(if:$sveglia is 1)[*La polvere danza il ritmo tropicale che si riversa dalla lattina. Il buio vibra, si piega, si coagula nelle immagini sfocate di un uomo e una donna che si rincorrono, si evitano, attraversano il corridoio, scompaiono nelle stanze: l'[[ingresso]], lo [[sgabuzzino]], lo [[studio]], la [[camera da letto grande]], la [[camera da letto piccola]], la [[cucina]], il [[salotto]], il [[bagno comune]]... tutto sembra vivo, tutto sembra pieno.*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Il corridoio è stretto e lungo. Troppo stretto e lungo per ospitare mobili, esclusi un [[attaccapanni]] e una [[piccola scarpiera]].
Partendo dall'[[ingresso]], a sinistra ci sono uno
[[sgabuzzino]], lo [[studio]], la [[camera da letto grande]] e la [[camera da letto piccola]].
A destra invece si trovano la [[cucina]], il [[salotto]] e un [[bagno comune]].](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Saverio ha il vecchio basso elettrico a tracolla, le cuffie nelle orecchie. Saltella a torso nudo, con gli occhi chiusi, per la stanza vuota e silenziosa; sta suonando furiosamente per sé stesso.
Sul tavolo da lavoro ci sono dei fogli sparsi, verifiche, test, correzioni lasciate a metà, qualche lattina di birra vuota. Il ritmo sale d'intensità, le dita di Saverio corrono sul ponte sempre più veloci. Poi si fissano su due note, ripetute con demente trasporto. Si avvicina all'angolo del tavolo, lo usa come plettro, grattando le corde sul legno. Il suo collo è lucido di sudore, le mascelle strette in un morso furibondo.
Quando Milena entra nella stanza dal [[corridoio]], lo trova rannicchiato su sé stesso, il basso in seno, che percuote le corde con le mani.
Guarda i compiti non finiti sul tavolo, le lattine accartocciate. Sospirando appena, si tira dietro la porta e va a svuotare la lavatrice.*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Le pareti dello studio sono completamente ricoperte di pannelli fonoassorbenti in schiuma insonorizzante.
Di fronte alla porta, una [[finestra]], sulla destra un [[tavolo]], sulla sinistra, appesi a una [[rastrelliera]] fissata al muro, molti strumenti musicali. Per terra, un groviglio di cavi rende inagevole l'ingresso a chi arriva dal [[corridoio]].](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Lo sgabuzzino è buio e polveroso. Fuori, in [[corridoio]], si sentono delle voci ovattate, brandelli di discorso.
"Torno domani... Giovanni... Per la serata..."
"Hai già il biglietto per...?"
"Sì... massimo per le cinque..."
"Ok, non... divertiti con..."
"Certo... la brava!"
"Ok.. bacio"
Si sente il breve rumore di un bacio. Si sentono le ruote di un trolley. Si sente una porta che si apre e poi si richiude, secca.
Si sente qualche secondo di silenzio.
Poi la porta dello sgabuzzino si apre, la luce si accende.
Milena entra nello stanzino, si stringe nel maglione di lana, ha uno sguardo triste. Si ferma davanti a una mensola impolverata, si alza in punta di piedi e passa una mano dietro a un grosso flacone di ammorbidente. Le sue dita urtano contro qualcosa; cade per terra un botticino arancione di plastica dura. Il tappo si apre, mille capsule rotolano sul pavimento.
"Cristo!" Milena ne raccoglie due dalla polvere e le inghiotte, poi si mette a gattoni in cerca delle altre.*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Nello sgabuzzino ci sono degli [[scaffali]] stipati di strumenti e prodotti per la pulizia domestica, che si rivelerebbero molto utili nel caso in cui qualcuno volesse tornare ad abitare l'appartamento, dato che il [[corridoio]] e tutte le altre stanze sono piene di polvere.
Inoltre ci sono [[tre scatoloni]].](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Saverio entra prepotentemente in salotto continuando un discorso che aveva iniziato in un'altra stanza: "...E quindi sì, penso che all'origine di questo cambiamento antropologico ci siano le televisioni private: hanno segnato un punto di non ritorno che..." Milena è in piedi, immobile, di fianco alla porta finestra. Fa segno di tacere, indica un punto sul pavimento del salotto, all'incirca a metà tra loro due.
Saverio si blocca, non capisce, poi guarda per terra.
C'è una lucertola. Nel centro della stanza c'è questa lucertola abbastanza grossa, verde brillante, che gonfia e sgonfia ritmicamente il collo e la pancia. Ha paura? I rettili provano paura?
"Sembra un dinosauro!", dice Milena, e sorride.
"Ma da dove?..."
"Non lo so. Sono uscita a fumare in [[balcone]] e quando sono rientrata era lì. Forse da sotto la finestra."
"Vado a prendere un..."
Saverio non fa in tempo a formulare il pensiero di cosa gli serve per acchiappare una lucertola che quella si è già dileguata in [[corridoio]], più veloce di qualsiasi intenzione umana.
Milena ride guardando la sua faccia ebete.
"Chette ridi?", dice Saverio, la mano a carciofo, "E adesso che facciamo?"
Milena si avvicina, gli stringe un braccio e poi gli bacia il lobo dell'orecchio: "Adesso vieni di là in camera con me".
"E la lucertola? Non possiamo lasciarla..."
Ma Milena è già in corridoio, la cerniera del vestito abbassata, le spalle bianche e nude come una piccola montagna innevata.*
](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Il salotto è ampio e ben arredato.
Arrivando dal [[corridoio]], i mobili sono disposti così:
contro la parete di destra c'è un [[divano]] ricoperto da un telo a fiori;
in quella centrale una portafinestra che dà sul [[balcone]] e una libreria mezza vuota; sulla sinistra, di fianco a un [[mobile TV]], si apre una porta che dà sulla [[cucina]]; in centro alla stanza,invece, c'è un [[tavolo tondo]].](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*"Non è questo il punto, capisci?" Saverio sta grattando il piano di cottura con una spugnetta abrasiva. Il suo volto è rosso. Il suo sguardo, ostinatamente piantato tra le minuscole bolle dello sgrassatore, si rifiuta di posarsi su Milena.
"Sembra che non mi stai ascoltando. Sembra che ci ripetiamo sempre le stesse cose, sempre le stesse cose... Il punto, ti ho già detto mille volte, è che avrei voluto saperlo". Milena è seduta al tavolo, accarezza il fondo ruvido del suo maglione di lana e intanto osserva le spalle del compagno che si flettono e contraggono, assecondando i movimenti energici e ripetuti delle braccia. Sussurra: "Scusa, non sapevo di doverti chiedere il permesso".
