Il piano totalitario delle Soft Skills ⥀ Cosa si nasconde dietro la legge sulle competenze non cognitive
Dopo la lettera che abbiamo inviato al Senato affinché fermi la legge sulle competenze non cognitive, anche Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera ne critica aspramente il disegno, dimostrando una spaccatura in seno alla classe dirigente
Ernesto Galli Della Loggia ha scritto un articolo sul «Corriere della Sera» che potete leggere qui e che ritengo, a suo modo, storico, perché non solo evidenzia una spaccatura profonda all’interno della classe dirigente italiana (e internazionale) ma perché denuncia l’esistenza di un piano totalitario che si serve della scuola per completarsi e ne identifica gli esecutori.
L’editoriale sembrerebbe scritto da Pier Paolo Pasolini, tanto è critico e circostanziato, invece l’autore è uno dei portavoce di spicco della borghesia italiana.
La sua critica, rivolta alla legge sulle competenze non cognitive, mostra una spaccatura in seno alla classe dirigente perché a essere presa di mira è la visione della scuola di chi detiene il potere esecutivo e controlla l’amministrazione, come emerge chiaramente da queste parole: «la scuola italiana insiste a sprecare energie e risorse nell’affastellare sempre nuove iniziative, nuove attività e nuovi progetti nefasti, con il solo risultato di snaturare la propria vocazione. Tutto ciò — come accade spesso in Italia — grazie proprio a chi in teoria dovrebbe vegliare sulle sue sorti: al centro una cricca di alti burocrati ed “esperti” scervellati, sopra di loro un ministro in realtà loro succube perché ormai da anni sempre privo di qualunque autorità culturale e peso politico, e infine un Parlamento dove regnano l’incompetenza e la demagogia.»
Da una parte, quindi, ci sarebbe una classe dirigente che manovra i ministri dell’istruzione e controlla l’apparato burocratico; dall’altra parte, una parte della stessa classe dirigente che evidentemente si oppone alla prima. Galli della Loggia non si limita ad accuse generiche, rivolte peraltro a un mondo politico e burocratico che è espressione diretta dell’ideologia liberista a cui egli stesso ha aderito dopo i giovanili ardori socialisti, ma affonda il colpo, identificando gli esecutori di questa politica nefasta e precisando chi sono gli “alti burocrati” da lui nominati, in questi termini: «Ma c’è dell’altro naturalmente: l’aspetto diciamo così “materiale” di tutta la faccenda che però riguarda — eccome — anche il contenuto. Infatti, al fine di istruire adeguatamente i docenti alla svolta didattica di cui si tratta la proposta di legge prevede un “Piano straordinario di azione formativa”, finanziato da quell’abituale mucca da mungere che è ormai diventato il Pnrr, e appaltato all’Indire e all’Invalsi. Cioè ai due enti che da anni — in stretto collegamento con le centrali euro-internazionali della nuova ideologia educativa — sono la roccaforte di una concezione dei sistemi fondata sull’idea di tradurre in termini standardizzati e quantificabili non tanto le conoscenze quanto soprattutto un certo insieme di tratti psicologici degli studenti, di atteggiamenti o elementi del carattere.»
In questo modo, secondo Galli della Loggia, si realizza «il vecchio progetto di ogni totalitarismo: che la scuola non sia più in alcun modo un’altra cosa rispetto alla società, qualcosa di irriducibile ad essa perché altro evidentemente è il suo paradigma e altri sono i suoi parametri funzionali. Bensì che essa sia solo l’ambigua anticipazione della società stessa, il luogo dove soprattutto si accerti la maggiore o minore disponibilità di ognuno ad adeguarsi alle sue richieste. Sicché la scuola serva di fatto a gettare le premesse di un autentico controllo/condizionamento di massa.»
Le parole di Ernesto Galli Della Loggia confermano che è stato giusto da parte nostra scrivere al Senato perché fermi questa nefasta legge sulle competenze non cognitive. La lettera è stata pubblicata su Argo (qui) e già firmata da oltre cento docenti e genitori.

Valerio Cuccaroni
Dottore di ricerca in Italianistica all’Università di Bologna e Paris IV Sorbonne, Valerio Cuccaroni è docente di lettere e giornalista. Collabora con «Le Monde Diplomatique - il manifesto», «Poesia», «Il Resto del Carlino» e «Prisma. Economia società lavoro». È tra i fondatori di «Argo». Ha curato i volumi “La parola che cura. Laboratori di scrittura in contesti di disagio” (ed. Mediateca delle Marche, 2007), “L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila” (con M. Cohen, G. Nava, R. Renzi, C. Sinicco, ed. Gwynplaine, coll. Argo, 2014) e Guido Guglielmi, “Critica del nonostante” (ed. Pendragon, 2016). Ha pubblicato il libro “L’arcatana. Viaggio nelle Marche creative under 35” e tradotto “Che cos’è il Terzo Stato?” di Emmanuel Joseph Sieyès, entrambi per le edizioni Gwynplaine. Dopo anni di esperimenti e collaborazioni a volumi collettivi, ha pubblicato il suo primo libro di poesie, “Lucida tela” (ed. Transeuropa, 2022). È direttore artistico del poesia festival “La Punta della Lingua”, organizzato da Nie Wiem aps, casa editrice di Argo e impresa creativa senza scopo di lucro, di cui è tra i fondatori, insieme a Natalia Paci e Flavio Raccichini.
(Foto di Dino Ignani)
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