La gioia di Angelo Rendo ⥀ Passaggi
Per il nostro ormai consueto appuntamento settimanale con Passaggi, rubrica dedicata alla prosa breve, pubblichiamo oggi La gioia di Angelo Rendo. L’editoriale della rubrica si trova qui
Illustrazione in copertina di Gabriele Doria, Visual training #1, 2022.
Quando mi scordai di essere in vita fu che stavo leggendo e dissi che non era il caso di continuare a leggere, dovevo scrivere e lasciare andare le parole, ma lasciare andare anche la vita. Ecco che tutto cadde allora, prima nel recinto, quindi, subdolamente, iniziò ad infiltrarsi nella terra.
Avevo fretta di non essere uno scrittore, lo fossi stato non avrei scritto. Non riconoscevo le mie parole, non avrei mai potuto costringerle nel solco di un romanzo, o di un racconto; avevo per loro troppo rispetto, non potevano che essere gli altri e gli altri me; perciò un istinto poetico è da dominare, e le frasi impietrire.
La biografia non è possibile dire non sia altro che la fine scritta in anticipo; per la sola ragione che non v’è chi debba pronunciarsi per sempre, come se non esistesse tempo.
Le nazioni praticano i confini, come le religioni la smisuratezza, occhio dell’impedimento, macchina del cordoglio.
Ne abbiamo viste tante, ma la più bella recava in sé parte del viaggio, per cui richiudemmo la porta. Protestammo.
Fosse per me annullerei tutto, ma, poiché bisognerebbe puntare alla concordia, questo andare in ordine sparso, in un paese dai mille campanili, non è tollerabile.
La festa fa parte del mondo. Da che mondo è mondo. Lo sdoganamento del sacro è compiuto. Quindi, faccia il suo corso questo ciclo. Nel frattempo, all’interno del circo, ad una norma, una e una sola, in talune circostanze, ci si adegui.
Chi volesse proporre prose brevi per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it

Angelo Rendo
