Intercambiabili | racconto di Stefano Bonazzi

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È una cosa simile al marcire. Guardarsi allo specchio è una sfida persa da tempo.

Ci hai provato, perché nella vita bisogna sempre tentare, dicono. Ma questa cosa simile al marcire ti ha reso vecchia e brutta e mica lo pensi solo tu, sono gli occhi degli altri a dirtelo. Il corpo si sfalda e la mente lo segue, per non far torto. Le medicine arginano quello che possono, ti fanno stare meglio. Con le medicine riesci a guardare la televisione, le persone in televisione, le facce bianche, intercambiabili.

Una volta eri selettiva, una volta eri puntigliosa, oggi, hai imparato ad accontentarti. Al Tg2, Branco legge l’oroscopo della settima, con un sorriso di candeggina, quella che hai provato a bere anche tu, ma non per sbiancare i denti. Dopo Branco parte un servizio, parlano di bambini scomparsi, poi di ragazze che si sono avvelenate bevendo lavande vaginali. Le sopravvissute, hanno detto che volevano avere allucinazioni, principianti, pensi. Vedere il Tg2 ti fa sentire in contatto con il mondo, essere in contatto con il mondo, ti ricorda cose che lacerano, ti ricorda che eri una madre, a volte. Durante la pubblicità ti prepari la cena. Da quando il tuo Gabri non c’è più, è rimasta un’unica sedia, cucini solo pastine e passati. Oggi pastina. Risoni. Vino in cartone. Xanax.

È una cosa simile al marcire.

Prendi altre gocce e ti vesti mentre guardi la fine del Tg2, dopo devi uscire. Durante le previsioni del meteo arrivano le domande. Ogni domanda una reazione diversa. Da quanto non ti fai un bagno? Nausea. Da quanto non leggi un libro? Mal di testa. Da quanto non parli con qualcuno? Male al braccio destro, non può essere un infarto. Da quanto non vedi tuo figlio? Non dipende da te. Da quanto non accarezzi qualcosa? Accarezzi il telecomando.

È quasi ora. Alla tv dicono che le regole vanno rispettate. Una concorrente ride e apre un pacco da 1000 euro che sarebbero potuti essere 10.000. La concorrente ride, perché non ridi anche tu? Mal di stomaco. La tv dice che le regole sono regole e la concorrente apre un altro pacco con un paio di cuffie da notte. Tu le regole le hai sempre rispettate. Allora dov’è finito tuo marito? Vomito. Lo Xanax ti fa sentire più leggera. Ma adesso devi uscire, non è più tempo di domande.

Prendi la metro e vedi ancora quei volti entrare e uscire dai vagoni. Facce tutte uguali, intercambiabili. Pensi che Hitler non avrebbe dovuto nascere, che è tutta colpa sua. I suoi vagoni portavano agli inceneritori, questi vagoni portano al petrolchimico, alle gabbie di cemento, cos’è cambiato in questi anni?

I bambini assaltano le cancellate della scuola, vi si lanciano come scimmie, un flusso indistinto di facce, tutte uguali, intercambiabili. Aspetti di lato, aspetti il tuo Gabri. Nel flusso, la gente non si accorge di te, gli tendi la mano, lo porti a casa.

Il tuo Gabri è di nuovo seduto in cucina. Gli stai riscaldando i risoni, il Tg2 adesso manda servizi di moda. Le domande sono svanite, tranne una, ma non è nella tua testa, viene da dietro, dal tuo Gabri. Tre parole, ripetute allo sfinimento, ma presto si stancherà anche lui. Lo Xanax l’aiuterà, come ha aiutato te e quando ci sarà silenzio, potrete tornare a guardare il Tg2, insieme.

La domanda. Tre parole.

Chi sei tu?

Non puoi rispondere, continui a mescolare, il riso si sta attaccando

 

Stefano Bonazzi, No title