(De)bunker di Igor Antonio Lipari ⥀ Passaggi

La rubrica Passaggi prosegue oggi con De(bunker) di Igor Antonio Lipari, testo accompagnato da un’illustrazione di Andrea Capodimonte. L’editoriale della rubrica può essere letto qui

Illustrazione in copertina di Andrea Capodimonte, Senza titolo, 2023.

 



 

Per disintossicarsi dalla verità bisogna innanzitutto essere sinceri con sé stessi.
Lo vuoi fare davvero? E perché? Sei disposto a stare da cani per un tempo che ti sembrerà eterno? A seguire step dopo step un vangelo di solecismi, nonostante la loro palese insulsaggine? E tutto questo soltanto per ottenere una parvenza di vita decente, come quella che qualunque farabutto là fuori può ostentare?
Se è così, allora accomodati pure.
Inutile accalcarsi agli ingressi sotterranei. Qua sotto c’è posto per tutti (evitando di incorrere nella fallacia di considerare tutti sinonimo di tanti) e per nessuno (nemmeno ­– antico pretesto – per sé stessi: in cosa consisterebbe questa presunta prima persona che non è prima rispetto a niente e non è persona più di qualunque altro oggetto o soggetto?)

 

 

(THERE IS NO ALTERNATIVE 3)

Non è vero che non ci sono alternative né pianeti B (ma non fatelo sapere troppo in giro). [Campagna di crowdfunding per il rifinanziamento dell’esodo dalla Terra. Affrettatevi (con discrezione) ad assicurarvi gli ultimi posti disponibili.]
[Disclaimer: non si risponde di eventuali overbooking; chi sarà lasciato quaggiù, se ne faccia una ragione e tiri avanti come (e finché) potrà].

 

 

Dal nostro inviato ad Agarttha

Il Re del Mondo abdica al trono. «Lascio volentieri Kali Yuga e burattini al re di questo mondo. Con tutte queste precessioni, nutazioni, traslazioni e (soprattutto) rivoluzioni ormai ho una tale chinetosi, che potrei vomitare anche l’anima: fatemi scendere» le uniche dichiarazioni rilasciate.

 

 

LSD negli acquedotti e altri additivi alimentari: rischi e benefici.
Un’analisi comparativa a cura del Comitato Intelligenze Artificiali, think tank sempre al servizio sotto copertura delle biomanipolabili aggregazioni umane.
[Si accettano ulteriori candidature di beta tester volontari (tenendo presente che, pur ignorandolo, potreste già esserlo)].

 

 

Portavoce delle delegazioni rettiliane e reticuliane, accolti presso le principali sedi istituzionali, rivendicano l’assegnazione dello ius soli planetario. Dopo tutto questo tempo in mezzo a voi, ci sembra il minimo. C’è abbastanza atmosfera respirabile per chiunque; nascondersi dietro un dito ormai è diventato improponibile (ne abbiamo quattro soltanto per mano). E poi, è risaputo, nello spazio non c’è nessuno che stia a sentirti urlare (o insinuare) sciocchezze.

 

404

Branchi di impianti di videosorveglianza scrutano ovunque con occhi insonni, finché non lo riconoscono. Stormi di Starlink incrociano sopra la sua testa per geolocalizzarlo e servirlo. Sciami di bot profilano la sua personalità con un’esattezza di dettaglio che nessuna introspezione potrà mai ottenere: la struttura ad alveare che se ne origina schematizza l’albero di tutte le decisioni future che ancora non sa di dover prendere.
Lobbisti e venture capitalists architettano strategie che lo riguardano direttamente.
Delibere bilderberghiane e trilaterali gli assegnano l’intercambiabile hobby di una vita (de)privata e la corvée di un orario lavorativo, esercitano lo ius primae noctis sulle sue opinioni (im)personali, allungano la manomorta sui beni che immagina di possedere. Agenti ombra lo blandiscono a scopo intimidatorio, lo bersagliano di ormoni alle gonadi, lo cooptano a sua insaputa, lo accerchiano di terra bruciata. Tutti desiderano che resti soddisfatto e quindi remissivo, che agisca con raziocinio (ossia prevedibilmente).
In fondo lui non è che una federazione di cellule e microbioti, sulle cui risoluzioni non ha diritto di veto.
È convinto (o così gli fanno credere) di sognarsi asserragliato nella camera sommitale di una torre d’avorio, che ha la forma dolicocefala di un cranio di primate. Le pareti sono curve e di un bianco osseo. Lui osserva gli assedianti là fuori, gli appaiono sfocati e quindi pensa di non essere visto. Ma anche loro lo osservano; e lo staneranno. Intanto lo ipervitaminizzano, lo ingrassano ad antibiotici e surrogati, lo bombardano con artiglierie optogenetiche di megapixel e luce blu.
A parte questo, ha in sé tutti i miraggi della felicità. [Errore di sistema: suona troppo familiare per non essersi già sentito da qualche parte. Il contenuto potrebbe rivelarsi soggetto a restrizioni. Cancellare e sovrascrivere con apposito loop di rumore bianco. Grazie per il vostro prezioso collaborazionismo.]

 

Non c’è da giurarci, ma si ha quasi l’impressione che qualche grano di verità si possa trovare pressoché in ogni enunciato; più o meno nella stessa proporzione che ha l’acido cianidrico nelle mandorle amare o l’uranio impoverito negli armamenti convenzionali delle missioni di pace.
E perché non scommetterci sopra? Non avreste altro da perdere che il (vostro?) tempo. E perdetelo pure, che importa. Prima che sia il tempo, con la sua obsolescenza programmata, a perdervi.

 

 

 


Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it

Lipari
Andrea Capodimonte, Senza titolo, 2023.

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Igor Antonio Lipari

Igor Antonio Lipari, acronimo di Ennesimo essere vivente sulla Terra, tedoforo di curricula tanto estroflessi che per brevità si autoamputarono, liberto di una marca dell'Impero appena meno remota della Fascia di Kuiper, è ciononostante apparso su Nazione Indiana.

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