Ironia, Politica e TikTok: sfumature di politicizzazione della Generazione Z

Joshua Citarella racconta l’ironia politica della Generazione Z

Nota dell’autore:Il testo che segue si basa su diversi anni di ricerca. Spero che possa essere utile come riferimento per capire meglio gli spazi politici online occupati dai più giovani. Nel caso in cui queste community non fossero familiari, questo potrebbe essere un buon manuale introduttivo:

Risultati immagini per tiktok

Verso la fine del 2018 ho scritto un articolo su TikTok e la Generazione Z. Il pezzo si focalizzava sulle differenze generazionali nell’uso dei social media. Affermavo che, generalmente parlando, i Millennials sono individualisti, imprenditori, e concentrati sul proprio brand personale mentre i Gen-Zers sono collettivisti, nichilisti e molto interessati ai giochi di ruolo. Qualche settimana dopo, Paul Joseph Watson di InfoWars ha pubblicato un video, La Significanza Culturale di TikTok, che riprendeva il mio testo in maniera piuttosto forzata come un apparente appoggio alla sua agenda politica di destra. Watson descrive TikTok come un campo di battaglia culturale dove la Generazione Z si ribella al monopolio del politically correct dei Millennials. Nel momento in cui scrivo, il video ha più di 800.000 visualizzazioni su Youtube. Ce ne sono diverse versioni che circolano online. È addirittura diventato un argomento a sé, generando thread in varie message board di destra, incluso /pol/ di 4chan. È apparsa una critica al video in questione sul sito di notizie NPC Daily.

In ogni caso, sono usciti numerosi articoli sull’argomento verso la fine dello scorso autunno, quando TikTok era in tendenza sull’App Store. Alcuni scrittori hanno esposto perplessità riguardo ai contenuti offensivi e l’incitamento all’odio, e più o meno tutti furono scioccati nello scoprire quanto giovane sia l’utenza di TikTok. La reazione dei media esplose velocemente, con un articolo di VICE Motherboard che portava il vergognoso titolo “TikTok ha un Problema Con i Nazisti“, che diede vita a ulteriori risposte, tra cui quella dello Youtuber conservatore Sargon of Akkad. Nel giro di qualche giorno, TikTok era in prima linea nella guerra culturale attualmente in corso in America.

 

Screenshot dal board /pol/ di 4chan e Twitter

La storia insegna che le politiche reazionarie attecchiscono, specialmente fra i più giovani, in tempi di declino del benessere e delle prospettive del mercato lavorativo. Osservando i contenuti online prodotti dagli adolescenti, possiamo vedere che la Generazione Z ha imparato ad abbassare le proprie aspettative rispetto alle generazioni precedenti. Considerando che i salari sono stagnanti da ormai quasi quarant’anni, l’aspettativa di vita si sta accorciando e l’ambiente sta collassando, questo sembra sensato: la situazione sta effettivamente peggiorando. Il promettente movimento conservatore giovanile e il riallineamento generazionale proposti da Watson rappresentano un forte sintomo del bisogno di una sinistra materialista.

L’attività online della Generazione Z suggerisce che gran parte di loro ha valori conservatori (o che perlomeno si divertono ad assumere una posizione conservatrice all’interno dell’attuale panorama mediatico). Va sottolineato tuttavia il fatto che della Generazione Z fa parte, allo stesso tempo, un movimento progressista che sta crescendo rapidamente. Attraverso tutte le sfere della società americana, il centro sta fallendo. Mentre sempre meno persone sono in grado di accedere ai benefici più comuni sono sbocciate narrazioni alternative, e i cittadini si stanno polarizzando sempre più verso gli estremi dello spettro politico.

 

Uno screenshot da Reddit


Ironia e realismo capitalista

Gli americani nati dopo l’era di Reagan e della Thatcher hanno ereditato un mondo in cui gran parte dei progetti radicali hanno di recente fallito, o sono stati pubblicamente screditati. Gli stati centralizzati come l’USSR sono collassati, le comuni degli anni ‘60/’70 disertate, e sin da allora tutto il potenziale rivoluzionario sembra essersi dissolto in un sistema capitalista globale. Ristrutturare la società sembra impossibile, ma è altrettanto impossibile chiamarsene fuori. Il vasto archivio di internet ha di fatto appiattito il passato, contribuendo in maniera infestante al sentimento di star realmente vivendo la “fine della storia”. Questo scostamento dalla prospettiva storica ha aiutato a impedire la nostra immaginazione politica e fu celebrata dalla dottrina capitalista come “la fine dell’ideologia” e la fine globale della lotta di classe.

