Frammenti di Basilica di Carlo Selan ⥀ Passaggi

La rubrica Passaggi, dedicata all’esplorazione della prosa breve, presenta oggi Frammenti di Basilica di Carlo Selan: testi tratti da un suo libro di recente pubblicazione intitolato Basilica (IoDeposito 2021). Qui l’editoriale della rubrica

Illustrazione in copertina di Carlo Selan, Giona rinato nel ventre della balena, 2021.

 


 

Sono un ventre gravido questi giorni sinceri. Non potrei dirli che così, per l’interezza che portano, la loro trasparenza. Sono le doglie che cominciano, l’annuncio del parto, la cavità che inizia piano a svuotarsi. Prima la memoria che occorre ridare come fedeltà al futuro non di qui, del dopo giorno. La memoria come fede nella vita, nella speranza della riva introflessa e non raggiunta, la memoria che ci salva dal ricordo, dal passato, che pone il credo alla domanda, alla sincerità del permanervi, del non risolto. Alla memoria, prima di doverla allontanare per sempre.

 

 

 

Cominceremo indifesi così, perché ridi in un fiore tra le dita mentre conti con calma i tuoi anni, anche i mesi, segnando con mano i fiordalisi che schiudono, imparando a conoscere fianchi leggeri, membra di rosa, profumo e genziana. Ora si fa la luce scura, l’iris blu e comincia un mistero, l’angelus pieno di voce e tu canti. Lo sai che canti? Strappato il sudario, il velo che copre e riveste la parete. Quali figure? Che uomini erano prima di noi? Guarda, come vecchi cavalieri, corrono come immagini del primo racconto…

 

 

 

Come ci guardiamo? Come voglio imparare a conoscerti, essere ascolto che non desideri capirti ma solo conoscerti, non smettere mai di accordarmi alla tua voce, di sfigurare in nulla se non so contenerti… Tu canti, lo sai che canti? Venire alle mie origini con te, concederci il peccato delle immagini, le nostre vite ripercorse negli occhi, nelle carezze umide, tornare bambini, guardarti vestita di stoffe, con gli abiti delle principesse, hai la luce dei profeti e la racconti agli alberi. Ascoltare con te la sinfonia dei larici, profumarci poi nella Laguna. Dare vita a un sussurro di giovinezza.

 

 

 

Leggere il mosaico come le pagine di un libro, da sinistra a destra, scorrere le tessere come lettere di un testo vivo, in una scena piatta, un racconto emerso, come la lingua di una storia che si stende sul pavimento, che si fa racconto… Vedi, non c’è più spazio, non c’è rimanenza del tempo. Chissà come doveva essere camminare sul mare, assaporare l’ulivo portato dalla colomba, la fresca notizia. Emergere dalle conche, dalla prigione del mostro, essere di nuovo chiamati a sé. Tornare e imparare a guardare il bene del perdono.

 

 

 


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Carlo Selan, Un santo tra gli affreschi della cripta di Aquileia, 2021.