Diplopia di Carla Forza ⥀ Autopoetica

Presentiamo il terzo contributo della rubrica Autopoetica a cura di Marzia D’Amico, dedicata a testi inediti accompagnati da una dichiarazione di intenti e critica da parte di chi scrive. È possibile segnalarsi inviando propri testi e una dichiarazione di autopoetica alla mail: autopoetica.argo@gmail.com (tutte le pubblicazioni finora apparse nella rubrica possono essere visualizzate qui)

 

Nelle poesie proposte è lo sguardo a interessarmi. Lo sguardo che scandaglia l’interiore e ne rammenda i tormenti. Lo sguardo che esplora l’esteriore ancorandosi a uno scorcio, a un dettaglio che rovesci il punto di vista; il fine è quello di sovvertire il piano fenomenico nel tentativo di individuare i frammenti di una prospettiva inusuale. È necessario che l’io lirico si sposti, ora fuori ora dentro la cornice, alla ricerca di un luogo di osservazione che permetta di scrutare la realtà da angolazioni diverse.
Attraverso un gioco di specchi deformante sarà forse possibile intravedere un nuovo scenario per l’esserci e una collocazione alternativa da dare agli oggetti, dilatandone i contorni o riducendoli a mere parvenze a seconda della lente.

(Carla Forza)

 

 

Costringo i sensi in un contorno

Attraversare l’inverno
sotto uno strato d’astio
(chiocciola incollata al guscio)
ignorando l’istinto sepolto
dall’odierno
Stentoreo martello sugli spigoli
di forme cubiche
                 Pungono le punte sull’incudine
Al mio risveglio mi acceca
il bianco dell’interiore
Con delicatezza lo rammendo
ricucendolo lungo il margine

 

 

Il nero

il nero nell’occhio
è riposto in un angolo
nel canto in cui si allarga
la sacca
divieto oltraggiato
di occultare il recondito
offerto alla vista
come pungolo
salato

 

 

L’occhio e la stella

Confligge
la punta della stella
con l’iride sfregata
Lo sguardo si espande
nella foschia traslucida
del collidere
È lei che luccica
che brilla nella pupilla
la punta
A divaricare in obliquo
la prospettiva vetusta
Madida d’aria
l’allenta
la ritrae
l’agonizza
Il sale si distilla

 

 

L’assenza del limite

Pur strabuzzando lo sguardo
mi danno a percepire il limite
su cui intrattenere l’intelletto
esangue
Il chiodo è nella pancia
– nessun dubbio su questo –
ma l’orizzonte è sbilenco
il tratto grafico spezzato
Le visioni si addensano
nel gorgo si sovrappongono
confuse dal contesto
scomposto esso stesso
martoriato all’estremo
Lancinante l’atrocità
scartavetra le idee incrostate
di rena
Ragnatele di cefalea mi saldano
all’ora

 

 

Prendersi cura

Spiare l’assoluto in uno scorcio
negli istanti in cui il battere
si smorza sulle lenti sfocate
Supplica sommessa è codesta
che anela alla nudità del cielo
alla sua purezza
ma s’infrange sullo zoccolo
d’asfalto dello sguardo noncurante
Asfittica la malaria del pensiero
attanaglia tutti – chi più chi meno –
dimentichi dell’autentico
Chinino medicamentoso
il rovesciamento dell’occhio

 

 


Carla Forza è nata in Toscana nel 1964, dopo la maturità classica si laurea in Filosofia della Storia all’Università di Pisa. Attualmente vive in Lombardia e lavora, come docente di Materie letterarie, in un Istituto Tecnico.
Figura tra gli autori dell’Antologia Rebèlde Catartica Ed. 2023 e dell’Agenda poetica 2024 Ed. Ensemble. Alcuni testi inediti sono stati pubblicati su L’Altrove – Appunti di poesia e su La rosa in più.

 

Carla Forza
Valentina Vallorani, Il Santo, 2018.