Per proteggerci da questi fallimenti potenzialmente certi, noi Millennials, e la Generazione Z dopo di noi, abbiamo adottato l’ironia come una strategia culturale. L’ironia ci permette di continuare a vivere nel tardo capitalismo mentre ci rifugiamo psicologicamente da una realtà demoralizzante. L’uso dell’ironia nella cultura è diventato un po’ come dire: “Il gruppo che mi piace farà sicuramente sold out, quindi è meglio che mi assicuri presto il biglietto.” L’uso dell’ironia nella politica è invece diventato qualcosa come: “Il movimento sarà sicuramente corrotto, quindi è meglio schierarsi con il capitale”. Fondamentalmente, era accettabile che un progetto fallisse, dato che l’ironia ci permetteva di giustificarci con la verosimile negazione “e comunque a noi tutta questa cosa non piaceva dall’inizio”. Perché resistere, se le alternative sono impossibili?

Verso la metà degli anni zero (o quando i Millennials avevano l’età che hanno oggi i Gen-Zers), andava di moda indossare t-shirt ironiche di gruppi che non ci piacevano. L’entusiasmo sarà pure stato insincero, ma era pagato in soldi veri. Questo utilizzo ipocrita del consumo è stato la prima crepa tra il mondo dell’estetica ironica e la realtà sociale. Presto, l’ironia non fu tanto sintomo di un’attiva partecipazione quanto di un nichilismo politico alla radice, che permetteva a una persona di dissociarsi dagli effetti delle azioni individuali nel mondo reale. L’inerzia del consumo e della produzione ironici ha continuato ad accelerare fino al 2016 fino al punto in cui un esercito di Pepe troll dell’Alt-right ha reso chiaro che l’ironia non è mai stata apolitica: la propaganda ironica funziona allo stesso modo della propaganda reale; un voto ironico è comunque un voto.

L’ironia dopo il 2016

Il panorama online degli ultimi anni è stato un disastroso terreno di prova per l’efficienza politica dell’ironia. La manifestazione Unite the Right a Charlottesville (VA) nell’agosto 2017, fu uno spartiacque per i troll razzisti del 2016. Durante il susseguirsi degli eventi, gli utenti di 4chan furono fisicamente estromessi dalle manifestazioni dei nazionalisti bianchi. E una volta che la cosa divenne “reale”, la maggior parte dei “Pepe kids” si ritirò. Quasi la stessa notte, la sezione Barrens Chat dell’Alt-right scomparve. Quelli rimasti sono diventati duri etno-nazionalisti che non sentono alcun bisogno di edulcorare il loro messaggio con l’ironia.

 

Google trends sull’uso della parola “Kek” (Stati Uniti, Aprile 2014 – Marzo 2019)


Dopo Charlottesville, i guerrieri della cultura conservatrice come Watson e Sargon
timorosi delle conseguenze e di un’eventuale censura sulle rispettive piattaforme provarono velocemente a distanziarsi dall’Alt-right. Oggi, il punto cardine del loro punto di vista e delle loro carriere è la fumosa distinzione fra posizioni retoricamente libertarie (che potrebbero contenere impliciti riferimenti all’identità bianca) e l’esplicita propaganda razzista della nuova destra online. Un forte senso di autoconservazione preclude loro la capacità di riconoscere come il loro pubblico possa diventare un’incubatrice per un’ulteriore radicalizzazione.

Essendo ancora TikTok una piattaforma piuttosto “normie” e abbastanza moderata, è diventata un utile punto di comunicazione per le star alternative dei social media (e celebrità appartenenti al mondo del gaming come PewDiePie). Finché TikTok riuscirà a restare a galla nel limbo dell’ironia, questi guerrieri culturali la difenderanno. Perdere questa battaglia significherebbe ammettere la sconfitta sul fronte principale.

 

Sfumature di politicizzazione

Nell’autunno del 2018, io, come gran parte degli osservatori, credevo che il fascino del trolling edgy fosse giunto a una fine. E sono stato dunque sorpreso di vedere emergere su TikTok uno stile qualitativamente simile all’uso di Pepe di inizio 2016.

