Emicrania di David Watkins ⥀ Passaggi
La rubrica Passaggi ospita oggi la prosa breve Emicrania, dalla penna di David Watkins. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Andrea Balietti, Chi striscia dentro di te, collage, 2020.
Tra le virtù caratteristiche dell’emicrania spicca su tutte quella di consentirci, senza grandi stravolgimenti esteriori e, per così dire, a poche spese, di fare un’esperienza che si rivelerà necessaria per il resto dei nostri giorni: l’esperienza dell’intollerabile.
Al cuore della sua modesta situazione, inghirlandata da nessun prestigio, l’emicranico non fa che dire: fermi tutti, è troppo. Egli avverte come un’esagerazione al fondo di ogni cosa. Gli odori che salgono obliquamente da terra, le voci più consuete, l’inspiegabile andare avanti degli altri, il loro smuovere in modo tanto avventato la delicatissima questione dell’aria che gira nella stanza, per non parlare dei micromovimenti attraverso cui, ostinati, i suoi pensieri intraprendono una sfranta miriade di minime, impervie traiettorie.
Tutto si offre ora a lui in una specie di strapresenza, come se, risvegliato da un lungo sonno, egli si fosse accorto, d’un tratto, di tutti i mondi imbricati lì dentro (o conficcati di traverso, o ridistribuiti in chissà quale nuova geometria di rapporti, ma comunque tanti, troppi, incontenibili, e lì), tra le fessurine del suo spazio apparentemente privato.
Di qui il gesto antico di prendersi la testa tra le mani, e premere ai lati, come a fermare la roteazione inconsulta di un mappamondo.
Senza dubbio, fu in seguito a un’emicrania che il signor Leibniz formulò il grazioso concetto delle piccole percezioni: poiché è tipico di questo male costringerci a divenire come coscienti di tutti i pulviscoli e le particelle attraverso cui, senza sosta, e confusamente, il mondo universo si riverbera in noi.
Esiste infatti un lato metafisico del mal di testa, una sua cosmologia. E un modo tutto spirituale di accedervi.
A volte, questo dolore che pulsa, che sbanda, che ondeggia, che si confonde con le correnti e che, facendo la mossa di andare altrove, prende la rincorsa per tornare con una severità più massiccia e insieme più appuntita, a volte questo dolore raggiunge un livello sufficientemente vasto da spazzare una forma di vita, quale che sia, interamente, farvi piazza pulita.
Grazie all’emicrania, anche la vita del carabiniere più devoto allo spirito della sua professione può avvicinarsi, fosse solo per tre quarti d’ora (ma il tempo, nel mal di testa, andrebbe misurato nell’ordine dei chilometri e dei chilogrammi, non dei minuti), alla vita dell’elegiaco, del martire, e dell’asceta.
Eccolo dunque divenire insofferente al più elementare dei suoi doveri, allergico alla divisa del suo eterno collega; eccolo costretto a trattenere il respiro e a regolarne l’emissione per farlo uscire – straziante paradosso – come a sua insaputa; eccolo, dopo tanto sperpero, dosare con cura inaudita il rantolo delle parole.
Davanti a tutto questo troppo davvero di tutto, egli indietreggia, dà le spalle, si ritira; e quanto più avanza il suo ritiro, tanto più il mondo, da là fuori, forza le serrature delle tempie, spalanca a rovescio le finestre, esige, a mezza voce, di entrare.
Chi volesse proporre prose brevi per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it


David Watkins
David Watkins ha studiato lettere a Bologna e filosofia a Macerata. Attualmente, è dottorando in letterature comparate all’università di Udine-Trieste. Suoi testi sono apparsi su diverse riviste, come aut aut, Nazione Indiana, Charta Sporca, Argo, Le parole e le cose. È redattore di Charta Sporca e co-dirige, insieme a Luca Chiurchiù, la rubrica Passaggi.