Saverio si gira di colpo, la spugna strozzata in mano. Lapilli di schiuma si abbattono sul tavolo e sul pavimento. Il suo tono adesso è aggressivo; il collo, teso, si sporge in avanti: "Ma che permesso, eh? Ma che permesso? Ti ho mai detto che avevi bisogno del mio permesso? Te l'ho mai detto?".
Milena non risponde, finge di raccogliere briciole dal tavolo con le dita.
"Non è questione di permesso o non permesso: non devo dirti che puoi o non puoi fare quello che ti pare. Ma se è una cosa che riguarda noi, se è una cosa nostra, voglio saperlo!".
Milena alza per un istante gli occhi, annuisce appena e dice: "Va bene", dice:"D'accordo". Ma non lo pensa. Pensa ad altro. Pensa all'acqua del fiume, ai Murazzi nella luce d'oro del tramonto.
Saverio butta la spugnetta sul tavolo, s'inginocchia, la prende per le spalle, cerca di guardarla negli occhi: "A me basta essere noi due. È tutto quello che voglio. La camera piccola può restare vuota, o possiamo rempirla di libri, o di quello che ci pare. Ma, per favore, la prossima volta parlami invece di nascondere la verità sotto il letto.".
Milena lo guarda, si morde le labbra.
"Non voglio che litighiamo più per così poco, va bene?", Saverio la stringe a sé, "Va bene?".
Milena è rigida, ma non si oppone. Non ne ha la forza.
Per così poco. Per così poco. Per così poco.
Le sue ultime parole continuano a ronzargli in testa, si mescolano al rumore della ventola del frigo, diventano sempre più pesanti.
Allora poggia il mento sulla spalla del compagno fissa il [[corridoio]].
Le sembra una gola spalancata, le pare quasi di sentirlo urlare. Anche lei vorrebbe urlare, ma non riesce a farlo: le parole sono come sassi nella bocca.
Allora chiude gli occhi, annuisce, e Saverio la stringe più forte e le bacia una guancia. È fredda.*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Si può accedere alla cucina sia dal [[salotto]] che dal [[corridoio]].
È arredata con uno stile nordico, industriale.
C'è un ampio [[piano di lavoro]] con fornelli elettrici e un lavandino che perde. Sopra, una caldaia a induzione e diversi sportelli. Nella parete opposta, un [[frigorifero]] e un tavolo con un cesto di frutta che ospita tre mele a diversi livelli di decomposizione. Sulla terza parete, si apre una [[finestra|finestra2]].](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente riempe le stanze, si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Saverio spreme il tubetto di dentifricio partendo da metà, raccoglie un ricciolo di pasta verde con lo spazzolino e se lo caccia in bocca.
"Ecco chi li comincia dal mezzo!", sulla soglia che divide il bagno dalla [[camera da letto grande]] compare Milena, divertita, "Beh, del resto, se non ero io...".
Saverio mugugna finte scuse incomprensibili tra la schiuma.
Milena ride e staccandosi dal muro dice: "Mia nonna mi diceva sempre: vorrei essere una mosca per vedere cosa fai quando non ci sono"; poi, mentre Saverio continua a mugugnare rigandosi il mento di dentifricio, recupera una scopa tra la doccia e il muro .
Saverio sputa: "Inquietante la nonna".
Milena si allunga per togliere una ragnatela che pende dal soffito: "Ma no, era una cosa dolce", un piccolo ragnetto dalle zampe lunghe cade dal soffitto e si rifugia sotto una scatola di plastica,"una cosa che si dice a chi si vuole bene".*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Si può accedere al bagno piccolo solo dalla [[camera da letto grande]].
Uno stanzino minuscolo, stipato di oggetti inutilizzati dentro a scatoloni di plastica dura. C'è una piccola doccia nell'angolo, un lavandino, un WC con doccino. Da un appendino scende un accappatoio blu.
Non c'è neanche una finestra, ma solo una ventola per l'areazione, che però non sembra funzionare molto bene. Un ragno ha costruito la sua (if:$time is >18 and $time is <25)[ [[tela]]](else:)[tela] sul soffitto.](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*](if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*"No, Lisa asc.. no, ascolta, non posso. Davvero, non posso". Saverio, avvolto in un plaid, fuma nervosamente appoggiato alla ringhiera. Di tanto in tanto si volta per sbirciare in [[salotto]].
Una voce meccanica fuoriesce dal microfono del cellulare. Saverio scuote la testa, si stringe il setto nasale tra le dita.
"Ascolta, Lisa: non verrò più a Torino. È stato bello, ma è stata una serata; una serata e basta".
Gracchiare preoccupato dal microfono.
"Ma no, non è per Milena. Lo sa, ne abbiamo parlato: non le importa. No, non ce l'ha con te".
Gracchiare disilluso dal microfono.
"Sì, è quello. Mi fa troppo male vedere cosa poteva essere Echi sum. Mi fa troppo male. Non dovevo rispondere all'invito di Giovanni. Era un'idea del cazzo, la serata reunion".
Saverio butta la cicca accesa giù dal balcone con stizza.
"Che cazzo siamo, i Pink Floyd?"*]
(if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[La porta a finestra del [[salotto]] si apre su un balcone non molto ampio. Un [[mobiletto di lamiera]] coperto da un telo di plastica con cerniera è appoggiato a ridosso del muro, così come una vecchia scopa rossa e una paletta mezza rotta.
La strada è piena di [[silenzio]].](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >14 and $tempo is <30)))[La porta è chiusa.
Come solitamente ci si aspetta da una porta d'entrata, divide l'[[ingresso]] dal [[pianerottolo]].
La serratura è lucida e priva di graffi.
Un filo, fissato alla porta con dell'adesivo telato, collega una [[lattina di coca cola]] sul pavimento a un [[sensore piezoelettrico]].](if:$tempo is 14)[La porta è chiusa, [[vibra]]. Lo spioncino dà sul [[pianerottolo]].] (set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*"Sì, Giovanni, grazie. Sì partirei già domani. Non me ne frega un cazzo delle multe: dico che vengo per lavoro. Ho bisogno di staccare, rivedere Torino...". Saverio ha un dito sulla [[porta|pianerottolo]]. Disegna riccioli nella polvere. Vicino a lui, posato per terra sulla soglia dello [[sgabuzzino]], c'è un cartone aperto, pieno di libri. La voce dall'altro capo del telefono parla. Saverio la interrompe
"Figurati, tu che c'entri. Il coglione sono io: mica tu, mica Lisa."