Voglio chiarire il fatto che la cultura troll di TikTok è decisamente diversa da quella di 4chan. I contenuti troll di TikTok sono un prodotto per un’audience online ampia e indefinita, mentre i troll di 4chan utilizzano principalmente inside jokes misantropi che strizzano l’occhio alla loro community di nicchia. Mentre il contenuto di TikTok è offensivo e oltraggioso, non rispecchia, almeno per il momento, le campagne d’odio mirate dell’Alt-right. I troll di TikTok sono arrabbiati con il mondo e criticano il fantasma astratto dei “libtards” ma non hanno (ancora) intenzione di causare sofferenza a individui specifici. Un video pubblico che si prende gioco di qualcuno è accettabile, mentre un bombardamento di messaggi privati non lo è. È importante fare questa distinzione, poiché rivela una differenza sostanziale nelle motivazioni individuali di questi due gruppi, differenze che avranno conseguenze dirette a livello politico.

Per analizzare ulteriormente i contenuti che la Generazione Z posta su TikTok e altre piattaforme, vorrei proporre uno schema che ci permetta di classificarli in diverse sfumature di politicizzazione. Questi specifici termini, e le loro definizioni, sono state offuscate consapevolmente dalla destra ma l’arco generale dello sviluppo rimane chiaro.

 

L’arco di politicizzazione online della generazione Z


Lo shitposting non si espande

Prima del context collapse dei network di larga scala, lo shitposting ha avuto un’importante funzione sociale nelle message board di piccola scala. All’interno di queste community, l’indeterminazione era essenziale per il processo di costruzione del senso. Lo shitposting era un modo di proporre idee che esistevano potenzialmente oltre i limiti della finestra di Overton, e questa definizione ha aiutato a definire il codice morale ed etico all’interno della collettività. Spesso poco certi di ciò in cui essi stessi credevano, gli utenti spingevano un’idea al suo estremo iperbolico in un tentativo di trovare il limite collettivo del loro gruppo. Una volta sfondato il codice consensuale all’interno della loro comunità, si ridimensionavano privatamente per calibrarsi nelle questioni appurate come problematiche. Questo processo ha funzionato ragionevolmente bene nei forum di gaming nel 1999. Oggi non più così tanto. Forse questa dinamica deriva, più probabilmente, dai piccoli network come le chat di gruppo.

Lo shitposting è anche un modo di riaffermare la libertà individuale all’interno delle community online. Il potere di ognuno degli individui di dirottare un argomento ristabilisce l’autonomia di ogni individuo all’interno del gruppo, restituendo di conseguenza valore agli episodi in cui gli utenti collaborano tra loro.

 

Strizzando l’occhio alla destra

Chiaramente, molti TikTok sono esempi di razzismo o misoginia fatti e finiti, spesso interiorizzati. Di contenuti di questo tipo c’è poco da sorprendersi, dal momento in cui i video sono prodotti da e per un’utenza a maggioranza bianca composta da adolescenti trasgressivi. Tuttavia, abolire del tutto questi video rischia di farci perdere un’importante specchio delle generazioni più giovani e delle forze culturali emergenti che andranno a formare la nostra realtà politica.

Dovremmo prendere atto che la stragrande maggioranza degli adolescenti edgy su TikTok non sta vivendo secondo l’ideologia che professa online. Temi come la disparità di genere si sono fatti strada attraverso quasi ogni format di meme sulla piattaforma. Tuttavia, nonostante la popolarità di alcuni video in cui giovani donne si descrivono come “proprietà” di qualcuno, o “tornano in cucina” di loro sponte, questi utenti non stanno davvero attualizzando i loro valori tradizionalisti. Il riemergere dei cosiddetti cristiani conservatori non sembra aver avuto alcun risultato sulle presenze in chiesa. Anzi, sembra che questi passino invece gran parte del loro tempo diffondendo meme caustici sui social network. Basta un’analisi più accurata delle pagine di questi utenti per svelare l’enorme abbondanza di contraddizioni ideologiche che ci si aspetterebbe da degli adolescenti: un video è superficialmente razzista, quello dopo mostra dei ragazzi prendersi gioco di agenti di polizia e in quello dopo ancora li vediamo esibirsi in duetti musicali con utenti transessuali. I contenuti online prodotti dai teenager sono un magma di questioni sociopolitiche riguardo alle quali gli stessi potrebbero non aver ancora capito bene in che cosa credono.

