L’io e la morte accanto di Sarah Di Piero ⥀ Passaggi

La rubrica Passaggi dedica la sua pubblicazione di oggi a una prosa breve dal titolo L’io e la morte accanto di Sarah Di Piero. L’editoriale della rubrica può essere letto qui

Illustrazione di Gabriele Doria, Senza titolo, 2022.

 


Aveva i capelli lisci, biondi e lunghi come la morte. Un sorriso orizzontale e piatto. Come la morte. Il suo nome non era noto. E forse era proprio questo il suo problema. Non tanto che fosse nel braccio della morte.
Lo prelevarono dalla cella alle sette e quaranta del mattino di un giorno di luglio. Non lo guardarono nemmeno negli occhi. Che senso aveva? Tanto non esisteva già più.
Quando poté esprimere i suoi ultimi desideri, si invecchiò in volto: “Vi confesso la mia innocenza”, gemette un istante, “Non ho avuto nulla dalla vita, ma non avrei mai commesso un gesto simile, dovete credermi!” “È tutto?” “Cos’altro dovrei dire?” “È tutto”.
L’uomo morì così, come se fosse scivolato da quella sedia. Invece fu un altro a portargliela via da sotto, e la corda a cui era appesa la sua testa oscillò tutto il giorno sotto il sole. Fino al tramonto. Il giorno dopo, l’uomo era ancora in cella. Di nuovo lo prelevarono. Di nuovo fu il momento di dire le sue ultime parole. “Vivere una morte senza fine, questo auguro a tutti voi!” La sedia scivolò via, e passò un’altra giornata sotto al sole.
Il giorno seguente l’uomo cercò ancora una volta di spiegare le sue ragioni. Di evitare che lo uccidessero di nuovo. Per quel poco che potesse bastare una singola sentenza, la espresse anche quel giorno: “L’amavo. L’amore non uccide, eppure ha ucciso me”. Una donna si avvicinò alla sedia e la buttò giù con un calcio.
L’uomo fu ucciso e riucciso per molti giorni ancora. Finché non lo trovarono quasi morto in cella, con la pancia aperta e il pavimento attorno tutto sporco di sangue. Le sue ultime parole furono: “Ho ricordato il mio nome”. “È un tuo problema, donna”.

 

 

 


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Gabriele Doria, Senza titolo, 2022.