La voce risponde. Ora Saverio sta passeggiando su e giù per il [[corridoio]].
"Ma guarda che non è neanche quello il motivo vero. Era solo il pretesto. Così lo stronzo sono io e lei ha la coscienza a posto. Che poi è vero, ma ripeto: non è quello! Non e quello. Non è...", qualcosa, per un istante, s'incrina nel fondo della sua gola; le parole sembrano rotte: "Non ce la faceva più Giovanni. Non ce la facevamo più. Non so cosa sia successo, ma è cambiato tutto. C'erano cose che si teneva dentro, non la capivo. Erano anni che stavamo chiusi in una ragnatela, a morderci a vicenda".
La voce tace. Saverio tace. Deglutisce faticosamente.
Poi di nuovo, timidamente, qualche parola affiora dal telefono.
Saverio annuisce distrattamente. Guarda i libri nello scatolone.
"Sì, Giovanni. Grazie Giovanni. Ciao, ciao. A domani".*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[L'interno 7 è disabitato, ma non vuoto.
Alle ore 24 e (if: $tempo is 1)[$tempo minuto](else:)[$tempo minuti], l'ingresso è pieno di [[buio]] e [[polvere]].
Da lì comincia uno stretto [[corridoio]].
Per terra c'è una [[lattina di coca cola]]; un filo la collega alla [[porta]] d'entrata.]
Il buio è una condizione determinata dall'assenza di luce.
Nelle produzioni artistiche della specie umana, può assumere significato allegorico di male, peccato, solitudine, depressione, morte, abbandono.
L'[[ingresso]], come [[tutte le altre stanze|corridoio]], ne è pieno.La polvere domestica è composta per lo più da un misto di polveri atmosferiche, capelli, unghie, peli, pelle morta e fibre tessili.
Nelle produzioni artistiche della specie umana può assumere il significato metaforico di abbandono, vecchiaia, dimenticanza, oblio, malinconia.
L'[[ingresso]], come tutte le stanze a cui conduce, ne è pieno. Esclusa una [[piccola porzione di suolo]] in corrispondenza della [[porta]].Si tratta di una lattina giocattolo vagamente antropomorfa. Indossa un gonnellino di banane di plastica e imbraccia un ukulele nel cui mezzo è incastonato un piccolo schermo. È un orologio digitale: sono le 24 e (if: $tempo is 1)[$tempo minuto](else:)[$tempo minuti].
Sul retro sono ben visibili lo scomparto delle batterie, aperto e modificato, e un piccolo modulo sonoro che è stato estratto dalla sua sede originaria. Un filo collega la lattina alla [[porta]].
Alle sue spalle si apre uno stretto [[corridoio]].(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Milena sta bussando alla porta. Non risponde nessuno. Ha già provato ad inserire le chiavi ma non funzionano. ci riprova ancora, infilandole da entrambi i versi, guardandosi in giro come se stesse facendo qualcosa di cui bisogna vergognarsi.
Niente da fare. Sbuffa e le ripone seccamente nella borsa. Rimane qualche secondo a fissare il pavimento sotto la porta, poi, come rianimata, si volta di colpo e scende le scale.
Ritorna dopo pochi secondi con il fiatone e, in mano, un volantino pubblicitario di qualche supermercato. Ne strappa un piccolo pezzo rettangolare, estrae una penna dalla borsa, e appoggia il foglietto alla porta.
Inizia a scrivere.
Dopo aver firmato, si blocca con la biro a mezz'aria. Un pensiero le attraversa la fronte, come una musica lontana, il labbro inferiore s'incurva verso l'interno della bocca. La sua mano, incerta, aggiunge una postilla sul fondo.
Un secondo dopo il biglietto è sotto la porta d'[[ingresso]], Milena sulle scale.*](elseif:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <25)))[Il pianerottolo, visto dallo spioncino della [[porta]], sembra una boccia da pesci arredata per umani: un tronchetto della felicità depresso, piastrelle smorte, luci al neon. Forse c'è qualcuno, in lontananza, che sta urlando furibondo.](elseif:$sveglia is 0 and ($tempo is >5 and $tempo is <14))[Un uomo con in mano una mazza da baseball si aggira per il pianerottolo e passa più volte davanti alla porta. Gesticola, si sbraccia, parla ad alta voce. Sembra pericoloso.](elseif:$sveglia is 0 and ($tempo is 14))[Un uomo con in mano una mazza da baseball bussa, anzi, percuote la porta d'ingresso. Urla cose incomprensibili. La porta [[vibra]].]Un sensore piezoelettrico (dal greco *piezein*, comprimere ed *electron*, ambra) permette, detta in modo semplice, di rilevare sollecitazioni meccaniche e commutarle in carica elettrica. È fissato alla [[porta]] con dell'adesivo telato e un filo elettrico lo collega a una [[lattina di coca cola]] sul pavimento dell'[[ingresso]]Esattamente in corrispondenza della sottile lamella di luce che filtra dal basamento della [[porta]] d'ingresso, c'è una piccola porzione di suolo di forma rettangolare sgombra di [[polvere]]. Il resto del [[corridoio]] ne è pieno.
Dai bracci dell'attaccapanni del [[corridoio]] pendono inerti un [[giaccone invernale]], un poncho andino di pessima fattura e pieno di buchi e qualche vecchio cappello.Dentro alla scarpiera in [[corridoio]]:
- un paio di Stan Smith rotte numero 37,
- due paia di infradito numero 44,
- un paio di espadrillas numero 44,
- un paio di scarpe scamosciate modello inglese numero 43,
- un paio di scarpe da running nuove numero 44,
- molti spazi vuoti.(set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Dalle tapparelle abbassate filtra una luce grigia. Una stampa incorniciata brilla sopra alla testata del letto. Saverio e Milena dormono sotto al piumone. All'improvviso, due piccole luci verdi si illuminano sul comodino di Saverio. Per tutta la stanza si diffonde la lambada. Saverio alza un braccio nudo da sotto al piumone, schiaccia la testa della sveglia. Torna a dormire.
Dopo cinque minuti, la lambada torna ad infestare l'aria.
Questa volta Saverio si tira su a sedere, si stropiccia gli occhi, lascia suonare la sveglia per qualche secondo prima di decidersi a spegnerla.