 

La trasformazione su TikTok da ragazza immagine a moglie tradizionale


Se i giovani si dicono a favore di un ritorno ai valori più conservatori sui loro post online ma non nelle loro azioni, dovremmo chiederci: perché gli adolescenti
credono che condividere valori di destra li renda popolari? Sotto all’emergenza della diffusione di una cultura reazionaria tra i giovani c’è il lampante fallimento del capitalismo liberale nel mantenere le proprie promesse. I giovani americani affronteranno una disparità economica maggiore di qualsiasi altra generazione dal dopoguerra. L’aspettativa di vita continua a scendere (in maniera più drastica negli stati repubblicani). Gli adolescenti non riescono ancora ad identificare le cause del declino generale, ma hanno già interiorizzato questa caduta a picco verso il basso. I loro nonni con un solo stipendio riuscivano a provvedere a una famiglia di quattro persone, mentre ora il nucleo familiare dei loro genitori fatica a mantenere lo stesso tenore di vita con due stipendi. I millennials, appena qualche anno avanti a loro, con i loro molteplici coinquilini twittano su quanto sia difficile sopravvivere tra i prestiti studenteschi e sulla precarietà del lavoro da freelance. Queste condizioni determinanti, sommate al serio pericolo esistenziale del cambiamento climatico, rende i membri della Generazione Z più che consapevoli di vivere la fine di un’era. Sono nati dall’altra parte della cosiddetta “fine della storia”.

Dal momento in cui i teenager hanno avuto di rado una qualche interazione con il governo, tendono a concepire le piattaforme, i media, e addirittura l’industria dello spettacolo come un solo e omogeneo sistema dominante. A riprova di ciò c’è il fatto che molti di loro hanno raggiunto la consapevolezza dell’età adulta durante gli anni del mandato di Obama, un tempo in cui i democratici, i media e le piattaforme tecnologiche sembravano essere solidi alleati. Per molti della Generazione Z, la percezione di tutto questo si è cristallizzata in un’istituzione neoliberale progressista verso cui ora indirizzano tutte le loro frustrazioni. La mancanza di memoria storica dei giovani e le ben fondate ansie riguardo al futuro li rendono particolarmente vulnerabili alle tattiche ciarlatane dei militanti di destra. Mentre i fallimenti del neoliberalismo si fanno sempre più evidenti, i giovani provano a distanziarsi dalla cultura che percepiscono per certi versi a ragione come quella che li ha derubati del loro futuro. La cultura troll di TikTok è un contraccolpo del calo dell’aspettativa di vita in America.

 

Un risentimento condiviso

Questa riflessione sulla visione del mondo della Generazione Z non ha carattere speculativo. I loro post giornalieri sono già di per sé una lista più che dettagliata di rimostranze espressa in un linguaggio chiaro e sincero, e il nucleo di questo risentimento è quasi unanime in qualsiasi schieramento politico.

Screenshot da Instagram

 

Mentre gli adolescenti di oggi tendono a essere visti dalla cultura occidentale come deboli, assolutamente non preparati per la guerra, la politica o il lavoro, va fatto notare come storicamente la maggior parte delle rivoluzioni sia stata portata avanti dai giovani. I ragazzi si stanno radicalizzando perché si trovano tra le mani un mondo in piena crisi.

La lezione del 2016 è stata chiara, le posizioni centriste stanno fallendo. Per molti che come noi si trovano politicamente a sinistra, la colpa ricade allo stesso modo sul Partito Democratico, che nei decenni scorsi ha affievolito il supporto ai lavoratori raddoppiando la deregolamentazione finanziaria e le vuote soluzioni tecnocratiche. In un panorama politico le cui uniche opzioni sono un futuro senza prospettive o un ritorno alle violente gerarchie del passato, per i giovani d’oggi non c’è, come del resto viene ribadito loro dagli influencer di destra, nessun’altra scelta. Le politiche reazionarie prosperano maggiormente nei periodi in cui risulta difficile immaginare un futuro migliore.

