I Creaturali. Appunti per una linea tratteggiata

EmailFaccio seguito alla pubblicazione degli appunti del 25 agosto scorso, sull’attuale vague lucreziana, testimoniata, fra le altre, dalle riscritture del poeta latino contenute nel volumetto La fisica delle cose (qui gli appunti), tornando a bomba sull’argomento, per mettere nero su bianco un’intuizione, che non ho ancora avuto modo di approfondire sistematicamente, ma che mi sembra venga confermata continuamente da letture occasionali.

Vengo al punto: a mio avviso, oltre alla reviviscenza dell’epica, uno dei fenomeni più interessanti, che si possono registrare nella letteratura italiana di questo inizio di secolo e millennio, è l’appropriazione del linguaggio scientifico, specie della biologia, della chimica e della fisica, da parte di poeti, che mostrano anche pietas o, comunque, simpatia nei confronti della materia di cui essi stessi sono fatti.

I nomi che mi balzano alla mente sono quello, che ho già fatto, di Andrea Inglese, poi quello di Fabio Orecchini (cfr. il notevole La dismissione, appena ristampato, con CD dei Pane, da Sossella: qui una prima versione, che postai su absolutepoetry.org) e di Carlo Cuppini (qui un esempio), quindi quelli di Davide Nota (qui un esempio multimediale), di Renata Morresi (da ultimo in Bagnanti, ed. Giulio Perrone) e, andando a ritroso e nel profondo del sottobosco, di Barbara Coacci (di cui, a suo tempo, scrissi qualcosa per il mensile «Urlo», a proposito del suo primo e finora unico libricino, Nessuna nuova, ed. La camera verde). Altre e altri li avrò dimenticati e su altre ancora, come Franca Mancinelli, i cui studi sul pre-creaturale Massimo Ferretti sono pure indicativi, mi riservo un supplemento d’indagine.

I Creaturali, così potremmo chiamarli, hanno in comune, ciascuna/o declinandolo a suo modo, uno sguardo materialista sul mondo, che si sostanzia di compassione e slancio etico, nonché di termini e formule scientifiche. La categoria è presa in prestito dall’Auerbach di Mimesis. ma spostandola dalla connotazione della forma (il realismo nella letteratura occidentale) a quella dell’autore: dal realismo creaturale, insomma, che trova nell’Antico Testamento la sua massima espressione, ai realisti creaturali, nella maggior parte dei casi, peraltro, laici, se non atei.

Che si moltiplichino queste voci, dunque, perché urge una svolta paradigmatica: in effetti, non possiamo più dirci uomini (essendoci anche le donne), ma solo – e cum grande humilitate – res congitantescreature pensanti.

Riporto, in conclusione, una cronaca letteraria in cui si parla di verità creaturale, a proposito di Alba Donati: in una newsletter ricevuta di recente dal Premio Dessì, in cui si segnala la motivazione della giuria che ha premiato la Donati per Idillio con cagnolino, ritrovo, in effetti, le seguenti, consonanti parole: «[Alba Donati è] perfettamente consapevole delle macerie del secolo alle sue spalle, come più d’una poesia dimostra. Ma c’è, in lei – prosegue la motivazione – una volontà d’uscire dal Novecento, d’oltrepassarlo nel suo autistico nichilismo. È una verità creaturale, quella di Donati: nella convinzione che, tramontate tutte le fedi, ci restano solo le verità biologiche. Per esempio questa: che i vecchi e i bambini (ma anche gli animali), proprio perché più prossimi a quel luogo da cui proveniamo e dove torneremo, siano gli esseri più vicini al mistero della vita e, per questo, i più oltraggiati dal mondo».

Occorrerebbe verificare che il cambio di paradigma non abbia portato solo alla piena assunzione dei linguaggi specifici delle scienze dure nel verso (i mutamenti lessicali sono sempre superficiali), ma anche alla consapevolezza, direi sentimentale ed esistenziale, quindi sintattica, di una delle prime e più importanti scoperte scientifiche, ovvero la rotazione terrestre, ipotizzata da Copernico e verificata in via ipotetica da Galilei, con l’esperimento di caduta libera dei gravi, descritto nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, poi effettivamente realizzato da Guglielmini dalla Torre degli Asinelli a Bologna, infine sancita da Foucault con il suo celebre pendolo. La scoperta ormai ispira anche le canzoni pop, ma non mi sembra sia stata ancora messa a fuoco, come meriterebbe, in opere poetiche. Altro che nausea, Bugo, stiamo ruotando a circa 465 metri al secondo! Tenetevi forteee. E attenti a non scivolare, visto che ora si stanno anche alzando i mari.