Milena mugugna nel dormiveglia.
Saverio la guarda, sorride, si china a baciarla sui capelli.
Poi si cambia rapidamente, va a lavarsi la faccia nel [[bagno piccolo]] ed esce in [[corridoio]].*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[La porta che dà sul [[corridoio]] è socchiusa.
La camera è spaziosa, ha un [[letto matrimoniale]], [[due comodini]], una [[cassettiera]], un [[armadio quattro stagioni]], due sedie. Una porticina chiusa conduce al [[bagno piccolo]].
Un'[[ampia finestra]] si affacia sulla strada.](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Una donna dai capelli rossi, in tailleur grigio, apre di colpo la porta, fa entrare Saverio e Milena.
"E questa è una camera in più. Può essere un secondo studiolo o, se avete intenzione in futuro di allargare la famiglia..."
Milena si aggira a passo lento per la stanza, con una mano si accarezza la gola. Sorride guardando Saverio: "È molto luminosa!".
Saverio annuisce e sorride di rimando, un po' imbarazzato. Si avvicina alla finestra, passa un dito sul davanzale, guarda fuori. In strada c'è una gazza che banchetta con un grumo di carne insanguinata, spiaccicato sulla strada. l'uccello s'interrompe, si gira verso di lui; sembra fissarlo.
"Bene! Se volete seguirmi in salotto, posso mostrarvi le pratiche che servirebbero per il mutuo", la donna coi capelli rossi è sulla soglia, ha già un piede in [[corridoio]].
Saverio trasale, poi si pulisce il dito dalla polvere passandolo sul retro dei jeans: "Certo, certo... arrivo subito".*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Questa camera è ancora più [[vuota]] delle [[altre|corridoio]].](set:$tempo to $tempo+1)(if:$tempo is 14)[Qualcuno bussa alla [[porta]]. Urla, strepiti, parole divorate dall'ira.](if:$tempo is 19)[(set:$sveglia to 0)*La lattina sveglia smette di suonare. La polvere, lenta, si deposita al suolo. La casa torna ad essere buia e vuota.*](if:$tempo is 24)[(set:$sveglia to 1)Poiché nessuno può spegnerla, la lattina-sveglia si riattiva ogni 5 minuti. Ancora una volta, la casa si popola di lambada e fantasmi.](if:$tempo is 30)[*Tutti i fantasmi scompaiono.
Tutti tranne uno, così vivido e risoluto da sembrare in carne ed ossa.
È Saverio: indossa una giacca nuova, ha la barba sfatta e gli occhi rossi. Taglia un pezzo di nastro telato, attraversa il corridoio scavalcando la valigia, raccoglie da terra il sensore piezoelettrico e lo appiccica alla porta. Scorre con lo sguardo il filo fino alla lattina; un angolo delle labbra si alza appena, amaro.
Poi apre la porta e batte da fuori. Immediatamente la lambada, ottusa e suadente, riempe le stanze e si proietta nel pianerottolo.
Saverio chiude la porta, si china per spegnere e riaccendere la sveglia, poi raccoglie la valigia ed esce. Prima di chiudere di nuovo, questa volta delicatamente, si sofferma a guardare una [[tela di ragno|tela]] vuota che pende dal soffitto.
"A questo servono le trappole", pensa, "a disegnare un assenza".*]
(if:$sveglia is 1 and $tempo is <30)[*Il volto nello specchio appartiene a una donna. I capelli sono bagnati. Le labbra, appena aperte, lasciano scoperto un po' del bianco dei denti. Non c'è nulla nel suo sguardo.
Qualcuno sta parlando ad alta voce dalla stanza accanto, sovrastando la tele accesa e il silenzio del [[corridoio]]: "Cioè: Di Maio. Cioè, capisci? Di-Ma-io. Siamo in un paese in cui il primo partito è nelle mani di Di Maio... Siamo nelle mani di Di Maio!".
Il corpo nello specchio sembra quello di un'altra persona. Sembra finto. È nudo, è gonfio, è bianco, ed è coperto di brividi. Sembra il corpo di un morto.
Tra le gambe, che scompaiono nella vasca, ci sono rivoli scuri. Da una mano pende inerte il doccino, spento.
La voce insiste: "Speriamo solo che non formi un governo con la Lega. Dio, fa' che non formi un governo con la Lega!"
La mano nello specchio aziona il doccino. Un getto si abbatte sul fondo della vasca.
Lo specchio non mostra i rivoli d'acqua, nessuno li vede sospingere il grumo di tessuti giù nello scarico.*](if:$sveglia is 0 and ($tempo is <14 or ($tempo is >18 and $tempo is <24)))[Arrivando dal [[corridoio]] il bagno grande si presenta così: sulla parete di fondo c'è una [[finestra|finestra3]], sotto un calorifero. Sulla sinistra una vasca da bagno e un mobiletto. Sulla destra un [[lavandino]], un secondo mobiletto sospeso e uno [[specchio]], un [[WC]] e un bidet.]Sul pavimento dello [[sgabuzzino]] sono accatastati tre scatoloni di cartone a nido d'ape.
Il [[primo scatolone]] è largo e piatto.
Il [[secondo scatolone]] è alto e profondo.
Il [[terzo scatolone]] è quadrato e molto pesante.
Tutti e tre recano sul fianco la scritta a pennarello **ROBE DI MILENA**.Dentro al primo dei [[tre scatoloni]] ci sono dei quadri imballatti nel [[pluriball]].
Una [[linoleografia]] di una volpe che rincorre una lepre che rincorre la volpe.
Una stampa fine art tratta da un libro di [[Tony Wolf]].
Una serie di tre disegni originali a rapidograph raffiguranti delle immagini ispirate alle canzoni di [[Leonard Cohen]]. Tutti e tre recano la firma *Milena Djorjevic*, il terzo una dedica.
Altre opere di minore interesse.Il secondo dei [[tre scatoloni]] è pieno di indumenti gettati alla rinfusa.
Molti sono unisex: jeans a vita alta, magliette di gruppi sconosciuti, qualche maglione sformato, calze di spugna.
Altri sono da donna: pantacollant, gonne scozzesi, reggiseni, slip, maglie a maniche lunghe sancrate, qualche camicetta.
All'interno di un astuccio protettivo, un vestito a tubino stile optical anni sessanta.L'ultimo dei [[tre scatoloni]] è pieno zeppo di libri di filosofia e saggi di scienze umane.
