La propaganda non c’entra nulla ⥀ Franco Buffoni sul destino del ddl Zan

Franco Buffoni interviene sull’affossamento del ddl Zan da parte del Senato tramite scrutinio segreto

 

La propaganda non c’entra nulla. Si nasce mancini o con gli occhi azzurri. È così difficile capirlo?

“Non sono diventato gay. Lo sono. Non è una scelta. Mia madre odia che io lo sia, ci convivo. E ora tu lo metti in una legge”, ha dichiarato due mesi fa il premier liberale del Lussemburgo, Xavier Bettel, al ducetto ungherese Orbán, durante il Consiglio europeo: “Accettare di essere gay è stata la cosa più difficile della mia vita, accettarlo io stesso e trovare il modo di dirlo ai miei genitori. Sentire ora che forse è perché ho guardato qualcosa in tv quando ero più giovane è inaccettabile”.

E il premier olandese Mark Rutte del Partito Popolare, quindi anch’egli di destra, in considerazione del fatto che la diciottenne erede al trono ha fatto coming out come lesbica, ha dichiarato in Parlamento che la formula “matrimonio per tutti” vale anche per i membri della casa reale. Così come il premier di destra inglese a suo tempo dichiarò di essere favorevole al matrimonio per tutti non “malgrado io sia un tory”, ma “in quanto sono un tory”.

Le paleozoiche destre italiane invece sono ferme al closet, alla doppia morale, all’ipocrisia consustanziata alla persona. Sino a divenire spin doctor della “Bestia”, acquisendo quattrini e potere con l’attacco quotidiano intenzionale e feroce alla comunità lgbt+. Dalle adozioni alla reversibilità delle pensioni, dalle unioni civili alla formula Genitore 1/Genitore 2, alla fantomatica teoria Gender. Sempre all’insegna di moralismo e proibizionismo.

Certamente le destre italiane sanno di poter contare sulle incredibili e ufficiali ingerenze vaticane negli affari interni italiani. Ma che vergogna quelle urla sguaiate da camerati dopo la votazione in Senato. Credo proprio sia vero: prima di essere sconfitta, una civiltà culturale – nella fattispecie quella clerico-fascista, risalente simbolicamente al Concordato del 1929 – coi suoi colpi di coda può fare ancora molto male, può rallentare un processo. Ma non lo può fermare e soprattutto non può invertire una tendenza che ormai è penetrata nel costume.

 Franco Buffoni