 

La lotta per il futuro prossimo

Che i ragazzini edgy di TikTok siano ormai stati reclutati nella guerra culturale è chiaro. Ma ciò che appare spesso meno chiaro – o che viene ignorato appositamente dagli opinionisti faziosi – è che essi sono di rado propriamente politicizzati. Per il momento, sono ancora teenager frustrati che esprimono un’insoddisfazione profondamente radicata nei confronti dell’ordine vigente. Gran parte dei contenuti che producono è stilisticamente simile all’uso di Pepe fatto agli inizi del 2016; è più l’espressione di una volontà di antagonizzare e dimostrare il proprio potere piuttosto che la proposta di un progetto politico ben organizzato.

In questo momento, i giovani trasgressivi di TikTok sono profondamente suscettibili a nuove narrative. Sono aperti a linee di pensiero che ricadono oltre i limiti dell’accettabilità generale, che sono siti potenzialmente fuori dai limiti del realismo capitalista. La cultura americana inquadra già i più giovani come orientati verso la destra. Se lasciati marinare in questo limbo scettico, la maggior parte di loro tenderà a radicalizzarsi.

Piuttosto che rimuovere questi utenti dalle piattaforme o amplificare ulteriormente il loro messaggio attraverso l’indignazione, come i media hanno spesso fatto nel 2016, dovremmo sforzarci di comprendere questo tipo di contenuto come un primo sentore di dissenso politico, e indirizzare verso questi utenti narrative contrapposte. Infine, dovrebbero essere coinvolti in un disegno politico di sinistra.

Prima di entrare in questo limbo di scetticismo, molti giovani non conoscono le opzioni progressiste al di fuori del Partito Democratico. Senza altri sistemi di riferimento, le critiche della sinistra nei confronti del centro risultano spesso forti tanto quanto quelle della destra in questi futuri adolescenti politicizzati. (Forse questo è proprio questo il motivo per cui Watson sa che può tranquillamente maneggiare idee contraddittorie: perché sa che gran parte del suo pubblico non è ancora capace di distinguere le incongruenze.)

La resistenza è importante. Youtuber come Shaun, Contrapoints, Zero Books e altri, assieme a streamer di Twitch come Destiny e Hasan Piker, sono in prima linea in questa battaglia per i cuori e le menti dei più giovani. La destra ha fatto la stessa cosa estremamente bene, fino ad arrivare agli eventi del 2016, e gli effetti a cascata si sono sentiti attraverso tutti i social media e la cultura mainstream. I membri di questa generazione sono i principali produttori di contenuti online. Tra l’altro, lo fanno gratis.

Negli ultimi quattro anni ho osservato da vicino questo spazio, e ho visto innumerevoli utenti attraversare una trasformazione radicale del loro credo una volta esposti a nuove idee. Al centro, si possono vedere adolescenti spostarsi tra destra e sinistra su questioni come le armi e l’aborto. Nei lati più estremisti, si possono trovare fascisti transgender che supportano in maniera non ironica i diritti degli animali e il genocidio globale. Alcuni degli stessi adolescenti che gestivano account dove condividevano meme della rana Pepe sono oggi giovani studenti marxisti che passano serate a giocare ai videogiochi e parlare di Hegel sui server di Discord con i dottorandi. Io stesso non ci crederei se non li avessi conosciuti.

La finestra di Overton per lo spazio politico della Generazione Z online è potenzialmente infinita. L’estremismo culturale di internet tra generando comunità talmente polarizzate da non avere più quasi alcuna concezione di una realtà condivisa o di una narrazione positiva. I progetti politici si nutrono principalmente dall’ un terzo degli americani che si trova nel centro apolitico. Tuttavia, mentre la guerra culturale di internet riesce al momento a politicizzare sempre più persone in età sempre più giovane, questa strategia va riesaminata. Gran parte dei membri della Generazione Z sono esposti alla solida infrastruttura della propaganda su ampia scala della parte destrorsa dei social media sin da bambini. Per il momento in cui raggiungono le scuole medie (attorno ai 13 anni), si trovano già ampiamente familiari con essa. La chiave per questo proposito sarebbe quella di riuscire a trovare i giovani utenti che già riconoscono chiaramente il risentimento della loro generazione, che si trovano nel pantano dell’ironia esistenziale, e sono recettivi a un intervento narrativo.