Alcuni recano sulla costa l'adesivo di una biblioteca universitaria di Torino. Sul taglio, invece, delle etichette colorate indicano con diligenza temi e passaggi importanti. Solo alcuni testi sono contrassegnati anche da vistose, fastidiosissime, orecchie alle pagine: *[[Ombre corte]]* e *[[Strada a senso unico]]* di Walter Benjamin, *[[Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti]]* di Carl Gustav Jung, *[[Umorismo e altri saggi]]* di Pirandello e *[[Maldoror. Essai sur Lautréamont et son oeuvre]]* di M. Jean e A. Mezei.(set: $schiaccia to $schiaccia+1)
(if: $schiaccia is 1)[[[PLOP|primo scatolone]].]
(elseif: $schiaccia is 2)[[[PLIP-PLOP|primo scatolone]].]
(elseif: $schiaccia is 3)[[[PLOP PLOP PLIP|primo scatolone]].]
(elseif: $schiaccia is 4)[[[PLOP PLOP PLOP PLOP PLOP|primo scatolone]].]
(elseif: $schiaccia is 5)[[[PLA-PLIP-PLOP-PLOP|primo scatolone]].]
(elseif: $schiaccia is 6)[[[PLOPPETE|primo scatolone]]!]
(elseif: $schiaccia is 7)[[[Fff|primo scatolone]]...]
(elseif: $schiaccia is 8)[[[PLAH-PLAH-PLOP|primo scatolone]]!]
(elseif: $schiaccia is 9)[[[PLOP-PLOP-PLOP-PLOP-PLOP-PLOP-PLOPPLOPLPLOLPLOLPLOLPLOLPLPOLPLOPLPPLOLPOLPLOLPLPLPLOLPLPLPLOLPPPOLPOPLPLPLPLOLPPLPOLPLOPLPLPLPOLPLOLPLPLPLOPLPPLOPLPLOPLPLOLPL|primo scatolone]].]
(else:)[[[Mo' basta|primo scatolone]].]La linoleografia è una tecnica di stampa diretta su carta o cartone mediante una matrice di linoleum incisa e inchiostrata.
La duttilità e il prezzo contenuto dei materiali rendono questa tecnica di incisione la prediletta da amatori e principianti.
Tra le altre opere di minore interesse cotenute nel [[primo scatolone]], molte sono linoleografie.Antonio Lupatelli (Busseto 1930 - Cremona 2018), in arte Tony Wolf, è stato un illustratore per l'infanzia. Tra i suoi libri più famosi, le Storie del bosco, Pingu e, sotto lo pseudonimo Oda Taro, la serie di Pandi.
La stampa rappresenta una sezione di ceppo d'albero in un paesaggio coperto di neve. Al suo interno, una minuscola e dettagliata abitazione in legno, simile a una baita. Nella camera da letto, sotto il pesante piumone matrimoniale, due grilli svernano felici.
Sembra l'unica opera di un certo valore tra quelle contenute nel [[primo scatolone]].I disegni rappresentano tre strofe di altrettante canzoni del noto cantautore canadese. Su ogni foglio, oltre alla firma autografa dell'autrice, è presente una libera traduzione in italiano del verso illustrato.
*Sono nato così,
Non avevo scelta,
Sono nato con il dono
Di una voce d'oro.*
*C'è una crepa
Una crepa in ogni cosa:
Da lì entra la luce.*
*A passo di danza
conducimi
fino alla fine
dell'amore.*
Sul retro del terzo una dedica a matita:
*saranno la prima cosa che appenderò [[nella nostra nuova casa|tre scatoloni]].
Ti amo Saverio.*
M. *maggio 2015*“Ma se un poeta moderno dice che per ciascuno c’è un’immagine che fa sprofondare tutto il mondo, per quanti essa non si leva da una vecchia scatola di giocattoli?”
Gli [[altri libri|terzo scatolone]] sembrano almeno altrettanto noiosi."Le citazioni, nel mio lavoro, sono come briganti ai bordi della strada, che balzano fuori armati e strappano l’assenso all’ozioso viandante."
Gli [[altri libri|terzo scatolone]] sembrano almeno altrettanto noiosi.“Allo stesso modo in cui la psiche e la materia sono contenute in un solo e medesimo mondo, si trovano, inoltre, in contatto permanente e sono supportate – in ultima analisi – da fattori trascendenti incomprensibili; infatti, è possibile, e anche molto probabile, che la materia e la psiche siano due aspetti differenti della stessa e unica cosa. I fenomeni sincronici mi sembrano volgere in questo senso: il “non psichico” potrebbe comportarsi come il “psichico”, e viceversa, senza che vi sia una relazione causale fra loro.”
Gli [[altri libri|terzo scatolone]] sembrano almeno altrettanto noiosi."In certi momenti di silenzio interiore, in cui l'anima si spoglia di tutte le finzioni abituali, e gli occhi nostri diventano più acuti e penetranti, noi vediamo noi stessi nella vita, e in se stessa la vita, quasi in una nudità arida, inquietante; ci sentiamo assaltare da una strana impressione, come se, in un baleno, ci si chiarisse una realtà vivente oltre la vista umana, fuori delle forme dell'umana ragione. Lucidissimamente allora la compagine dell'esistenza quotidiana (...) ci appare priva di senso, priva di scopo; e quella realtà diversa ci appare orrida nella sua crudezza impassibile e misteriosa, poiché tutte le nostre fittizie relazioni consuete di sentimenti e d'immagini si sono scisse e disgregate in essa. Il vuoto interno s'allarga, varca i limiti del nostro corpo, diventa vuoto intorno a noi, un vuoto strano, come un arresto del tempo e della vita, come se il nostro silenzio interiore si sprofondasse negli abissi del mistero. Con uno sforzo supremo cerchiamo allora di riacquistar la coscienza normale delle cose (...) ma a questa coscienza normale (...) non possiamo più prestar fede, perché sappiamo ormai che sono un nostro inganno per vivere e che sotto c'è qualcos'altro, a cui l'uomo non può affacciarsi, se non a costo di morire o d'impazzire. È stato un attimo; ma dura a lungo in noi l'impressione di esso, come di vertigine, con la quale contrasta la stabilità, pur così vana, delle cose: ambiziose o misere apparenze. La vita, allora, che s'aggira piccola, solita, fra queste apparenze ci sembra quasi che non sia più per davvero, che sia come una fantasmagoria meccanica. E come darle importanza? Come portarle rispetto?"
