Germana Duca Ruggeri è nata ad Ancona nel 1950 e vive a Urbino. Ha esordito col racconto lungo Mutatis mutandis, edito nel volume del Premio Gianni Brera (Il sole e le nebbie, Pindaro, 1998). Ha pubblicato le raccolte poetiche distanzainstanza (Arti Grafiche della Torre, 1999), segnalata al Premio Montale, Ex ore (Marsilio, 2002) in neo-dialetto urbinate, vincitrice del Premio Falconarti, e Gli angoli della terra (Joker, 2009), presentato al Salone del Libro di Torino, con positivi riscontri critici. Ha vinto il Premio De Scrilli 2004 e il Premio Varano 2010 per la poesia dialettale della provincia di Pesaro-Urbino. Come narratrice ha scritto Tessere (Manni, 2004), racconti e cronache fra Marche e mondo, cui è stato assegnato il primo premio al Falconarti. È presente con saggi e poesie inedite nell’antologia Salvezza e impegno (Fara Editore, 2010).
Sa ’l ciel tut particolar
Urbin-cità par un frut pien, san,
chius com’ na noc’ t’una scorsa,
punta gussa e forma tonda de vas
tle man d’un bordèl ch’se badurla
sa ’l su’ aquilon. Cometa sa ’l fil,
Urbin è ’n corp de luc’che sorprend,
è ’na bordella sa la su’ parlata:
toh canella! Giva a stroppacerquella.
Che tanacca! ’N arbaltatic’. Cut.
Toca stè a la grilla. Pancot.
Che pasiensa che ce vo’:
en se po’ sempre dormì t’i alòr,
rassolin de seta, ribiscin,
persciutin, caramèla, brendolina…
El su’ dialet taja le “o”: a scriv’le,
a leg’le, ce vol ’na certa cura, si no
chi la capisc’sta mistura! A pensac’,
t’una giornata dacsé bela, sa ’l ciel
tut particolar, è mej a lascè gì. E gì via.
Via da Urbin, sitti sitti, in ascolt. A pied,
intorne: a veda, tra ’sti mont, se s’ved el mar.
Col cielo tutto particolare: Urbino-città sembra un frutto pieno, sano, / chiuso come noce in una scorza, / punta aguzza e rotondità di vaso // in mano a un bambino che si trastulla / col suo aquilone. Cometa col filo, / Urbino è corpo di luce che sorprende, // è una bambina con la sua parlata: / complimenti! Andava a rompicollo. / Che botta! Tutto sottosopra. Bubusettete.// Si deve stare all’erta. Pancotto. / Che pazienza ci vuole: / non si può sempre dormire sugli allori, // uccellino di seta, follettino, / prosciuttino, caramella, farfallina… / Il suo dialetto taglia le “o”: a scriverlo, // a leggerlo, ci vuole una certa cura, altrimenti / chi la comprende questa mistura! A pensarci, / in una giornata così bella, col cielo // tutto particolare, è meglio lasciar perdere. E andare via. / Via da Urbino, zitti zitti, in ascolto. A piedi, / intorno: a vedere, fra questi monti, se si vede il mare.