 

Sezione incrociata di contenuti su TikTok

L’ascesa della nuova destra online è l’effetto derivante dal neoliberalismo. Sul lungo raggio, non c’è soluzione senza un cambiamento politico. In questo momento, la tattica migliore per arginare l’ondata di radicalizzazione verso destra è quella di dare la priorità sui social media, algoritmicamente parlando, a una contro-narrativa di sinistra.

 

Tappando i buchi di una nave che affonda

Senza dubbio la moderazione arginerà il flusso, ma non potrà impedire il lento strisciare di contenuti reazionari. Con un’attenta moderazione, la nicchia più estrema dell’alt-right di TikTok ha per lo più smesso di produrre contenuti originali. Nei loro nuovi video, nascondono i volti dietro le maschere da sci, guardando con disapprovazione alla telecamera, “per dare testimonianza”.

Nonostante i migliori sforzi, la comparsa di messaggi nascosti e segnali evasivi è inevitabile. Per esempio, TikTok ha vietato i video con armi da fuoco solo per far emergere quelli con le pistole Nerf come una delle tendenze più popolari della piattaforma; laddove le svastiche non sono consentite, i fascisti posteranno la croce di ferro o il sole nero. Scappatoie come queste esistono su ogni piattaforma. Su TikTok, la dicitura “Crusader” può simboleggiare sia un cosplay di Skyrim che un tacito segno di islamofobia, in quanto evoca l’immagine degli europei cristiani in guerra contro gli stranieri musulmani. Esistono numerosi esempi di questi cosplay dei crociati (il più popolare prende il nome dall’esperto conservatore e apologista dell’apartheid Ben Shapiro). Il loro mantra e hashtag più comune è “Deus Vult”.

 

Una cosplayer di TikTok indossa il merch di un negozio online aperto dall’attivista anti-immigrazione Lauren Southern


Il pericolo diventa reale quando questi meme cominciano a diffondersi tra quegli utenti che non hanno maturato delle serie convinzioni politiche. L’estetica accattivante può trasmettere idee che in un primo momento fanno ridere, e poi radicalizzare. In tutte queste sfumature di politicizzazione, molti dei nuovi utenti non si rendono conto del significato implicito dei contenuti che riproducono. Ma altri utenti lo fanno.

Queste tattiche evasive, unite a una costante incertezza sulle intenzioni degli specifici utenti, hanno creato una corsa agli armamenti tra creatori di meme e piattaforme. Adesso, i creatori di contenuti fascisti tentano di inquinare simboli sempre più innocui, costringendo le piattaforme a segnalare una quantità enorme di contenuti nel tentativo di stare al passo. Il loro obiettivo è quello di accelerare questo processo confondendo le piattaforme, per costringerle ad eliminare sempre più post fino al punto in cui, inevitabilmente, vedremo rimossi anche i contenuti che non hanno orientamento politico. Questo uso malato del deplatforming viene poi additato dagli stessi gruppi di estrema destra come conferma della tesi che i giovani conservatori sono sotto attacco. La traiettoria del conflitto punta a uno slittamento inesorabile tra messaggistica implicita e quella esplicita, in cui questa strategia dei moderatori di colpire alla cieca funge da tattica di reclutamento per l’estrema destra.

Così spiega un crociato di TikTok:

Questa applicazione è rimasta incontrollata per troppo tempo. È un terreno fertile e un pozzo nero per la peggiore merda. Voi fuccbois che vi limitate a fissare la telecamera non state facendo abbastanza. È ora che qualcuno venga qui a sistemare questa merda. Basta con queste stronzate. Basta! Furries, [impercettibile], gay, etero, qualsiasi cosa, è tutto CRINGE! Adesso è il momento di pagare. Ora è il momento di fare i conti con queste stronzate. Troppo tempo. Troppo fottuto tempo. Io sono qui. Unitevi a me per ripulire questa applicazione.

 

La Politica del Cringe

Le compilation cringe sono difficili da guardare. Fanno sentire tremendamente in imbarazzo per le persone nel video.

 

 

C’è stato molta polemica intorno alla questione se la nuova destra online sia “reale” o un qualche sofisticato tipo di gioco di ruolo dal vivo. Vale la pena sottolineare come la politica reale sia già incredibilmente larpy e cringe da far schifo. Ed è proprio da questa sospensione di incredulità che trae il suo punto di forza. Ci permette di immaginare un altro mondo, anche soltanto per la durata di una riunione di partito, o di una partita a Dungeons and Dragons.

