L’accadere di un tu in cui il linguaggio s’inombra. “Tavole e stanze” di Ivan Schiavone
Proponiamo per i lettori di Argo un estratto da Tavole e stanze, il nuovo libro di Ivan Schiavone in uscita in questi giorni per la collana “Intrecci” di Oèdipus edizioni.
dalla sezione “Tavole da un atlante”
a Adriano Padua
non sappiamo più nominare il fuoco
per non essere noi da tempo prossimi
al fuoco — o
per troppa prossimità al domestico
all’addomesticato — o per la vanità
uno dei modi della fame
uno dei modi della ferocia che dilania questo tempo
in cui agape è lo scandalo
aggressione l’abitudine — o come il giardiniere
che al ritmo circadiano della cura
contrasta con la forma il naturale — astro assurdo
sordo all’urlo
mezzato da un balcone
da un fiore in controluce — indugiando tra le crepe
tra le tracce materiali del conflitto
non tra crolli ma tra moniti ad occuparsi della statica
— e formiche che si agitano
tra i decori floreali di tovaglie impressionate
dalle cene e dagli avanzi — prestasti ascolto al suono e il mondo scruti
di quel dolore avendo pena
per compassione
all’ascesa rinunciasti — quando tra le navate di una fabbrica
l’empatia tra i bassi, l’alba e le sostanze assunte
disegnava le mappe chimiche dell’estasi — riposando in te sereno
in te radiosa tra i gesti minimi
di un quotidiano che la fame estingue
— nella convalescenza del cielo e dei suoi influssi
dalla sezione “cantico piano”
a te che sei venuta come luce in tanta notte
faro nella deriva, rotta
soltanto per celare la dimora che a me fu disvelata dal tuo sguardo
la quiete in sé vibrò, per risonanza, e fu la luce, fu, dal cosmo all’atomo
la legge che sorregge la meccanica perfetta del reale, fu splendore
soltanto perché sia in stella binaria il nostro centro, i nostri fuochi e l’orbita
*
già stando in giorno breve e grave d’ombra, che non arretra o sgombra l’astro, e freddo
come una pietra acerba in seno ai colli immersa attende chi la renda a luce
la tua venuta attesi e come il verde, legno in faretra, perde obliando l’erba
così impietra e serba il tuo esser donna sereno e chiaro oblio d’avverso tempo
*
fulmineo fu, attratto dal bersaglio, il dolce dardo dei tuoi occhi e il raggio
che non sembrò frapporsi corpo diafano o denso al tuo lucente e terso sguardo
e caddi, fui e sono e sarò la preda dal tuo saettare liberata e presa
per resistenza e resa sciolta in vincolo, ferita e illesa, imbizzarrita, arresa
*
donna da darsena, arsenale e docks, donna da stock, da stop, da melting pot
donna d’ermi carmi tra scherni e schermi, donna di ferme forme e informi fermi
donna dai laici lai per guaiti e guai, donna inferita tra flora e bonsai
donna che sola agli occhi miei sei donna, pienezza di mondo, salute, gioia
*
tenera e dolce come selce quando fumando fonde rifluendo in lava
che in sé dilava asperità e purezza o come il liquido la tua durezza
solido più che carapace o mandorla ostando l’algido che in ghiaccio aggrava
così il mio avatar prendendo in rezza di rivi diacci e arsi hai reso a ebbrezza
*
trasfigurato hai in iconostasi dei quotidiani oggetti la presenza
l’acqua, il tavolo, il letto, gli indumenti compresi nella luce per te acuita
che non adombra usata consuetudine di scale anzi rischiara, sino al limite
il punto a cui s’arresta la domanda e il dimorare è quiete ed evidenza
***
Ivan Schiavone (Roma, 1983) ha pubblicato: Enuegz (Onyx, Roma 2010 e, in versione ebook, 2014), Strutture (Oèdipus, Salerno/Milano 2011), Cassandra, un paesaggio(Oèdipus, Salerno/Milano 2014). Ha curato diverse rassegne letterarie tra cui Giardini d’inverno, Generazione y – poesia italiana ultima (da cui il documentario omonimo realizzato da Rai5) e, affiancando Luigi Ballerini, Latte e Linguaggio 2019; ha diretto, con la poetessa Sara Davidovics, la collana di materiali verbali Ex[t]ratione per le edizioni Polìmata. Collaboratore di Alfabeta2, dirige per la casa editrice Oèdipus la collana di poesia “Croma k”.
**immagine di copertina ©Gastone Novelli – L’origine dei segni (1965)