Gli [[altri libri|terzo scatolone]] sembrano almeno altrettanto noiosi."Lo stesso Jacques Vaché si era domandato: «Perché la sveglia ha tanto umour?».
Potremmo rispondere perché questo meccanismo disorganizza insieme due sistemi, cosciente e incosciente, arrestando bruscamente il sonno e il sogno, precipitando l'individuo nella veglia, mentre si prolunga un suono musicale ossessivo; non c'è più allora, nella sfortunata vittima, né convergenza né divergenza, ma uno stato psichico assolutamente turbato, simile al niente, che è tanto più diffcile a dissiparsi di quanto non pensino comunemente coloro che hanno la sfortuna di servirsi di questo strumento".
Gli [[altri libri|terzo scatolone]] sembrano almeno altrettanto noiosi.Nelle tasche del giaccone che pende dall'[[attaccapanni]]:
- alcune monetine di rame;
- un biglietto del treno A/R per Torino, la data è di qualche mese fa, appena prima del lockdown di marzo;
- una scatoletta di cartone contenente tre chewing gum non più edibili;
- uno scontrino di farmacia, stessa data del biglietto: 6 condom --- 8 euro;
- un volantino accartocciato che pubblicizza una serata di musica noise in un centro sociale torinese, stessa data dello scontrino;
- una consumazione omaggio non utilizzata.Sono le 24 e $tempo minuti, è inverno, la città è in zona rossa.
Là fuori è ancora meno interessante che [[qua dentro|studio]].Appesi al muro dello [[studio]], disposti con cura in una rastrelliera, ci sono un basso acustico, un basso elettrico, due chitarre elettriche, un ud, una balalaika, una tromba e un vecchio basso elettrico coperto di adesivi recante sul retro la scritta **SAVERIO** a bomboletta (ovviamente la A è cerchiata).
Sopra agli strumenti, incorniciati, una decina di poster di serate e festival di musica hardcore punk, noise ed elettronica. Il minimo comun denominatore è il nome in cartellone di Saverio Pardi e il fatto che sponsorizzano eventi avvenuti tra il 2002 e il 2016.Lo [[studio]] è dominato da un gigantesco banco di lavoro. Sul tavolo si trovano un mac fisso, alcune schede [[Arduino]], svariati dispositivi di memoria digitale, attrezzi per il fai da té, [[giocattoli elettronici]] smontati, due sintetizzatori, fili elettrici, una loop machine, una vecchia pedaliera artigianale con effetti per strumenti a corde elettrici. In una piccola libreria appoggiata sul tavolo, contro il muro, sono accatastati alcuni manuali per il [[circuit bending]], una biografia di [[John Cage]], libri su Luciano Berio e le avanguardie musicali del '900, diverse [[fanzine]] di musica underground; i passaggi più interessanti sono segnati con vistose orecchie alle pagine.Il vuoto è l'assenza di materia in un determinato volume di spazio.
La [[camera da letto piccola]] ne è [[piena]].
Il pieno è l'antitesi del vuoto, ed è tecnicamente impossibile da ottenere.
La [[camera da letto piccola]] non fa eccezione. E, forse, non avrebbe fatto differenza.
(set: $pieno to 1)Il divano contro la parete del [[salotto]] sembra piuttosto comodo, anche se un po' sfondato. Al suo fianco, per terra nella polvere, alcune casse di vinili e un'imponente colonna porta CD. Sopra di esso, invece, tre chiodi orfani, in corrispondenza di tre rettangoli di muro più chiaro che spiccano nell'intonaco ingiallito dal fumo.Il tavolo tondo nel centro del [[salotto]] è ricoperto da una vecchia cerata a quadri, piena di macchie gialle di nicotina. Sopra, un posacenere con dentro una sigaretta spenta a metà. Tenuto fermo da un accendino scarico, un [[piccolo biglietto]] rettangolare scritto frettolosamente a penna.Un mobile basso e lungo poggia contro la parete del [[salotto]] opposta a quella del [[divano]].
Sopra di esso, una piccola televisione, qualche DVD, un vassoio che ospita bottiglie semi-vuote di liquore. Un giradischi e un impianto stereo collegati a un'imponente set di casse.
Sopra ad una mensolina, alcuni faldoni [[porta documenti]].Sul [[tavolo]], vicino al Mac, si trovano alcune schede e accessori Arduino. In un portacarte da ufficio, languono fotocopie di piccoli progettini didattici, illustrati passaggio per passaggio, indirizzati alla IV B dell'Istituto Tecnico Olivetti.
Da Wikipedia:
*Arduino è una piattaforma hardware composta da una serie di schede elettroniche dotate di un microcontrollore. È stata ideata e sviluppata nel 2005 da alcuni membri dell'Interaction Design Institute di Ivrea come strumento per la prototipazione rapida e per scopi hobbistici, didattici e professionali. Il nome della scheda deriva da quello del bar di Ivrea frequentato dai fondatori del progetto, nome che richiama a sua volta quello di Arduino d'Ivrea, Re d'Italia nel 1002.
Con Arduino si possono realizzare in maniera relativamente rapida e semplice piccoli dispositivi come controllori di luci, di velocità per motori, sensori di luce, automatismi per il controllo della temperatura e dell'umidità e molti altri progetti che utilizzano sensori, attuatori e comunicazione con altri dispositivi. È abbinata a un semplice ambiente di sviluppo integrato per la programmazione del microcontrollore. Tutto il software a corredo è libero, e gli schemi circuitali sono distribuiti come hardware libero e per questo motivo è molto utilizzato nella didattica educativa.*In una zona del [[tavolo]] contrassegnata da un tappetino da taglio millimetrato, giacciono un vecchio Game Boy Classic Nintendo grigio sul quale è stata applicata una vistosa manopola, un Grillo parlante Clementoni quasi irriconoscibile, coperto di cavi colorati e valvole, un Furby nero borchiato a cui è stato applicato un distorsore e altri gingilli elettronici. Tutto intorno: viti, chip, fili, pezzi di plastica dura.Nella libreria sul [[tavolo]]:
**CIRCUIT-BENDING**
***Build your own alien instruments***
by Reed Ghazala, The father of Circuit-Bending.
*Free the Ghost in the Machine
Create the sounds of another dimension
This is TOTALLY TWISTED!
How to get new noise from old toys.*Nella libreria sul [[tavolo]], annotazione a matita su bordo pagina:
*Alea,
Un colpo di dadi non abolirà mai il caso?
