Cronache della fantascienza italiana ⥀ Scambi evolutivi verso il futuro
Capitolo conclusivo di un approfondito excursus nella travagliata storia della fantascienza italiana, a cura di Andrea Viscusi e Maico Morellini, alle prese con le mutazioni più recenti di un genere proteiforme
Capitolo III. Scambi evolutivi verso il futuro
AV – Abbiamo visto come nel corso degli anni 2000 la rivoluzione digitale avesse investito anche l’Italia. Sul finire di questo periodo, sempre con un paio di anni di ritardo, sarebbero arrivati anche i social network diffusi a livello di massa, che avrebbero cambiato radicalmente il modo di comunicare e quindi, indirettamente, anche di scrivere e pubblicare libri. Se gli anni 2000 erano stati un terreno di prova per alcuni approcci trasversali all’editoria (print on demand, community, self publishing), dal 2010 in poi queste esperienze furono pronte a concretizzarsi in progetti più strutturati. Per il settore della fantascienza italiana, da sempre nicchia nella nicchia, la possibilità di democratizzazione offerta dalla nuova disponibilità di mezzi digitali era probabilmente l’unico approccio praticabile.
MM – Sì, tutti i nuovi strumenti e le nuove simbiosi di cui già si è parlato negli scorsi appuntamenti hanno trovato il modo di svilupparsi ulteriormente. Di fatto si è parlato di una vera e propria rete di scambio dove strutture vegetali ampie, organizzate e solide offrono aiuto a complessi meno imponenti (e viceversa): un vero e proprio mercato biologico con le sue regole di scambio. Si tratta ovviamente di dinamiche che hanno richiesto molto tempo per perfezionarsi. L’Italia, dopo l’estinzione letterario-fantascientifica, ha iniziato ad avere un suo ricco substrato miceliale-fantascientifico. Era il terreno giusto per la nascita di queste nuove, simbiotiche, collaborazioni. Tra grandi e piccoli, tra piccoli e grandi.
AV – Così in questo periodo, accanto ai (relativi) big players già consolidati, si affiancano realtà più piccole ma dall’identità più definita, che cercano di distanziarsi dal livello amatoriale che ci si aspetterebbe per progetti nati da appassionati che decidono di mettersi alla prova. È il caso, per esempio, di Zona 42 e Future Fiction, microeditori che cercano fin da subito di distinguersi per una forte caratterizzazione della loro proposta. Zona 42 (fondata da Giorgio Raffaelli e Marco Scarabelli, frequentatori di lunga data dei newsgroup della fantascienza italiana) è intenzionata a portare sul mercato testi recenti di fantascienza e altre meraviglie, adottando un approccio molto liquido nella definizione dei confini del genere. Rivolgendosi forse a un nuovo lettore di fantascienza e cercando l’attenzione del pubblico generalista. La missione di Future Fiction (fondata da Francesco Verso, che abbiamo già incontrato negli articoli precedenti) è invece quella di valorizzare la biodiversità narrativa della fantascienza contemporanea, portando in Italia testi di autori di tutto il mondo: Asia, Africa, Sudamerica, Europa dell’Est.
Nonostante le modeste dimensioni, entrambi i progetti si fanno riconoscere per la cura con cui vengono selezionate le pubblicazioni, diventando un punto di riferimento in pochi anni. Il lavoro di questi piccoli operatori ha portato il settore ad aprirsi in direzioni diverse. Da una parte alcuni autori internazionali contemporanei hanno finalmente trovato spazio nelle librerie italiane; dall’altra si è portata avanti un’operazione di scouting verso nuovi autori italiani (anche giovanissimi, come Elisa Emiliani e Stefano Paparozzi) e la riscoperta di altri, già noti protagonisti della scena (come Nicoletta Vallorani e Alessandro Vietti). Con il consolidamento della loro posizione si è venuta a creare anche una specie di sinergia implicita con i grandi editori. Ad esempio, è stata proprio Future Fiction a portare in Italia la fantascienza cinese, ottenendo un grande successo con la trilogia di Liu Cixin e i romanzi di autori come Chen Qiufan oppure Nnedi Okorafor, tradotta per la prima volta da Zona 42, per poi approdare su Mondadori.
MM – Facendo un rapidissimo passo di lato – esplorando ecosistemi che appartengono alla narrativa fantastica non indossando però l’etichetta della fantascienza – va detto che ci sono anche altri fenomeni che potrebbero dare origine a collaborazioni neo-simbiotiche. Penso a un lavoro di scouting di nuove voci italiane, ma anche al recupero di opere che in Italia non sono mai arrivate (o che sono arrivate in edizioni curate male): a case editrici come Providence Press (Gianfranco Calvitti e Giacomo Ortolani), Hypnos (Andrea Vaccaro) e Cliquot (Federico Cenci), grazie alle quali sono arrivati in edizione italiana alcuni lavori di fantascienza di autori come Robert Howard, Robert Aickman, William H. Hodgson.
