anche dalla controcultura “Beat” che riteneva un genere di consumo. Insofferente nei confronti di definizioni ed etichette, sodale di Robert Duncan e Robin Blaser, con i quali prese parte alla cosiddetta «San Francisco Renaissance» insieme a numerosi studiosi e artisti (tra cui John Cage e Philip K. Dick), è considerato uno dei padri dello sperimentalismo americano.
Jack Spicer è il secondo da sinistra, con i membri del Poetry Center a San Francisco State College nel 1957: Ida Hodes, Ruth Witt-Diamant e Robert Duncan.
Contro il mercato del libro (chiamava il libro «il cimitero»), operò per una diffusione soprattutto orale della poesia, un vero e proprio master of ceremony di ispirazione stilnovista, concentrando tutta la sua facoltà poetica nell’espressione di un rapporto continuo tra il poeta e le voci circolanti nella vita del poeta, reali irreali che fossero. Ispirandosi a Yeats come a Eliot, Crane e Pound, a Cocteau e al surrealismo francese, diede forma ad una poetica propria di grande fascinazione, che operava su concetti chiave di “Corrispondenza” (di ascendenza baudelairiana) di “Outside” («The poet is a radio», è il poeta a captare e trascrivere i messaggi proveniente dall’etere popolato dai marziani) e di “Serialismo” («Le poesie dovrebbero echeggiare e riecheggiare una contro l’altra. Creare risonanze, non possono vivere da sole..») si schierò apertamente contro il dominio dell’Io, dell’immagine e dell’immaginario in Poesia.
Morì a soli quarant’anni, nel 1965, a causa del suo alcolismo, dopo aver pubblicato alcuni libri in piccole edizioni e riviste fatiscenti della California; celebre la sua ultima frase, pronunciata sul letto di ospedale, «My vocabulary did this to me», che diede il titolo alla raccolta definitiva di tutta l’opera poetica di Spicer, pubblicata postuma a cura di K.Gillian e P.Gizzi, che si aggiudicò nel 2008 il prestigioso American Book Prize. Tra i principali libri pubblicati in vita possiamo annoverare: After Lorca (White Rabbit Press,1957), Billy the kid (Enkidu Surrogate, 1959), The heads of the Town Up to the Aether (The Auerhahn Society, 1962), The Holy Grail (White Rabbit Press, 1964), Dear Jack: The Spicer/Ferlinghetti Correspondence (White Rabbit Press, 1964), Language (White Rabbit Press, 1965).
Una poesia da Un rosario di bugie
Per Ebbe
Ci sono onde dove il cuore batte completamente
Dove il sangue vaga
Vivo come qualche pesce del mar nero
Insegna ai giovani a essere giovani
Ai vecchi
A essere vecchi
Ai senza cuore
A nuotare nel mare in cui non credono.
Oh, nessun
Universo ricostituito
È caldo come il sangue del cuore.
Jack Spicer con la “Testa di Spicer” nell’appartamento di Robin Blaser, 1950 . Foto di Robert Berg.

Fabio Orecchini
Fabio Orecchini (Roma, 1981) è poeta, antropologo, artista. Ha pubblicato Dismissione (Luca Sossella Editore, libro+cd, Roma, 2014), Per Os (Sigismundus editrice, Ascoli Piceno, 2017) e Figura (Oèdipus, Salerno, 2019). Suoi testi sono apparsi su numerose riviste tra cui Alfabeta2, Versodove, L’Ulisse e Nuovi Argomenti ed è presente nel documentario GenerazioneY – Poesia italiana ultima prodotto da Rai5. Ha eseguito installazioni site-specific in spazi quali l'Ex G.I.L di Campobasso, il Palazzetto dei Nobili de L’Aquila, la Mole Vanvitelliana di Ancona, e, a Roma, presso la Biblioteca Nazionale, l’Accademia d’Ungheria, il Teatro Argentina e la Fondazione Primoli. Con l'installazione TerraeMotus si è aggiudicato il Premio "Elio Pagliarani" 2018. Con alcune opere inedite si è aggiudicato il Premio "Poesia di Strada" (XVII ed.) e il Premio "Città di Gallipoli". Collabora con la rivista Argo e la casa editrice Argolibri, per la quale dirige la collana "Talee"; ha inoltre curato la prima edizione italiana di After Lorca di Jack Spicer (Gwynplaine/Argo,2018) e il volume L'altra voce (Giometti & Antonello, 2019), epistolario della poetessa argentina A.Pizarnik.