Ma una biografia non è una condensazione
una sintesi organizzata della vita
una volontà di trovare l'uomo
l'uomo tutto intero
dove l'uomo non c'era?*Double-click this passage to edit it.***CORTOCIRCUITI 4 - Aprile 2013***
Pag.6
*Intervista a Saverio Pardi, un genio elettrico tra Berio e i Negazione*
Vanchiglia è un quartiere immobile, incastrato in una ripetizione sempre identica degli anni '60, un gioco di ruolo ambientato in una Torino che non c'è più. Sartorie, ciabattini e altre botteghe artigiane si sporgono sui corsi ortogonali, tutti uguali. Nei bar, il cocktail più servito è il vino bianco macchiato Cynar, l'Happyhour alle 10:30 AM.
Non stupisce che Saverio Pardi, che a soli 30 anni è già considerato un grande vecchio scorbutico della scena underground, abbia scelto di installarsi qui con il suo carrozzone elettromagnetico. Artigiano tra gli artigiani, antico nell'avanguardia.
Entrando nel suo studio - o sarebbe meglio dire "scendendo", dato che si tratta di un sottoscala di uno stabile non esattamente signorile - l'atmosfera è densa dell'odore di circuiti bruciati e idee folli. Lo troviamo seduto su una palla gonfiabile da yoga, mentre traffica con un vecchio Tamagotchi; un inspiegabile misto fra Steve Jobs e un nichilista russo. Ci accoglie con un sorriso non esattamente spontaneo, ci fa sedere - fortunatamente su una sedia di legno e paglia - e si presta con grande pazienza a rispondere alle domande.
***Dunque Saverio, perché Vanchiglia?***
Sai, Giovanni, dopo che si è infranta l'avventura collettiva di "Echi sum", giù a San Salvario, ho sentito il bisogno di un posto dove raccogliere le idee in tranquillità. È stata un'esprerienza breve ma ha lasciato ferite profonde in tutti noi: è stata la riprova che la nostra non è un'epoca adatta per l'organizzazione, la movimentazione. Noi, non siamo adatti. Guarda l'esperienza dell'Onda, guarda i frammenti che ci sono qui intorno, sparsi in tutta la città e dentro di noi. Avevo bisogno di un labortatorio dove smontare e rimontare tutto questo, dargli un nuovo suono, almeno per me.
***E questo suono, alla fine, ha preso vita non solo per te: è appena uscito "Noisette" il tuo secondo LP (almeno come solista) per l'etichetta indipendente Kubo Diski.***
Sì, mi hanno convinto a incidere le sperimentazioni che faccio qui sotto. Ma per me non è davvero importante quello che c'è dentro al disco. Sia ben inteso, quelli di Kubo sono tutti dei bravi ragazzi e fanno un ottimo lavoro; sono io che non riesco a concepire la musica in quel modo. Qualcuno dice che registrare è come fare la "fotografia", la "polaroid" di un momento del processo artistico, ma io non la penso così perché ho grande stima della fotografia come arte in sé. Se è una fotografia, è un'immagine scattata da una macchinetta compatta, durante un happening, per documentare la cosa su qualche giornaletto (senza offesa). E spesso inquadra il punto sbagliato dell'azione.
***Allora perché registrare?***
Sembra la domanda di Pasolini nel Decameron. La risposta però, almeno per me, è molto terra-terra. Questo spazio costa, la manutenzione degli strumenti, il tempo che spendo qui sotto invece di lavorare, le bollette... tutto costa. Quando giro con le mie performance, la gente vuole qualcosa da portarsi a casa, un pezzo di quello che ha visto, come se la confortante realtà materiale di un vinile o di un cd potesse davvero custodire, complicata in sé, un'esperienza. Forse non è giusto fomentare questa illusione, ma io la prendo come una dimostrazione di affetto da parte di chi acquista il prodotto senza rendersi conto di aver già preso parte al processo, che è quello che conta.
***Cosa c'è, allora, dentro a questo disco?***
Sto ragionando molto sul concetto di non intenzionalità. Credo che l'assenza, il vuoto formale, siano, se non una salvezza, un tentativo per riconsiderare la propria posizione in un contesto sempre più pieno e denso, dove l'affermazione individuale è diventata l'unica cosa che conta. Un modo per ridimensionare l'ego, lasciare spazio all'ambiente. Forse è una fuga, forse una rincorsa, un modo per prendere fiato; ma al momento mi sembra l'unica opzione sensata. Scomparire per non aggiungere volume al chiasso assordante di questi giorni. Credo che nel disco, che pure paradossalmente mi rendo conto essere un ennesimo prodotto, si possa trovare traccia di questa ritirata. C'è molto vuoto, lì dentro.
***La tua carriera musicale è decisamente curiosa e segnata da svolte, cambi di rotta, infatuazioni. Cosa ti ha portato dal punk hardcore degli inizi alla musica noise? È stato un percorso necessario?***
Non so dire se fosse necessario. Non so ricostruire un percorso sensato. Farlo sarebbe organizzare in una narrazione forzatamente parziale qualcosa che, fondamentalmente, è accaduto sbattendosene del mio punto di vista. Forse, semplicemente, sono invecchiato e non avevo più voglia di saltellare con un basso a tracolla. Sicuramente molto di ciò che mi è successo ha a che fare con Milena *(ndr. Milena Djurcevic, la sua compagna, che le malelingue chiamano "La Yoko Ono del punk torinese")*.
***Cosa ti aspetti dal futuro? Progetti?***
Per ora continuerò a smontare oggetti e a programmare suoni qui sotto, ma molto dipende anche da cosa mi toccherà fare per guadagnarmi da vivere, dato che la musica non è più sufficiente. O forse io non sono più capace di adattarmi a vivere con quel poco. Milena, ad esempio, ha cominciato a insegnare. Il mondo della scuola è un disastro, ma è una fonte di reddito, nonostante la precarizzazione feroce che sta subendo. Una opzione non peggiore di altre, ma richiede felssibilità negli spostamenti, incertezze; ancora una volta: rinuncia a un progetto stabile di vita. E la sola certezza che ho, è che il mio futuro è legato a doppio nodo al suo. Sto cercando di trasformare questo posto in un laboratorio; una saletta prove, si sarebbe detto ai tempi del liceo. Può funzionare come no. Mal che vada, ho ancora la mia laurea in chimica che prende polvere nell'armadio.