Mi chiedo quando queste operazioni di scouting – e qui torno all’ambito fantascientifico – potranno scatenare la simbiosi di cui parlavamo. Rilevo però – allineandomi in questo alle teoria dell’interscambio bio-culturale – una tendenza speculare: spesso i finalisti del Premio Urania arrivano alla pubblicazione grazie alla piccola e media editoria.
AV – Il più emblematico di questi casi si verifica proprio in questo periodo ed è uno dei fenomeni più rilevanti della fantascienza italiana recente: Mondo9 di Dario Tonani. La saga dieselpunk, nata da una serie di racconti pubblicati in digitale da 40K e poi ripresi da Delos, ambientati su un pianeta deserto solcato da enormi navi semisenzienti, sta raggiungendo un grande successo, sostenuto anche dalle illustrazioni di Franco Brambilla (nome celebre nell’ambito dell’editoria fantascientifica, assiduo copertinista di Urania), che hanno cristallizzato questo immaginario nella mente dei lettori. Mondo9, ripubblicato a più riprese ed espanso con nuovi racconti e romanzi, è diventato il primo Urania Millemondi dedicato esclusivamente a un autore italiano, ha raggiunto la collana Oscar Mondadori in libreria con Naila di Mondo9 ed è arrivato tradotto in USA e Giappone. È anche interessante notare che questo universo narrativo transmediale non si riconduce ai canoni tipici della fantascienza italiana che abbiamo visto in precedenza, come l’ucronia e il techno-thriller, ma vira piuttosto su una componente planetary romance e horror, e forse proprio per questo riesce a catturare una nuova schiera di lettori. Mondo9 è la dimostrazione che, al contrario di quanto si era creduto fino a un paio di decenni fa, l’opera di un autore italiano di fantascienza può arrivare a competere sul mercato internazionale.
MM – A oggi l’esperienza di Dario Tonani è e resta una sorta di unicum per la narrativa fantascientifica italiana. Tra l’altro Mondo9 avrebbe dovuto approdare anche in Russia, ma l’inciampo pandemico ha costretto a rivedere i tempi di questa nuova colonizzazione. Mondo9 è un’esperienza – non riesco a identificarlo solo come un’opera letteraria – narrativa ed estetica (come hai detto, la mano di Franco Brambilla è sempre presente ed è diventata caratteristica delle enormi navi del pianeta sabbioso) che ha catalizzato, e continua a catalizzare, l’immaginario degli appassionati di fantascienza. Sul web sono fiorite colonne sonore, fan-art, ci sono stati contest a tema e Naila di Mondo9 è prima arrivata in libreria con Mondadori, per poi entrare nel gennaio del 2021 nella collana degli Urania Jumbo. È secondo me molto interessante che a raggiungere questi livelli di successo e di competitività internazionale sia stata un’opera fortemente contaminata. Possiamo trarre un insegnamento da questo successo, o una tendenza? Forse.
AV – In effetti, in questi anni iniziano a distinguersi nuovi nomi nel panorama della fantascienza italiana, con titoli che si alternano spesso tra Urania e Delos. Troviamo Davide del Popolo Riolo, apprezzato autore soprattutto di ucronie ambientate nella Roma antica (De bello alieno, Non ci sono altri dèi oltre il tempo); Alessandro Forlani, che contamina la sua fantascienza gerontocratica con stregoneria e barocchismi che allontanano molti lettori (I senza-tempo, Eleanor Cole delle Galassie Orientali); Piero Schiavo Campo, che si dedica principalmente a storie di fantascienza più scientifica e avventurosa (L’uomo a un grado Kelvin, Il sigillo del serpente piumato); Franci Conforti, con un approccio convincente alla space opera (Stormachine) e dilemmi bioetici (Carnivori). Nel 2018 il Premio Urania viene assegnato al romanzo Le ombre di Morjegrad di Francesca Cavallero, prima donna a vincere il concorso dopo più di venticinque anni.
MM – A oggi la produzione fantascientifica italiana è davvero molto vasta e offre un panorama vario e variegato. Ci sono stili diversi, ci sono idee e progetti differenti, ci sono vere e proprie linee di sviluppo e di ricerca personale che spingono per allargare il più possibile i confini di un genere, quello fantascientifico, che di fatto non ne ha. Mi pare anche di intuire tra le righe, ma non troppo, la presenza di alcune tendenze di genere e temi che accomunano autori differenti: uno di questi è la città come contenitore narrativo. Ad esempio, la Milano di Dario Tonani, la stessa Milano di Nicoletta Vallorani, la Napoli di Giovanni De Matteo, la già citata Morjegrad, la Città di Del Popolo Riolo… l’elenco potrebbe continuare. Forse non è sufficiente per definire una tendenza conclamata, ma è di certo uno spunto di riflessione.
