Corto Dorico 16 e la memoria del futuro

“Los Angeles, November 2019”.

Queste parole appartengono all’incipit di uno dei più memorabili capolavori della storia del cinema, Blade Runner di Ridley Scott. Questa coordinata spazio temporale, nelle scorse settimane, entrati nel mese di Novembre, è stata rievocata dalla memoria di molti cinefili e di quegli spettatori che hanno immediatamente creato mentalmente un ponte tra passato e presente, tra gli anni ’80, che hanno visto l’uscita nelle sale del capolavoro visionario di Scott, e il 2019 corrente, anno di cui quel film immaginava, attraverso la tavolozza stilistica del cyber noir, la deriva tecnologica e sociale.

Per quanto la riflessione su un futuro cupamente industrializzato e caratterizzato dalla nuova figura del replicante possa sembrare lontana dal mondo in cui viviamo oggi (forse non troppo), sembra esserci un terreno fertile di speculazione tra queste coordinate temporali. Da questo terreno è allora possibile attingere creativamente, facendo nuovamente nostro lo spirito speculativo dei grandi pensatori del futuro, proprio come il visionario Philip K. Dick, autore del romanzo che ispirò Blade Runner. Recuperare questo spirito dalle narrazioni del passato significa trovare un legame tra memoria di ieri e scenari di domani, una sfida che la settima arte ha fatto propria, come dimostra il fascino suscitato da film visionari o diversamente “profetici”. E proprio all’importanza di queste opere e al tema delle memorie future è dedicata la XVI edizione di Corto Dorico, il festival di cortometraggi marchigiano organizzato dall’associazione Nie Wiem assieme al Comune di Ancona, anche quest’anno diretto da Daniele Ciprì e Luca Caprara.

L’immaginario di Blade Runner, al quale sarà dedicato il CineVillaggio interno alla Mole Vanvitelliana di Ancona, diventa per Corto Dorico stimolo per riscoprire un cinema che si sforza di raccontare nuove prospettive, ma altrettanta importanza è rivolta agli scenari della nostra contemporaneità, con tutto il carico di problematicità insito in essa. Adottare come proprio simbolo rappresentativo l’origami dell’unicorno, tra i simboli più significativi di Blade Runner, significa dunque per il festival omaggiare un concetto di visionarietà “costruttiva”, capace di comunicare al presente dal passato. «Cosa abbiamo perso che dobbiamo ritrovare?» Con questa domanda il co-direttore artistico Luca Caprara ci guida nel tema centrale della rassegna, la memoria futura. «Memoria, non tanto e non solo, come ricordo lontano, spesso impaludato e vacuo ma come sorgente di un immaginario che dal passato scorre nel presente e sfocia in un’ipotesi di futuro, a volte inquietante, a volte piena di speranze».

Il festival si apre dunque con un ciclo di proiezioni dedicate ad un importante (ma certo sottostimato) autore del nostro cinema, un cineasta estroso e controverso che non solo ha dedicato la sua arte all’indagine acuta della propria contemporaneità, ma che si è anche spinto a tentare la rappresentazione di possibili derive distopiche della società: Elio Petri. Nella rassegna saranno presentati quattro suoi film: L’assassino (1961), I giorni contati (1962), La decima vittima (1965), Todo modo (1976). Titoli che in parte non rientrano tra i più noti del regista (che i più ricorderanno per il suo Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, con Gian Maria Volontè), ma indubbiamente interessanti in quanto presentano tutta una serie di tratti che hanno dato a Petri fama di autore capace di realizzare visioni “profetiche”; è il celebre caso di Todo modo e la “predizione” sinistra dell’assassinio di Moro, oppure di un film particolare come La decima vittima, ottimo esempio di una fantascienza sociologica che ha anticipato di molti anni il filone distopico alla Hunger Games.

