Ennio Flaiano, Opere scelte, a cura di Anna Longoni, Adelphi, 2010
In occasione del centenario della nascita di Ennio Flaiano (Pescara 1910 – Roma 1972), la casa editrice Adelphi ha pubblicato il cofanetto Opere scelte, curato da una delle maggiori conoscitrici dell’opera dello scrittore abruzzese, Anna Longoni, già responsabile di una rigorosa sistemazione critica dei testi dell’autore, raccolti nei due volumi antologici editi da Bompiani nel 1988 e nel 1990.
Le continue ristampe dei testi di Flaiano dimostrano come la sua eredità sia ancora viva nella cultura italiana. Ma la fortuna critica di questo autore è relativamente recente (se da vivo Flaiano pubblicò solo sei volumi, le sue opere postume sfiorano la ventina, tra inediti e raccolte di scritti già apparsi in varie sedi) e non del tutto scevra da quei fraintendimenti che non lo abbandonarono mai in vita, identificandolo tout court con il brillante inventore di epigrammi e motti di spirito legato al costume culturale del dopoguerra e del «boom» economico. Ad un giornalista che gli domandò come un’ipotetica enciclopedia pubblicata nel 2050 avrebbe secondo lui condensato il giudizio critico sulla sua opera, Flaiano rispose: «Giornalista e sceneggiatore, autore anche di un romanzo, Tempo di morire(concediamo a questa ipotetica enciclopedia una citazione inesatta). Scrittore minore satirico dell’Italia del Benessere». Pur nell’ironia dell’affermazione (è evidente che Flaiano teme di essere ricordato proprio per l’ultima della serie di definizioni che dà di sé), è interessante notare come egli stesso relegasse solo in ultimo l’etichetta di scrittore satirico.
Le numerose pubblicazioni postume, da una parte hanno permesso una rilettura critica più approfondita e una corretta comprensione della sua opera omnia, ma dall’altra hanno spesso prestato il fianco a quel pericoloso fenomeno che il giornalista Giovanni Russo fa definito «flaianite». Si tratta di un virus che si è diffuso a qualche anno dalla scomparsa di Flaiano, quando non soltanto gli amici di sempre, ma anche estimatori sospetti dell’ultim’ora hanno dato il via a una riabilitazione complessiva dello «scrittore minore satirico» ed a una sorta di santificazione mediatica. «Non c’è più quasi presentatore radiotelevisivo, giornalista e persino uomo di cultura – ha scritto Russo – che non attribuisca battute o epigrammi a Flaiano». Come se citare lo scrittore abruzzese permettesse di rendere credibile qualsiasi motto di spirito o aneddoto.
Ma Flaiano è stato ed è molto di più: non solo inventore di memorabili epigrammi, ma anche scrittore, romanziere (vince la prima edizione del Premio Strega nel 1947 con Tempo di uccidere), giornalista, critico cinematografico e teatrale, legato soprattutto agli esperimenti editoriali di Mario Pannunzio, il «suo» direttore; e ancora, sceneggiatore di molti film degli anni Cinquanta a fianco dei più importanti registi, tra cui Monicelli, Rossellini, Zampa, Ferreri, Emmer, Antonioni e, naturalmente, Fellini; autore teatrale e, negli ultimi anni della sua vita, persino televisivo.
Flaiano scrisse anche dei componimenti lirici, ma rifiutò sempre di darli alle stampe finché fu in vita, né volle mai definirsi un poeta credendo che fosse giusto riservare questa prerogativa a chi la meritava più di lui. Egli era in fondo un romantico, ma anche un uomo profondamente riservato che preferiva tenere celato allo sguardo altrui il proprio animo lirico, per pudore e per il profondo rispetto che dichiarava di portare alla poesia degli scrittori lirici di professione, cui peraltro andavano le sue preferenze di lettore.
A quasi quarant’anni dalla morte, quando è ormai unanimemente riconosciuta la necessità di ricostruire nella loro complessità la biografia intellettuale e l’eredità dello scrittore, messi al bando gli ultimi riduzionismi che aleggiavano sulla sua opera, il cofanetto Opere scelte rappresenta un’ottima occasione per rimettere in ordine i pezzi dal punto di vista critico e per ricordare come la lezione di Flaiano, oggi più che mai, sia da tenere sempre bene a mente.
Il volume è suddiviso in tre sezioni. Nella prima vengono riproposte cinque delle sei opere apparse in vita: Tempo di uccidere, il romanzo che racconta l’esperienza della campagna coloniale fascista trasposta in un’Africa onirica; il Diario notturno, che, insieme ad altri testi, contiene un florilegio degli articoli apparsi sul «Mondo» di Pannunzio nell’omonima rubrica curata dallo scrittore dal 1954 al 1957; i racconti lunghi di Una e una notte e de Il gioco e il massacro; l’antologia di scritti giornalistici delle Ombre bianche. Nella seconda sezione troviamo invece il Diario degli errori e La valigia delle Indie: quest’ultima raccoglie anche i componimenti lirici cui si è già fatto riferimento, la parte quantitativamente minore dell’opera dello scrittore, ma non per questo la meno interessante, dal momento che restituisce un Flaiano privo dell’abituale difesa della satira e dell’ironia. Nella terza e ultima sezione trova infine posto una significativa scelta degli articoli non inclusi nei progetti d’autore.
Giulia Brecciaroli