AV – È interessante invece osservare come si sia sviluppata una rinnovata curiosità per la fantascienza, anche al di fuori dei confini del genere. Forse l’origine di questo fenomeno è stato lo sdoganamento della distopia, che a partire da Hunger Games è diventato un genere di massa, spesso associato al pubblico young adult. Anche gli editori non specializzati notano la tendenza: troviamo molte realtà medie e grandi (La Corte, Sperling e la collana Chrysalide di Mondadori) che propongono titoli inquadrabili in questo ambito, spesso serializzati, come Multiversum di Leonardo Patrignani (tradotto in decine di paesi), I canti delle Terre Divise di Francesco Gungui o Berlin di Fabio Geda e Marco Magnone. Considerati da molti bassa narrativa, perché rivolti al pubblico dei ragazzi, titoli di questo tipo in realtà si rivelano capaci di smuovere il mercato. Anche per chi predilige la narrativa matura si possono trovare libri di fantascienza e generi affini nel catalogo di editori come Einaudi e Frassinelli, ad esempio i romanzi di Tullio Avoledo, Niccolò Ammaniti e Michele Vaccari.
Tra le iniziative di maggior successo in questi anni, capaci di testimoniare l’entusiasmo e la partecipazione degli operatori del settore, troviamo il festival Strani Mondi a Milano, che riunisce a partire dal 2015 editori, lettori e appassionati con stand, panel, presentazioni e ospiti italiani e internazionali di alto calibro, da Bruce Sterling ad Alan D. Altieri, da Alastair Reynolds a Valerio Evangelisti, e ancora Ian MacDonald, Brun Bozzetto, Pat Cadigan, Tullio Avoledo. Ogni edizione supera il successo della precedente ed è solo il lockdown del 2020 a interrompere questa tradizione già consolidata.
MM – La fantascienza si presta a rapporti simbiotici: se Strani Mondi è una manifestazione in carne e ossa della fantascienza letteraria, ci sono anche altre suggestioni che coinvolgono media differenti. Per esempio, il progetto Orfani della Bonelli Editore, creato da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari. Una serie a fumetti pubblicata dal 2013 al 2018, che affianca il nonno Nathan Never (forse il più longevo fumetto sci-fi italiano) e alcune delle sue declinazioni (Asteroide Argo dal 2011 al 2017). Oppure il tentativo di rilanciare un cinema fantascientifico italiano che dai tempi di Nirvana (1997) non ha aveva più offerto spunti. Ci riprovano Salvatores con Il ragazzo invisibile e con Il ragazzo invisibile – seconda generazione; Varo Venturi con il suo film a tema rapimenti alieni 6 giorni sulla Terra; Gabriele Mainetti con il suo Lo chiamavano Jeeg Robot, film di indubbio successo di pubblico e critica.
Devo e voglio spendere più di una parola anche per un’altra simbiosi: quella delle librerie tematiche che decidono di dedicarsi solo alla narrativa di genere, con particolare attenzione a quella fantastica. Per esempio, Vecchi e Nuovi Mondi, di Torino, oppure la Miskatonic University di Reggio Emilia, importante polo attrattivo per autori e appassionati del genere. Simbiosi che, tuttavia, non ce l’hanno fatta: entrambe le librerie sono state costrette a chiudere. Individuarne i motivi non è cosa semplice, ma di certo è stata una grande perdita per tutti. Ricordo anche il progetto Collana Miskatonic, associato alla Miskatonic University di Reggio Emila, incentrato sulla narrativa breve con la volontà di ridarle prestigio.
AV – In quel periodo stava aumentando l’interesse nei confronti dei racconti. Se è vero, come abbiamo detto all’inizio, che la fantascienza si è sempre sostenuta sulla narrativa breve, questa spesso non trovava molto spazio al di fuori delle fanzine. Dalla metà del 2010 si sono aggiunte numerose iniziative, come antologie tematiche proposte da Delos, il Premio Urania Short, le antologie Propulsioni di improbabilità di Zona 42 e Prisma di Moscabianca, le quali hanno dato spazio alla fantascienza non riconducibile ai soliti autori. Nel 2019 arriva anche il primo Urania Millemondi dedicato ai racconti di autori italiani, intitolato non a caso Strani Mondi; l’altissimo gradimento della collana ne ha fatto un appuntamento fisso per i due anni successivi.