“Todo modo”, di Elio Petri

Dalla riscoperta dell’indagine sul reale di Petri, grazie alla collaborazione con la Cineteca di Bologna, si prosegue alla scoperta di un nuovo cinema della realtà accogliendo nel festival alcuni tra i più importanti talenti del cinema documentario italiano, una delle correnti più fertili dello scenario cinematografico nostrano che si è mostrata capace di cogliere, assimilare ma infine rielaborare la lezione dei giganti del neorealismo. Questa rassegna, nominata CinemaèReale, sarà inaugurata con la proiezione di Lascia stare i santi di Gianfranco Pannone, considerato uno dei maestri del documentario italiano, qui alle prese con il recupero di materiali di repertorio dell’Archivio Luce al fine di costruire una rappresentazione della spiritualità popolare del nostro Paese. Pannone sarà anche protagonista di una masterclass sul cinema del reale. Si prosegue con Shooting the Mafia di Kim Longinotto, dedicato alla fotografa Letizia Battaglia e alla sua arte passionale e strettamente legata alla realtà dei luoghi da lei esplorati, su tutti Palermo. Noci Sonanti di Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi, filmaker marchigiani che raccontano la storia di Fabrizio, uomo che dagli anni ’80 ha deciso di vivere immerso nella natura senza elettricità e comfort, vita alla quale si adatta anche il figlio Siddharta. Santa Subito di Alessandro Piva racconta la drammatica storia di Santa Scorese, attivista cattolica barese assassinata a 23 anni. La quarta parca di Angelica Gallo è ambientato in Svizzera e descrive l’attività di una collaboratrice di Exit, società che offre servizi di eutanasia. In Giù dal vivo il regista Nazareno Manual Nicoletti entra in contatto con la realtà desolata dei palazzi popolari in una zona di Napoli Est, luogo in cui si incrociano storie di vita difficili. Chiude la rassegna un interessante esperimento di film partecipativo, Selfie di Agostino Ferrente, documentario girato con Iphone che unisce il punto di vista del regista a quello di alcuni amici di David Bifolco, sedicenne napoletano ucciso con un colpo di pistola da un carabiniere perché scambiato per un latitante.

A questo importante filone dedicato al cinema documentario si riallaccia Short on Rights, una rassegna che sta molto a cuore a Corto Dorico, derivata dal passato concorso A Corto di Diritti nato dalla collaborazione con Amnesty International Italia. Short on Rights, che costituisce la sezione internazionale del festival, è la vetrina in cui sarà presentata una selezione di cortometraggi sul tema dei diritti umani. Tra questi, sarà proiettato Skin del regista israeliano Guy Nattiv, premiato come miglior cortometraggio agli Oscar 2019, intenso racconto di tensioni razziali nell’America di oggi.

“Skin”, di Guy Nattiv

Nel programma internazionale sarà anche presente fuori concorso l’ultimo cortometraggio di un regista tra i più discussi degli ultimi anni, Yorgos Lanthimos. A Corto Dorico arriverà il suo Nimic, corto di 12 minuti collocato nell’universo cinematografico del regista greco: la storia ha come protagonista una violoncellista e le dinamiche che maturano da un incontro speciale in metropolitana. Un’opera che riflette sulle dinamiche di relazione tra gli individui e sull’identità, sui concetti di spazio e di tempo, in cui è riconoscibile la bizzarra struttura narrativa alla quale ci ha abituati il cinema surreale di Lanthimos e la scrittura dello sceneggiatore Efthimis Filippou (la firma di The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro).

Altro evento speciale è dedicato ad uno degli ospiti di questa edizione, il regista calabrese Gianni Amelio. Amelio, oltre a introdurre (assieme a Steve Della Casa) una proiezione speciale di uno dei capolavori della Nouvelle Vague, I quattrocento colpi di Truffaut, presenterà un suo cortometraggio di recente produzione, Passatempo. Presentato in apertura alle Settimana della Critica della 76° Mostra del Cinema di Venezia, è un breve cortometraggio dalla natura allegorica e assieme attuale in cui i protagonisti, un pensionato e un giovane del Mali, si sfidano in una strana gara di enigmistica.

Ma non saranno solo cortometraggi i protagonisti nel festival. Torna infatti in questa edizione lo spazio speciale dedicato ai lungometraggi d’esordio, il programma Salto in Lungo. Cinque i titoli selezionati: Sole di Carlo Sironi, è la storia di una maternità surrogata che coinvolge una coppia di ragazzi, Ermanno e Lena, veri protagonisti di un racconto che gira tutto attorno al loro rapporto, inizialmente problematico. Maternal di Maura Delpero, che ci porta nella complessa realtà dell’Hogar, centro religioso italo-argentino in cui suore si prendono cura di ragazze madri, in un contesto in cui convive carità cristiana e una mentalità rigida. Drive Me Home di Simone Catania, un road movie alla riscoperta delle radici dei due protagonisti, vero punto di forza del film. Nevia di Nunzia De Stefano (collaboratrice ed ex-moglie del regista Matteo Garrone) è il racconto di un’adolescenza difficile all’insegna della povertà, ambientato in un quartiere di Napoli. La scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese, presentato nella sezione dei documentari internazionali al Sundance Film Festival, è un film sul rapporto conflittuale tra madre (Benedetta Barzini, attrice e icona della moda italiana negli anni ‘60) e figlio, il regista stesso, guidato dall’ossessione per una non facilmente gestibile figura materna.

