La Punta della Lingua ⥀ Venti anni di comunanza poetica


In conclusione del Festival Internazionale di Poesia Totale La Punta della Lingua 2025, organizzato dall’associazione Nie Wiem e dedicato quest’anno alla memoria di Federico Sanguineti, ne ripercorriamo brevemente i momenti principali

 

Siamo alle battute finali del Festival Internazionale di Poesia Totale La Punta della Lingua 2025, organizzato dalla nostra comunanza poetica Nie Wiem, dal 21 giugno al 2 luglio, con anteprime e code, in tutte le Marche, a Torino e in Portogallo.

Nonostante i lavori siano ancora in corso, abbiamo la necessità di appuntare alcune impressioni, riflessioni, emozioni, mentre sono ancora calde, come la vita che le ha generate. Questa ventesima edizione del festival, come le altre del resto e come ogni opera rivolta a chi ha intelletto d’amore, è all’insegna della «corrispondenza di amorosi sensi», una corrispondenza rivoluzionaria come quella foscoliana che nasce dal culto civile delle grandi persone che si sono battute per il bene comune e per la libertà repubblicana.

Dedicata alla memoria del nostro compagno di avventure editoriali e politiche Federico Sanguineti, curatore con Sara Lorenzetti della collana Rosa fresca aulentissima, lanciata per contribuire al cambiamento del canone letterario italiano, La Punta della Lingua 2025 ci ha consentito di ricordare anche il poeta Francesco Scarabicchi, che a cavallo tra Novecento e Duemila, insieme al critico Massimo Raffaeli, ormai ospite fisso del nostro festival, diffuse gli insegnamenti del comune maestro Franco Scataglini, il primo a mostrarci cosa significhi fare poesia in provincia, restare nel luogo dove si è cresciuti, risiedere, esserci-per-la-morte, hic et nunc, qui, proprio qui, e ora.

La Punta della Lingua è stato da subito uno spazio aperto al confronto, all’interno del territorio dove il festival è nato e si è sviluppato, Ancona e le Marche, oltre che con il mondo intero. Dopo il terremoto del 2016, abbiamo unito al concetto di residenzialità quello del nomadismo, diventando un festival itinerante, che punta a connettere, nel segno del canto, gli spazi collettivi, in particolare i comuni marchigiani, divisi da millenni per la conformazione geologica, a pettine, della nostra regione.

La comunanza poetica di Nie Wiem non vive solo sulle nuvole, non si tuffa sola negli oceani capovolti, non nuota soltanto nel mare dell’immaginazione, ma è anche radicata nelle profondità della terra, consentendoci di condividere, così, opere, occasioni di incontro, mezzi di produzione, con una programmata, pluriventennale, redistribuzione delle risorse pubbliche e private che riceviamo. I soldi che abbiamo ottenuto dall’Unione Europea, tramite la Regione Marche, vincendo il bando Imprese creative di qualche anno fa, per esempio. Con quel denaro abbiamo realizzato il progetto Comunicanti, aprendo la redazione di Argolibri a San Severino Marche, uno dei comuni dell’entroterra colpiti dal terremoto, e organizzando parte del festival La Punta della Lingua 2020, edizione pandemica con mascherine e distanziamento, proprio lì, proprio a Sanseverì.

Come dalle terre comuni, grazie alla fatica della semina, spuntano frutti da distribuire nella comunità, da un seme piantato l’8 agosto di quell’anno funesto è nata l’idea di affidare al regista di cinema d’animazione Simone Massi la realizzazione della videopoesia In quanto a noi. Eravamo a San Severino, nel complesso monumentale di San Domenico, quando incontrammo Donella Bellabarba, erede della tipografia omonima in cui Eugenio Montale stampò la prima edizione dei suoi Xenia: un incontro seminale. Avevamo studiato per l’aldilà avrebbe fornito il sound text, il testo che Wim Wenders avrebbe eseguito per l’opera con cui Massi avrebbe vinto il Nastro d’argento 2023 per il miglior cortometraggio, oltre a essere selezionato in più di cento festival in tutto il mondo.

Chi ci legge vede i frutti che riusciamo a raccogliere e distribuire grazie a questa gestione condivisa, democratica, comunitaria. Dietro il catalogo di Argolibri, però, non c’è solo un’idea di libro, di letteratura, di arte, di cultura, di editoria, ma c’è anche un’idea di mondo, di un altro mondo possibile che diventa reale, per l’impegno di un pugno di persone, che poi diventano decine nel momento della raccolta e, radunando pubblico, centinaia, quindi migliaia. Risorse sempre più ingenti possono essere raccolte da una comunità sempre più ampia, riuscendo a metterle a disposizione di chiunque, senza scopo di lucro, nel nostro piccolo mondo che è un riflesso del mondo grande, un altro mondo solo all’apparenza alieno, ma in realtà, nella realtà effettuale, presente, antichissimo e avveniristico, già qui, già ora, tra le macerie del mondo che sembra dominante.

E nel segno della relazione, della corrispondenza di amorosi sensi, della bellezza che potremmo definire impegnativa, perché nata dall’impegno civile, tanto convulsiva quanto benefica, si pongono i tre nuovi Argolibri che abbiamo presentato nei giorni scorsi al Festival. È il caso del volume collettaneo curato da Lorenzo Mari e Gianluca Rizzo Poesia, prima persona plurale; delle poesie di Rossella Or Come l’amore di un timpano e una pupilla e della prima traduzione in italiano, dopo più di 500 anni, delle epistole latine di Laura Cereta, a cura di Sandro Princiotta, Lettere scelte, introdotte da Sara Lorenzetti.

Seguiteci nella nostra erranza, con Antonella Anedda, Abel Ferrara e Claudio Morici, fra gli altri e le altre, fino al 2 luglio, poi ancora e ancora, fino alla fine, che sarà un nuovo inizio. La comunanza è aperta a tutti e tutte.