Frammenti da battuage di Jessy Simonini ⥀ Passaggi
La rubrica Passaggi, dedicata all’esplorazione della prosa breve, presenta oggi Frammenti da battuage di Jessy Simonini. Qui l’editoriale della rubrica
Illustrazione in copertina di Noemi Tiofilo, Equilibrio, 2019.
1.
Da bambino, gli adulti mi raccontano che sul fondo della pineta ci sono i mostri. Tieniti alla larga, resta sempre sul sentiero, non allontanarti mai. Piccole comunità di mostri, mi dice una voce distante, che stanno nascosti sotto i roveti, fra il fogliame e non c’è luce, non c’è nemmeno un po’ di luce.
Ho sette anni, verso presto andiamo in cerca di pinoli. Ci sono le siringhe abbandonate davanti ai cancelli del parco, i cervi tristi rinchiusi in gabbia, le biciclette che i giovani hanno rubato la sera prima. Durante la notte non siamo riusciti a dormire, la discoteca vicino a casa è andata avanti fino a tardi con la sua musica. Il mare esiste solo come ricordo offuscato, lontanissimo: rifluisce nell’aria umida, piena di sale e di umori. L’adulta si addentra in una radura, spera di trovare delle pigne. Io mi sposto rapidamente dall’altro lato, verso la provinciale. C’è un’auto parcheggiata lungo il sentiero e due giovani appoggiati sul cofano, si baciano, si toccano. Dietro di loro, nella foschia, oltre la pialassa, come un’apparizione: le acciaierie, gli impianti del petrolchimico, le fiammate delle torce.
Si accorgono di me, si separano, risalgono in macchina e vanno via senza dirsi una parola.
Sono due cigni, i colli reclini e lunghissimi, attorcigliati l’uno nell’altro, così belli e così imprendibili.
2.
Un uomo di quegli anni, tozzo e feroce, fa la guardia nella pineta. Quando i tossici muoiono, dice, ci tocca raccoglierli. A volte, abbassa la voce, vado in fondo alla pineta, rompo il cazzo con la torcia ai vecchi ricchioni che si ritrovano lì di notte. A casa chiedo a mia madre il significato dei tatuaggi appariscenti sull’avambraccio dell’uomo. Mia madre mi dice che è un linguaggio segreto, una cosa solo sua. La sento parlare al telefono, sul balcone, con la barista sua collega: fuma e dice ma dimmi te se devo spiegare al cinno cos’è una croce celtica, ha solo sette anni, come glieli spiego i nazisti?
3.
Un uomo di altri anni dice sono stato in collina, oltre l’autostrada, c’era un manipolo di anziani sulla forra, pensavo fossero escursionisti, ma poi uno mi ha chiesto se volessi, se volessi ripete e si tace. Mi taccio anche io, ma dovrei spiegarglielo. Siamo esistiti solo sulle forre, lungo i solchi, in caverne arredate, aperte al sole, nelle pinete profonde come questa; noi stessi in nubifere dorsali, alluvioni e fanghiglia, scarpe rotte, una misteriosa fame. Per noi ancora l’amore sta in questi alberi, nei pendii, dove sopravvivono tassi e cinghiali, oltre i nevai, vicino al mare, siamo piccole, piccolissime vite animali.
4.
Ho quattordici anni e aspetto che qualcuno venga a prendermi, che arrivi proprio quella persona. E quella persona non arriva mai. Leggo di nascosto L’opera al nero, Menzogna e sortilegio. Fantastico sul padre di Arturo e su Pugnale Algerino, ma ancora non ho capito niente del loro amore. Sono sull’Adriatico, non sono mai stato a Procida. Davanti alla nostra casa non si apre la marina, ma ci sono chilometri di palazzi massicci e vuoti, rovinati dalla salsedine. Ad agosto, verso sera, torno nella pineta. Non ci sono più siringhe. Non incontro i cigni. Non c’è nessuno. Trovo solo dei giornali porno e dei fazzoletti usati. Guardo le immagini dei giornali e sento l’acido salirmi dalla bocca dello stomaco. Chiudo gli occhi, trattengo i conati; e sento quegli uomini fratelli.
5.
Da adulto mi tengo lontano dalle radure e dalle pinete. Ho paura dell’aperto, non mi piace il buio. Ristagno in un mondo sommerso di archivi e biblioteche. Sfogliando i fascicoli della Corte d’Assise di quella città, cerco altre storie di pineta e ritrovo gli affari torbidi degli uomini di un tramontato dopoguerra. Gli atti parlano di reati contro la morale, riportano scabre indicazioni anagrafiche e il loro casellario giudiziale. Cerco informazioni sul caso Lavorini e le pinete mi spaventano ancora di più.
6.
In questo inverno al mare, nella solitudine, fra il vuoto dei palazzi di una città abbandonata, torno nelle radure, cerco nuove tracce. Sono solo nella pineta, al gelo, e penso all’amore che qui si è consumato, alla furia dei loro rapporti, all’amara tristezza della fine. Vorrei una luce radente per illuminare le loro vite, vederle veramente; e poi mi accorgo che sono già qui, che le loro storie si sono disperse in noi, nei nostri corpi e forse già rilucono nel nostro obliquo esistere.
Chi volesse proporre prose brevi per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it
Jessy Simonini
Jessy Simonini (1994) è cresciuto in provincia di Bologna. Ha compiuto i suoi studi fra l’Italia e la Francia, dove ha insegnato letteratura francese. Nel 2021 ha pubblicato un libro di poesie, 'Campi di battaglia', presso Sensibili alle foglie. Ama tutti gli animali e ha un gatto di nome Tigro.
Racconti/momenti folgoranti, di una intensità da far male. Grazie, Jessy!