“Sole”, di Carlo Sironi

Infine arriviamo al concorso principale del festival, con i cortometraggi finalisti che saranno giudicati da una giuria composta da Pupi Avati (omaggiato nel festival con un evento speciale dedicato al suo ultimo film, l’horror padano Il Signor Diavolo), Claudio Giovannesi (regista e sceneggiatore di Fiore e de La paranza dei bambini, premiato con l’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura) e Carolina Crescentini (volto noto del cinema e della serialità italiana, tra i protagonisti della serie Boris). Ai sette film già scelti per il concorso si aggiungerà un ottavo, selezionato dal pubblico del festival tra i lavori inseriti nella sezione collaterale Corto Slam (a tutti gli effetti la semifinale di Corto Dorico). Concorrono La strada vecchia di Damiano Giacomelli, su limiti e aspettative di una mentalità di provincia, ambientato in area marchigiana. Nel paese del calmo mattino di Alessandra Pescetta, in cui la protagonista Mi-yong, cantante Pansori, cerca di recuperare la voce perduta. Il nostro tempo di Veronica Spedicati, tutto incentrato sul rapporto tra un padre lavoratore e la figlia di otto anni. Cento metri quadri di Giulia Di Battista, sulla forzata convivenza tra una badante russa e un’anziana immobile e muta. Walter Treppiedi di Elena Bouryka, storia di un talent manager e del suo Rottweiler. What I do di Gastone Clementi, racconto dell’attività artistica di tre autori di arte urbana (muralist), convocati dalla Biennale di architettura della città cinese di Shenzhen, alle prese con la censura di un governo che vuole occultare la loro arte.

Il vincitore del Corto Slam verrà dunque incluso nella finalissima. In concorso Egg di Martina Scarpelli, potente e surreale corto d’animazione sul tema dell’anoressia e sulle fasi che caratterizzano la malattia, tra vergogna e rivincita. Sol de agosto di Franco Volpi, storia di un espatriato argentino che torna a Buenos Aires dalla madre, malata mentale, per fornirle supporto. Teresa di Gabriele Ciances, commovente storia di un anziano vedovo che colma il vuoto della propria vita grazie all’acquisto di una bambola gonfiabile. Refuge di Federico Spiazzi, in cui protagonisti sono gli avventori di un bar, la cui noia viene interrotta da un’improvvisa tempesta. La via divina di Ilaria Di Carlo, affascinante lavoro concettuale che coinvolge il linguaggio del cinema e quello dell’arte visiva in un corto di 15 minuti tutto dedicato all’immagine (decisamente dantesca) della discesa. Bautismo di Mauro Vecchi, sul “battesimo” di sangue imposto a Roman, giovane sudamericano determinato a far parte della temuta gang dell’Armada Ladina, per imparare a farsi rispettare nella città in cui vive, Milano. Infine Indimenticabile di Gianluca Santoni, che racconta con sensibilità l’insolita storia d’amore tra una ragazza disabile e un escort.

“La via divina”, di Ilaria Di Carlo

«L’edizione 2019 inaugura una nuova fase di Corto Dorico» afferma Valerio Cuccaroni, presidente dell’associazione Nie Wiem. «Le opere che proietteremo e premieremo sono piccoli gioielli provenienti da tutto il pianeta, fotografie di questo mondo, in movimento verso un altro possibile». Una dichiarazione che sottolinea l’importanza di un cinema rivolto tanto al presente quanto al futuro, concentrato sul dato reale e attuale (come mostrano gli eccellenti titoli che saranno proiettati nelle giornate del festival), ma al tempo stesso attento a captare con intelligenza e vivace spirito creativo le derive di una complessa contemporaneità.

Il Corto Dorico Film Fest, il cui programma includerà masterclass e laboratori dedicati anche ai giovanissimi, oltre ad un’iniziativa speciale rivolta alle Case Circondariali di comuni delle Marche (il progetto Oltre le Mura), si svolgerà ad Ancona tra il 30 Novembre e l’8 Dicembre. Qui di seguito il link al sito dell’evento, dove sono riportate tutte le informazioni che concernono il festival, dalle location al programma completo: https://www.cortodorico.it/