Erbe infestanti di Edoardo Occhionero ⥀ Passaggi

Oggi su Passaggi Edoardo Occhionero con la prosa breve Erbe infestanti, accompagnata da un’illustrazione di Luca Cingolani. L’editoriale della rubrica può essere letto qui

Illustrazione in copertina di Luca Cingolani, Internet is a graveyard so I brought flowers, II, 2023.

 


 

Col cellulare riprendeva la nonna inginocchiata a togliere le erbe infestanti dal vialetto della casa, poi le mani che stringevano l’erba e il verde e il marrone, e la terra tutto un luccichio di sassi per il sole e l’arsura. Poi il sudore e il sorriso della nonna e la nonna diceva «perché continui a registrarmi?» Per R. erano delle registrazioni del mondo fuori dai propri occhi e la nonna diceva «queste registrazioni sono delle illusioni, chi sono io? Una che non è mai esistita». Continuava a farsi strada con le mani tra i cespugli per togliere l’erba pure da sotto lì e le ginocchia erano rosse e le rotule piene di rughe per la posizione ferma e scomoda che durava.

Ora R. riprendeva il cielo e i rami degli alberi che erano una cosa sola e duravano pure loro come l’ispessimento di una stagione e l’indurire dell’esoscheletro delle cicale, poi la videocamera passava sulle gambe della nonna e faceva l’associazione dei rami con le vene varicose. «Bisogna fare come quest’erba che la strappi e dopo qualche giorno è ricresciuta», allora R. indietreggia e fa sembrare la nonna una cosa caduta come le pietre che franano. Dal giardino si vede il campanile del paese e si sentono le voci di monologo delle donne che parlano ai balconi mentre stendono le lenzuola. «Sarò davvero come l’erba che ricresce?» pensa la nonna ma R. non lo registra perché è solo una domanda in testa della nonna, non si possono riprendere anche i pensieri e le cose mentali della gente, pensa se si potesse!

Il campanile del paese nasconde le case e dietro queste case altre case con signore che stendono, e le fabbriche dei macchinari per il legno, e altri tetti e poi le montagne con le sagome forse viola. Ma la nonna si alza e chiude un attimo gli occhi perché ha i giramenti. R. fa zoom sugli orecchini e sulle mani che aggiustano i capelli, sulle tempie che pulsano e stridono e non si sente il rumore dello stridere perché è un rumore solo immaginato.

La nonna cammina di spalle e a una certa si gira, ma è cosciente che R. sta riprendendo e tira un urlo per spaventarlo e il cellulare trema mosso, il video trema mosso. R. tiene il cellulare con due mani e continua l’inseguimento verso l’orto. «Allora la finisci? Guarda come sono gialli i fiori di zucca! Pft, e io come sono diventata vecchia, sono diventata!»

Le sequenze stanno per finire perché prima o poi finiscono come gli sguardi, come l’avvicendarsi della vita. R. clicca su off e non sappiamo più dove puntano i suoi occhi e la nonna in che direzione calpesta e se il viale è ancora con l’erba infestante e verde. E se il cielo è lo stesso di prima con gli alberi.

 

 

 


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Occhionero
Luca Cingolani, Internet is a graveyard so I brought flowers, II, 2023.