Lecce non è di Antonio Devicienti ⥀ Passaggi
Il viaggio nella prosa breve della rubrica Passaggi prosegue oggi con il testo Lecce non è di Antonio Devicienti, unito a un’illustrazione di Sarah Di Piero. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Sarah Di Piero, Donna nella sabbia, 2023.
1.
Lecce non è un’illusione né paccottiglia per turisti, ma un giro ebbro del sangue e un sistema antieuclideo di piani inclinati.
Quando la città morì velammo tutti gli specchi con i lenzuoli e la verticalità ricordo delle stanze piene del suo corpo vuoto (accostate le imposte delle finestrelle altissime).
Se nella luce eccessiva di Lecce esco mi porto spalancate alla mente quelle stanze – poi mi trovo a vagare per i piani inclinati del presente: e sono scale lasciate nude quando il mare s’abbassò: mi dispiace per chi mai ha percorso i gradini di edifici più antichi della luna.
E sono spirali di desiderio, solchi d’esaltazione tracciati nella pietra vivente: varchi: da stanza a stanza, da scalone a scalone, da balconata a balconata e da Lecce a Lecce.
2.
Mi scelgo una città e me la disegno a immagine e somiglianza del desiderio.
Si chiami Lecce dove il passo è stretto tra i vecchi magazzini del tabacco e l’andare, sempre andare, andando, sempre andando. (Ma quell’altra Lecce non la voglio vedere, quel funebre ciarpame per turisti non lo voglio vedere).
Lecce non è un’ombra dell’inutile ma costanza degli addii e labirinto di segretissime terrazze.
Se allungo le dita tocco il campanile dello Zìmbalo, se tocco il campanile dello Zìmbalo s’inarca la scrittura dove una cisterna a lato dell’andito, un ballatoio di servizio, un budello di gradini conducono all’oltre: varcano.
Non è sul mare Lecce, ma lo chiama e gli avvia insistite camionabili. Perché Lecce non è un riassunto tascabile del Barocco, ma stratificazioni di voci murate e porte inchiavardate su cardini di tempo.
3.
Lecce non è una bomboniera di biscuit o un porte bonbons di cristallo, ma un getsemani dove più d’uno tradì la bellezza.
Se una cappella è chiusa da anni, ecco, ho questa chiave di poesia – apro la porta laterale ed entro. Non riconosco che i Santi materialissimi dei muri sbreccati e delle cisterne, della polvere arsa e della Canicola: hanno nascita e morte, aprono la loro carne a ferite e conoscono l’angoscia.
Nella minerale luce della cappella da decenni inserrata stanno eretti i busti dei Santi e delle Sante, sono sale che luccicano al passaggio del sole, le loro teste appoggiate sulle balaustre di marmo: guardano quegli occhi spalancati il teatro di sale polvere e umido che la luce gioca per i finestroni stagnati. E nella cappella che solo la scrittura sa aprire entra il mondo: tutto.
Candelabri di screpolata doratura, allumàtevi! Tabernacolo di puro Settecento, spalàncati! Cuore d’argento trafitto dalla spada e bruno fazzoletto macramé dell’Addolorata, padovano candido giglio fasciato d’infocata parola: vi vedete mentre vi vedo, vi vivete mentre vi vivo.
Lecce non è (eppure è nel passo danzante della prosa quando s’avvita come le colonne tortili sulla facciata del Rosario).
Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it


Antonio Devicienti
Antonio Devicienti, di origine salentina, cura gli spazi personali "Via Lepsius" e "Via Lepsius Asemic". Nel 2021 ha pubblicato "Andanze" per la collana Prova d'Artista della Galerie Bordas di Venezia diretta da Domenico Brancale e nel 2023 "Sentieri. Saggi e racconti sul corpo della scrittura" (Fallone Editore).