Le cose (2) di Gianluca Garrapa ⥀ Passaggi

Pubblichiamo oggi con la rubrica Passaggi la seconda parte della prosa Le cose di Gianluca Garrapa (qui la prima parte). L’illustrazione è realizzata da Luca Cingolani. L’editoriale della rubrica può essere letto qui

Illustrazione in copertina di Luca Cingolani, IA – MidJourney, 2022.

 



 

Poi ho immaginato dalla finestra del mio computer improvviso un vento e ho immaginato le parole come carta o foglie e ho immaginato che il vento soffiasse sulle parole le frasi le lettere e ho immaginato che le cose, il vento:
Le cose, il vento.
Le he trocose cvi E io am delle case, lungo le vi le str e, per ade di og o p ni città aese. Queste cose le vediamo, sappiaendo è di rado, d’altra parte la foglia non per strada sono cioè seppellim e nelle vicinaentonze dei casetti quasonndo isteesvano almeno per me, di ric e il passgioag ordar del teautun mpo, l’no, la morte. e civehi sta scrndo ora non sono di certo mo ricostruire la loro genealogia dell’abbandono, e la loro provenienza. Le cose chi sta scrivanche le foglie che cadono dagli alberi, ma sai l’origine e certo sono cadute da un aero vicinlbo. Le cose chcume si aculano ai lati della strada, a meno che ia neve, è alla cama del vepantro, [………..]  enze, a ,esempio, di queste cose misteriose e lontane dai luampagna loro abbandono. Ma non ora, un’altra volta fanto e dalle e la macchine, mettiamoci anche le omoghi del loro seppellimento, egli, nel  [………..]  atto da quelle cose che stanno per strada ma non si sa cosa ci facciano lì. liquido accvorrebbe scriverne, per scoprirne appunto le origini, la genealogia del orse.
Insomma avete capito.
Le cose, per casa, invece:
Per casa. Ora, le cose che sono in casa. Adesso sono le cinque e mezza. Per casa, febbraio. In questo momento. Le cose. La tromba e il clavicembalo sono cose che sì, stanno in casa, ma in realtà è il loro suono che sta in casa, perché fisicamente la tromba e il clavicembalo in questo momento sono a Bolzano nell’auditorium dal quale stanno trasmettendo un concerto in onda sulla radio. Il campo magnetico varia e il corpo avverte le cosa, dunque anche il campo magnetico è una cosa, una cosa immateriale come il suono del clavicembalo e l’immagine del clavicembalo. Aggiungerei anche che la città di Bolzano è una cosa immateriale in questo momento, e il suono di questa cosa, cioè dell’immagine astratta che ho di Bolzano, che non ho mai visitato, evoca il nome e l’immagine di un amico che abita a Fortezza, vicino Bolzano, appunto, ma questo amico non l’ho mai visto di persona e non so che fine abbia fatto, si chiama Hasan e pure lui in questo momento, o meglio la sua immagine, può considerarsi una cosa che si trova nella mia testa, e la mia testa si trova in casa, più precisamente è attaccata al mio corpo.
Ora un messaggio whatsapp. Leggo dopo. Finché non lo leggo non esiste: la solita questione: se la cosa non la vedo non esiste? Ma allora, il suono che accade nella durata? Quando smette di durare? Non è più una cosa? Lo stesso quando sono in treno e per un attimo vedo scorrere case, alberi, animali, fili dell’alta tensione? Un suono che proviene da uno strumento e che smette di essere udito è come l’immagine proveniente da una cosa dietro il finestrino del treno che dura l’attimo transitorio che la scorgo? Allora forse bisognerebbe distinguere oggetto e cosa? Sicuramente sì, ma in questo momento non ho il desiderio di approfondire la questione. Dico solo che le cose hanno una vita propria e gli oggetti non hanno una vita del tutto loro, esistono, certo, ma non vivono. Le cose sono più intelligenti degli oggetti, secondo me.
Allora, vediamo le cose che sono in casa, sparse sul territorio del pomeriggio inoltrato: il dolore, la mani che stanno scrivendo, il computer, il bicchiere, un libro, la ciotola con le mandorle tostate, la sedia (questa in particolare, che ogni tanto scricchiola, le altre sedie sparse in casa sono semplici oggetti, ma questa, la mia preferita, che conosce la postura e il peso del mio corpo, mi è più simpatica, mi conosce meglio).
Per esempio l’angolo del comodino è un oggetto. Ma se ci sbatto il mignolino diventa una cosa, fuoriesce dall’anonimato e diventa causa di dolore.
Anche la vita in sé e per sé è oggetto immaginario come tanti, ma quando procura piacere, gioia o, come in questo preciso momento, dolore e nostalgia, ecco, quando si fa sentire, diventa una cosa. E adesso che ho scritto dolore e nostalgia non so più come proseguire. Allora immagino che sia meglio aspettare che dolore e nostalgia tornino a essere semplici oggetti, perché adesso sono due cose che non mi permettono di scrivere con serenità di altre cose sparse sul territorio del pomeriggio inoltrato. Per la verità è sera, quasi notte, anzi. Il senso di solitudine ha smesso di essere oggetto ed è diventata cosa anche lei. Beh, è proprio il caso di concludere. Altrimenti quello che sto scrivendo non diventerà mai una cosa e resterà oggetto anonimo e in più finirei per scrivere delle cose che stanno dentro di me e non propriamente delle cose che sono sparse per casa.

 

 

 


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Garrapa
Luca Cingolani, IA – MidJourney, 2022.