Lettera di Gian Mario Villalta ⥀ Editoria e Pandemia
Ieri è andata in onda la quarta puntata di KatÀstrofi – Stati di eccezione televisibili. In diretta abbiamo letto una lettera da parte di Gian Mario Villalta, poeta e direttore artistico del festival Pordenonelegge, che vi riproponiamo di seguito.
«Un caro saluto a tutti.
Anche per chi non lo aveva capito prima, in questi due mesi è venuto in evidenza che il mondo del libro è articolato e complesso. L’incontro tra autore e lettore è l’atto finale di una vicenda che riguarda una quantità di luoghi, professioni e ruoli sociali.
Quando chiudono le librerie, si ferma la distribuzione, gli stampatori non lavorano, sono sospese o efficienti a singhiozzo le attività di grafici, uffici stampa, spedizionieri, quando gli operatori culturali, le biblioteche, le attività pubbliche di promozione del libro sono assenti, allora ci si rende conto di quanto la vita del libro è radicata dentro la società e capillarmente diffusa nella sua organizzazione.
In questo organismo hanno assunto da qualche anno un ruolo importante i festival, veri e propri “raduni”, piccoli o grandi, di lettori e – con i lettori – di molti protagonisti del settore editoriale. Fino a pochi mesi fa il calendario dei maggiori festival, e di pochi premi letterari, aveva tenuto aggiornate le agende dell’editoria e quelle degli appassionati della lettura.
Molti di questi appuntamenti sono stati cancellati, altri forse saranno possibili in versioni ridotte o trasformate in telecomunicazione, venendo a mancare così un aspetto importante dei festival: confermare una sorta di comunità virtuale nella forma di un’adunata reale.
Che fare? Per prima cosa: aiutarsi tutti a contrastare la situazione attuale e a portare fuori l’annata con il minor danno. Seconda cosa: far valere il principio di cooperazione su quello di competizione, almeno fino a una vera nuova libertà dei comportamenti. Terza cosa: convertire la competizione il più possibile sul piano della qualità e non della quantità, nel senso che inseguire l’istantaneità della comunicazione a scapito dell’autonomia del mondo della cultura si stava già prima rivelando alla lunga un cattivo affare. In altre parole, credo sia preferibile conquistare (o riconquistare) lettori invece che insistere a voler convincere dei consumatori.
Saluti a tutti di nuovo
Gian Mario Villalta»
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