MM – Una tendenza che anche altri editori, come Edizioni della Vigna (Luigi Petruzzelli), nata nel 2007 e poi confluita nel 2019 nel Gruppo Editoriale Tabula Fati, avevano ben inquadrato nelle antologie di racconti a tema fantascientifico, come Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici?, volume curato dal compianto Massimo Mongai, da Francesco Grasso e da Marco Minicangeli (pubblicato in collaborazione con tavoli tematici dell’Expo 2015). Una tendenza, quella della narrativa breve, che si spinge fino all’Agenzia Spaziale Italiana, che nel corso del 2019, grazie al coordinamento di Francesco Grasso, ha pubblicato sulla sua rivista Global Science racconti di alcuni autori italiani; nascono poi sperimentazioni targate anni ’20 (post 2000, ovviamente) di nuove collane di narrativa breve e, soprattutto, si sta tentando di colmare un grande vuoto: quello di una rivista dedicata al racconto di fantascienza.
AV – All’inizio del 2020 sembra che da più parti l’interesse stia convergendo sulla fantascienza, anche se molte volte non viene chiamata con il suo nome. Eppure troviamo sempre più titoli afferenti a questo macrogenere nelle pubblicazioni di editori insospettabili come La Nave di Teseo, mentre altri piccoli editori indipendenti come effequ e Tunué propongono titoli collocabili in uno spettro più ampio di speculative fiction costituita dalla contaminazione tra più generi (fantascienza, weird, slipstream), senza preoccuparsi troppo di definire la precisa composizione delle storie. Oggi vediamo già in espansione nuove correnti, dal solarpunk alla narrativa dell’antropocene; qualcuno ha parlato addirittura di una nuova Età dell’Oro della fantascienza italiana, e anche se forse è presto per formulare giudizi di questo tipo, la congiuntura attuale è finalmente favorevole, grazie a circostanze esterne più e meno fortunate. Da una parte la pandemia, che ha acceso l’interesse di tutti per la speculazione biologica e il post-apocalittico; dall’altra il successo di prodotti di massa tra cinema e serie tv, dai film di Denis Villeneuve al Black Mirror di Charlie Brooker. Forse ci si sta davvero accorgendo che la fantascienza è lo strumento più adatto a interpretare un presente che ci scivola tra le dita, troppo vasto e interconnesso per essere compreso con il semplice realismo. Se siete scrittori di fantascienza, questo è il momento in cui il mondo ha più bisogno di voi!
MM – Altrove la fantascienza si sta ritagliando spazi e ruoli ed è alla fantascienza che anche le istituzioni iniziano a guardare con maggiore interesse. In Cina sono gli autori di fantascienza, anche internazionali, che vengono arruolati dal Governo per cercare di motivare e spiegare ai giovani studenti l’importanza della scienza e dell’immaginazione. In Francia ci si rivolge agli autori di fantascienza per ricercare un punto di vista altro, uno sguardo alternativo capace di anticipare i problemi anziché rincorrerli. Faccio mio l’appello di Andrea: se siete scrittori di fantascienza questo è davvero il momento in cui il mondo ha più bisogno di voi. Sperando che il mondo ne capisca la necessità.
Non ci resta che aspettare.
A cura di Maico Morellini e Andrea Viscusi
Immagine di copertina di Chesley Bonestell
Il primo dialogo sulla fantascienza italiana è a questo link; il secondo dialogo si trova qui.
Andrea Viscusi è nato nel 1986 e vive a Montecatini Terme. Appassionato di fantascienza, ha iniziato a scrivere nel 2008 e da allora ha piazzato una sessantina di racconti in antologie di vari editori (XII, Delos, Future Fiction, Urania Mondadori) e riviste («Robot», «Parallàxis», «Spore»). Ha pubblicato tre raccolte personali (Spore, Il lettore universale, L’esatta percezione), una novelette (Memehunter), un romanzo (Dimenticami trovami sognami) e il primo libro illustrato italiano sui mammiferi preistorici (Diario dal tempo profondo). Collabora con la rivista «StayNerd» per la rubrica dedicata ai libri. Sul suo blog Unknown to Millions parla di libri, film e fantascienza, sul canale youtube Story Doctor analizza la struttura narrativa di film e serie tv. Ha fondato la rivista di speculative fiction «Specularia».
Maico Morellini, classe 1977, vive in provincia di Reggio Emilia e lavora nel settore informatico. Con il suo primo romanzo di fantascienza, Il Re Nero, ha vinto il Premio Urania 2010, pubblicato nel novembre del 2011 da Mondadori. Nel 2014 ha creato per Delos Digital la serie hard science fiction I Necronauti e nel 2016 il suo secondo romanzo di fantascienza, La terza memoria, è uscito su Urania. Sempre nel 2016 è stata pubblicata da Vincent Books l’antologia di fantascienza Voci della Polis. Il suo romanzo Il diario dell’estinzione, pubblicato da Watson Edizioni nel 2018, ha vinto il Premio Italia come miglior fantasy e nel 2020 pubblica con Providence Press il romanzo weird Il ragno del tempo. Ha pubblicato racconti su diverse antologie tra cui Strani Mondi, edita sul Millemondi Urania n. 82, Mondadori.
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