Presentiamo per i lettori di Argo il libro di poesia “Geòdi” di Tommaso Ottonieri pubblicato da Nino Aragno Editore nella collana “i domani”. Il libro, vincitore dell’ultimo Premio Feronia, riflette una tessitura consona alle più recenti prove di Ottonieri, aurorale e biblica come iper-contemporanea, in continua riformulazione, mai compiuta, in cui la materia del suono-parola disgregantesi si ricrea in forme sempre nuove, quasi dei formulari di alchemiche estrazioni.
Riportiamo nell’ordine, oltre ad un testo tratto da Geòdi, un testo assente, una “cover” da Passione di Libero Bovio che avrebbe dovuto trovar posto nella sezione “Squame di spiriti”, una partitura di ascensione scespiriana sul “trapassare”, fra ceneri e sabbie, dilagante nel vuoto <<per dune senza lacrime>> ed infine un estratto dalla motivazione di attribuzione del premio Feronia, scritta per l’occasione da Francesco Muzzioli, che riflette sulla <<poetica della materia>>, motore e matrice dell’opera, intenta ad assediare ogni <<purezza formale>> (il testo integrale precedentemente pubblicato sul sito di Malacoda).
da Geòdi
alchèmia, ii
che un corpo ha da esser macerato
e di putrefazioni addotto in fluido
e distillato un corpo di sua acqua
spinta dell’alto in ascendente corpo:
che ciascun corpo che stilla in sé il suo fluido
e si precipita alle realtà che ha infinto
fuggendo ovunque come un’acqua ardente
mercurialmente fuori il suo termometro:
macera i bordi, estingui l’ombra che
sei che ti circonda, ora va’incontro
al roteare delle tue vertigini,
all’acqua:
intorno al corpo non senti che
dolore,
orrore del confine, questo centro
che vuole aprirsi d’una pronunzia ermafrodita:
***
Passare
(d’après Libero Bovio)
Sei rimasta lontana. In un cubo di ghiaccio.
Sciolto il groppo dei lacci. Chiusi in vena i richiami.
Spunti gli aghi dei rami. Serri in gola il veleno.
Curve d’echi alla rena. Giace pietra il tuo mare.
Un diadema di lacrime. Raggrinzite: si assorbe.
Ori e perle s’intorbidano. Cavi gli occhi si scoprono.
Quando spenta è la febbre. Si ricelano gli astri.
Sotto il manto d’asfalto. Lungo i cigli è la neve.
****
per sabbia*
(ancora un’ultima scena)
si srotola un tappeto:
per un galà di rovine
di rumore di furore, senz’orma
questo sibilo dal conto dei rovesci,
Nota di Francesco Muzzioli