Frammenti di Francesca Marica ⥀ Passaggi
La seconda puntata della rubrica Passaggi, dedicata alla sperimentazione della prosa breve, ospita i Frammenti di Francesca Marica. L’editoriale della rubrica si trova qui
Illustrazione in copertina di Valentina Vallorani, Il volo, 2018.
Frammento 1
Dalla cenere saprai se ti sono stata fedele.
Sai che dico il vero. Siamo stati sepolti insieme, nella stessa cripta. È accaduto secoli fa. Conosco la densità del tuo sperma. L’usanza berbera vuole che si interpellino i segni di una grammatica decorativa per sapere se verranno giorni buoni.
Di te mi resta il ricordo; poi scompari con l’arrivo della notte. Tu sbatti le persiane come fanno i fantasmi quando qualcuno pesta loro i piedi –
A volte pensarti è una fitta.
È perché conosciamo bene la fame che non abbiamo difficoltà a capirci.
Ci scambiamo sguardi di intesa. Qualcuno potrebbe anche pensarci felici.
Gli incontri spesso rovinano quello che l’attesa crea.
Bisognerebbe non incontrarsi mai, non forzare la discesa, farsi accompagnare dal vento.
Ho riletto quel vecchio frammento di Mandel’stam: Vidi la tomba di un gigantesco curdo dalle dimensioni fiabesche e la presi come una cosa ovvia –
Frammento 2
Il tentativo di allineare la pelle ai luoghi, un’aderenza senza data di scadenza.
Il lago è un occhio liquido e lì il corpo si contempla.
Un pioppo germoglia alla radice, la cavalla è scalza. L’acqua sovrasta il monte, l’avvicinamento è una visione anticipata. Propizio è perseverare. Esiste una consistenza del reale?
L’uomo guarda l’isola e le montagne nascoste al di là. Bocca crudele e occhi pungenti.
I pensieri si perdono nella danza dell’incantatore di serpenti.
Bisogna stendere i piedi sotto la parola, aveva ragione Euridice –
Il fraintendimento dei segni e del linguaggio, una questione di messa a fuoco.
Le foreste e gli equipaggiamenti minimi. I danni della corruzione dell’aria e dell’acqua.
I molti discorsi sulla sacralità dei lupi. La parola greca lukos richiama lykè, luce.
Siamo rimasti coscienti quanto è stato necessario per comprendere meglio. Poi gli occhi si son fatti dormienti e con loro gli arti. Siamo come fiammiferi capaci di bruciare una volta ogni mille anni
Frammento 3
Salire sulle spalle del bambino richiede un tempo indefinito.
L’anima che mi hai donato è pura: è quella di un animale.
L’imperdonabile errore non è stato evitato, nessuna circostanza a scusare.
La prima tentazione è quella di fuggire, poi subentra la parte razionale.
Bisogna dare un nome alle cose e raccogliere la radice originaria. C’è il rischio che le parole diventino meriti quando non accadono – Sei appena sopra la soglia di un rumore –
Le vertigini degli alberi, il volo improvviso di un falco.
Il mare e la mia assenza recitata a memoria. Tre secoli di profondità inascoltate non servirebbero a rendere più credibile la questione. Il sepolcro imbiancato e la luna con le sue apparenze ingannatrici. Il miracolo della pioggia dopo le visioni delle montagne.
Mi confonde il copione del sacro, la rivolta del sangue. Il soffio dell’acqua e del fuoco, l’inverno col suo silenzio di pietra
Frammento 4
Una domanda apparentemente innocua. Che male fa la nudità?
Sono nata nuda e scorticata, con un immenso desiderio di vivere.
Riesci a reggermi? L’orizzonte è una direzione, vale come punto cardinale.
Ho messo in ridicolo il tuo inconscio. L’ho umiliato e solo dopo ho scoperto di amarlo.
Ci sono pieni e ci sono vuoti nelle parole che ti scrivo.
Alcuni vuoti non si possono colmare. Ha più valore sapere come si entra o come si esce? Annusare il vuoto è una delle possibilità – –
Il grado sociale della memoria, la sua condivisa accettazione.
C’è stato un tempo in cui non correvo, volavo. Gli scambi rituali erano perfettamente in tono.
Ora lo so: posso esistere solo come opera incompiuta, come occasione persa, come accenno di significato. Nel mio sguardo è prigioniera una materia densa; sono incandescente come un vulcano
Frammento 5
Ha sogni infantili dimenticati. Impegna un regno che non possiede, cede alla lusinga dell’astrazione. Lei è la regina di una terra che non è stata promessa.
Datemi un oceano in cambio del mio sogno, dice. Si gonfia come una risacca, diventa l’acrobata dell’onda, un fantoccio di pezza tra le mani di un vecchio mestierante.
Come Antigone cerca il rispetto dell’ombra, un dono che ispiri il viaggio.
Solo la notte trova pace, la notte è il suo varco di coscienza
Mi affascinano i processi associativi spontanei.
La nobiltà della visione e la necessarietà della poesia.
Nelle cartoline mancano sempre i saluti finali. La donna ragno non si lascia baciare; baciare è perdere la verginità oltre il termine consentito. Nel suo viso di porcellana è annegato lo spavento. Jacok Böhme, ha scritto di un Dio piantato come un ramo nell’albero.
Poi ha aggiunto, io non faccio che rappresentare un mistero aperto. Ein offen Mysterium
Chi volesse proporre prose brevi per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: rubricapassaggi@argonline.it


Francesca Marica
Francesca Marica, poeta e artista visiva, è nata a Torino e vive a Milano.
Ha vissuto e lavorato anche in Francia e Spagna, dove ha frequentato la scena poetica e teatrale. Sue poesie e prose sono apparse su Nazione Indiana, Utsanga, Anterem, Carte nel Vento, Il cucchiaio nell’orecchio, Rebstein, Argo, Poesia del Nostro Tempo, Le nature indivisibili, Avamposto, Vengodalmare, Imperfetta Ellisse, Poetarum Silva, NiedernGasse. "Concordanze e approssimazioni" (Il Leggio, 2019) è il suo ultimo libro in versi. Tra i più recenti riconoscimenti: la vittoria del Premio Montano XXXV edizione, sezione poesia inedita e il premio speciale del Presidente di Giuria nell’edizione 2021 del festival Bologna in Lettere sempre per la poesia inedita.
Si occupa anche di traduzione. Traduce dall’inglese, dal francese e dallo spagnolo.
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