Per tutti quei millennials (di nuovo, come me) cresciuti in una cultura che credeva davvero nel “non credere in nulla”, intraprendere un’azione politica è quasi imbarazzante. La scelta di un simbolo per un nostro eventuale movimento politico sembra stranamente simile alla progettazione di un’insegna per la nostra gilda in World of Warcraft. Se pensassimo all’ironia nello stesso come un modo di mascherare le proprie reali intenzioni, e riconoscere il LARP come quel processo di costruzione di un immaginario essenziale a ogni movimento radicale, il diagramma di Venn della politica IRL (In Real Life) e URL (Uniform Resource Locator) appare come un cerchio.

Forse le compilation cringe sono nuove forme di terapia nate con l’intento di rieducare la nostra immaginazione politica. Questi contenuti consistono fondamentalmente in persone poco attraenti (spesso affette da deformità del cranio) che si mettono in imbarazzo senza ritegno. Questi video si in pasto al misantropico sguardo del distacco ironico, e si basano quasi sempre su una gerarchia di gusti (cioè di classe). Lo strano imbarazzo iniziale riesce poi a creare straordinari momenti di profonda connessione tra gli utenti: i millennials saranno rapiti dalla volontà di questi attori di rendersi ironicamente vulnerabili. Forse la rivoluzione non sarà una cosa cool. Forse è soltanto la capacità di provare empatia per l’autista di un autobus fuori servizio che canta a squarciagola la sua canzone pop preferita.

La continua esposizione a contenuti cringe potrebbe permetterci di di recuperare i nostri valori umanisti perduti. Come cultura, stiamo tentando di scavare attraverso l’ironia per raggiungere nuovamente un luogo di credenze reali. Stiamo sistematicamente aumentando la nostra tolleranza al cringe in maniera tale da poterci riunire in un movimento politico senza timore o vergogna. Il cringe è l’antidoto per il nichilismo del tardo capitalismo. Ecco perché i crociati ironici vogliono calpestarlo.

Screenshot da Politigram

 

Osservazioni conclusive

I meme sono dei virus mentali. Generano loop di feedback positivi. A differenza della maggior parte delle altre forme mediali, i meme non tendono ad affaticare o saturare i propri consumatori. Difatti, più un meme viene visto e condiviso, più forte sarà il desiderio di vederlo e rivederlo ancora. In questa maniera, i meme funzionano come un modo per sfruttare a nostro vantaggio l’attuale economia dell’attenzione. I meme più potenti possono rimanere in testa per giorni: una volta che il concetto prende piede, diventa difficile farlo uscire dai propri pensieri. Diventano una sorta di realtà aumentata, che si sovrappone al mondo e alle relazioni sociali.

TikTok è un luogo dove i giovani votanti stanno attivamente formando il proprio credo politico. TikTok si sposa bene con la Generazione Z per diversi motivi, tra i quali la catena del duetto (“mi collego al tuo post aggiungendo il mio”), che assomiglia alla dialettica marxista dell’autonomia individuale interna alla collettività. Nella crisi che si sono trovati a dover affrontare, i giovani si sono già resi conto che il loro interesso politico è più allineato con l’idea di una collettività rispetto al modello della Californian Ideology e dell’individualismo libertario precostituito di reti come Facebook o Instagram. Se incanalata nella giusta maniera, questa frustrazione giovanile ha tutto il potenziale per diventare una forza politica rivoluzionaria.

Un movimento giovanile che si allontana dal liberalismo è importante, perché manifesta la mancanza di una visione del futuro realistica da parte dell’establishment centrale. Sotto il mantra del cambiamento demografico (una popolazione di giovani sempre più in aumento e una crescente diversità etnica), i liberali democratici hanno ipotizzato di poter starsene seduti ad aspettare un’ inevitabile vittoria sui vecchi conservatori bianchi. Questa ipotesi fallace ha impedito a gran parte della sinistra liberale di tener conto della vera attrattiva del loro messaggio. La mancata proposta di un’opzione politica convincente lascerà un numero sempre crescente di giovani in balia del nichilismo, della destra e, in ultima analisi, del fascismo. I beni pubblici sono l’unica vera soluzione alla nostra crisi.

 

Addendum

L’omicidio di 50 musulmani in preghiera a Christchurch, in Nuova Zelanda, è stato accompagnato da un manifesto che sostiene “un umorismo tagliente e meme allo stadio più avanzato”. Il manifesto condivide il nome con un video caricato su YouTube da Lauren Southern (mostrata in precedenza mentre indossa la felpa di Deus Vult). Southern prese in prestito il titolo e il dibattito stesso dall’organizzazione di nazionalisti bianchi Generation Identitaire, che a sua volta se ne appropriò interpretando il pensiero del teorico francese Renaud Camus. Il sopracitato youtuber Shaun ha risposto con un video molto approfondito, “The Great Replacement Is not Real.” Nel manifesto del killer di Christchurch, la parola “crociata” è usata in riferimento a una guerra razziale. Tre giorni prima dell’attacco, il killer aveva pubblicato un meme sulla sua pagina Facebook che raffigurava un crociato che strangolava una donna musulmana con la didascalia “i deboli dovrebbero temere i più forti”. Prima di pubblicare questo testo, ho scritto a TikTok e li ho avvisati di questo contenuto.

 

Appendice: Note sul Deplatforming

Il deplatforming è in definitiva uno strumento necessario (ed è spesso uno dei modi più efficaci per le istituzioni pubbliche di evitare di essere coinvolti in un dibattito con l’estrema destra). Per quanto riguarda i social media, il rischio di un contraccolpo è già ampiamente discusso, e generalmente ben compreso. La questione della libertà di parola sui social media, e più nello specifico il coordinamento tra stato e monopoli privati, diventerà senza dubbio un punto fondamentale e risulterà in un caso da Corte Suprema nei prossimi anni. Gli incombenti quesiti sui regolamenti antitrust o sulla nazionalizzazione sono inevitabili, ma rimangono per ora priorità relativamente lontane.

Scrivendo sul caso di TikTok, Vice/Motherboard è caduto in quello che le comunità troll di 4chan chiamano “journo bait“. Come mostrato nello screenshot dell’articolo, il video in questione aveva un totale di sei mi piace, mentre l’account contava meno di 50 follower. Questo video è stato pubblicato con gli hashtag più visibili nel preciso tentativo di attirare i giornalisti a caccia di questo tipo di contenuti, e fa parte di una campagna di propaganda inter-piattaforma iniziata nel 2017. L’obiettivo è quello di incitare l’indignazione, così da poter essere poi trasmesso su larga scala. Il video è oggi ancora su YouTube, e ha circa 24.000 visualizzazioni. Dal dimenticatoio di TikTok, all’enorme audience di un sito come Motherboard Vice, questo video rappresenta un perfetto esempio di effetto streisand.

Per comprendere come la moderazione dei contenuti abbia avuto un effetto apparentemente neutro sul discorso politico di estrema destra, dobbiamo ridimensionare il nostro punto di vista e analizzare la questione in un quadro ideologico più ampio. Il concetto di deplatforming è radicato nella nozione liberale secondo cui le opinioni politiche delle persone siano esclusivamente il risultato di “cattive idee nella loro testa”. Eppure per ogni influencer di destra che viene bandito, un altro sembra apparire per prendere il loro posto. Il deplatforming non è riuscito a raggiungere gli effetti sperati poiché il desiderio di contenuti di questo tipo ha natura politica (o materiale), e non è affatto il risultato di singoli personaggi negativi dei social media. L’attrazione di massa alle idee di estrema destra deriva da condizioni storicamente prevedibili (ad esempio il Golden Dawn) che ora sono accelerate dalla tecnologia e da Internet. Non possiamo “risolvere” l’ascesa dell’alt-right attraverso la moderazione dei contenuti. La migliore difesa contro il populismo identitario è il fiorire di una classe media.

 

Meme laborwave

 

Mentre creiamo precedenti per il deplatforming, potremmo intanto ripassare il seguente esercizio di pensiero: quando un movimento politico di sinistra cercherà di ridistribuire i trilioni delle ricchezze accumulate dalle compagnie tecnologiche della Silicon Valley, le piattaforme social saranno ancora dalla nostra parte? O potrebbero invece usare il loro potere per rimuoverci o censurarci?

 

A cura di Joshua Citarella, un artista di New York.
Pubblicato originariamente su New Models.Tradotto da Giulia Coralli e Lorenzo Mondaini.

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