Saluto Saverio e lo lascio ai suoi [[esperimenti sotterranei|tavolo]], augurandomi che questa nuova avventura gli giri bene, perché non augurerei a nessuno di ritrovarselo come prof. Quando risalgo dallo scantinato, mi attende l'aria umida della Dora, la calma della domenica torinese. Un'atmosfera rarefatta e dolente non dissimile dal gusto che lascia nelle orecchie l'ascolto di *Noisette* (Kubo Diski, 2013).
*di Giovanni Galli**Hai cambiato la serratura.
Ho provato a bussare, ma non c'eri.
Mi serviva un libro per scuola.
Se non l'hai già fatto, puoi mettere la mia roba negli scatoloni?
Passerò nei prossimi giorni, sperando di non prendere una multa.
Grazie,
M.
P.S. Ieri, per un attimo, non mi ricordavo più come fa la lambada.
Forse sarà presto solo un ricordo [[vuoto|salotto]]*Nella mensola sopra al [[mobile TV]] ci sono diversi porta-faldoni. Alcuni sono vuoti. Altri riportano i seguenti titoli, scritti sulla costa a pennarello:
**MUTUO**
**BOLLETTE 2016/2018**
**BOLLETTE 2018/2020**
**SCUOLA**
**AUTO**
**CHIUSURA STUDIO**
Dentro al mobiletto di lamiera del [[balcone]], coperte dal telo di plastica, dormono alcune piante nei loro vasi.
Un ibisco poco in forma, due basilici morti, alcune piante grasse piuttosto resistenti, un rosmarino secco. Poi guanti da lavoro, qualche strumento da giardinaggio urbano, un sacco di terra vuoto per 3/4.[[.|balcone]]Sul piano da lavoro della [[cucina]] ci sono resti mummificati di pezzetti di cipolla, polvere di caffé che disegna il fondo ottagonale di una caffettiera, briciole. La lavastoviglie è piena di utensili puliti, mai riposti nei cassetti. A fianco della lavastoviglie, un [[lavandino che perde]].(set: $goccia to $goccia+1)
(if: $goccia is 1)[[[PLOCK|lavandino che perde]].]
(elseif: $goccia is 2)[[[PLICK-PLOCK|lavandino che perde]].]
(elseif: $goccia is 3)[[[PLOCK PLOCK PLICK|lavandino che perde]].]
(elseif: $goccia is 4)[[[PLOCK PLOCK PLOCK PLOCK PLOCK|lavandino che perde]].]
(elseif: $goccia is 5)[[[PLA-PLICK-PLOCK-PLOCK|lavandino che perde]].]
(elseif: $goccia is 6)[[[PLOCKETTE|lavandino che perde]]!]
(elseif: $goccia is 7)[[[P...P...P|lavandino che perde]]...]
(elseif: $goccia is 8)[[[PLAH-PLAH-PLOCK|lavandino che perde]]!]
(elseif: $goccia is 9)[[[PLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLOCK|lavandino che perde]].]
(else:)[[[Mo' basta|piano di lavoro]].]Il frigo in [[cucina]] è [[chiuso]] ma acceso: da dietro proviene il costante ronzio della [[ventola]]. Sullo sportello del freezer, bloccato da una calamita a forma di Hello Kitty, un [[bigliettino]].Sono le 24 e $tempo minuti, è inverno, la città è in zona rossa.
Là fuori è ancora meno interessante che [[qua dentro|cucina]].Sono le 24 e $tempo minuti, è inverno, la città è in zona rossa.
Là fuori è ancora meno interessante che [[qua dentro|bagno comune]].Dentro al lavandino del [[bagno comune]], alcune rivoli di dentifricio incrostati e tartaro hanno disegnato un involontario Pollock. Dentro al bicchiere ci sono un dentifricio spremuto dal centro e due spazzolini. Uno dei due è asciutto, l'altro ancora umido.La tavoletta è alzata. Dal fondo delle tubature arriva un rumore continuo e profondo, come un gorgoglio che rimbomba lungo le pareti del [[bagno comune]].Nello specchio del [[bagno comune]], la vasca vuota sembra una bara di porcellana. Tutto sa di morte qui dentro.Il letto della [[camera da letto grande]] è sfatto.Metà del coprimaterasso è attraversata da spiegazzature, l'altra metà e liscia. Uno dei due cuscini è per terra, un angolo infilato [[sotto al letto]]. Un metro sopra alla testata, un chiodo solitario trafigge il muro. Uno dei due comodini della [[camera da letto grande]] ospita una lampada, un bicchiere vuoto, *Il sistema periodico* di Primo Levi con una vistosa orecchia nel punto dove è stata abbandonata la lettura, un piccolo spazio circolare privo di polvere. Nel suo cassetto: una [[scatola]], peli, capelli, un tubetto di aspirina, il caricabatterie di un ipad, un pacchetto di sigarette vuoto, una bustina di plastica che contiene un piccolo rettangolo di cartone defustellato ormai secco.
L'altro comodino, esclusa l'abatjour, è vuoto.Nella cassettiera della [[camera da letto grande]], metà dei cassetti sono vuoti. L'altra metà pieni di calze da uomo, boxer, canottiere.
Un sacchetto di pezza emana un grazioso odore di lavanda.L'armadio quattro stagioni della [[camera da letto grande]] è quasi totalmente vuoto.
Solo qualche vecchia maglietta, un pigiama rotto, due o tre maglioni sformati, pantaloni consunti.L'ampia finestra della [[camera da letto grande]] incornicia uno squarcio periferico della città.
L'aria fuori è fredda, il coprifuoco ha svuotato le strade. Intermittenti, le sirene delle ambulanze.
Se un fiato potesse condensarsi sul vetro, rivelerebbe l'impronta di un volto triste, una sindone di sebo umano in attesa.Dentro la scatola di uno dei [[due comodini]] ci sono moltissime polaroid scattate con una vecchia macchina. Gran parte di esse sta già subendo un processo di deterioramento che rende la temperatura del colore estremamente calda, quasi rossa, bruciata.
Ci sono foto di un concerto punk, i Murazzi di notte, tre ragazze sedute sul divanetto di un locale che sorridono bevendo un cocktail, scorci del Baloon.
Una foto ritrare una ragazza vestita con un tubino bianco e nero. Ha il volto incorniciato da un caschetto scuro, poggia le braccia conserte su un muretto e abbandona la testa su di esse, languida. Sembra posare per un ritratto di Modigliani. Lo sguardo è lontano, pieno di attesa. Sullo sfondo il Po bagna i piedi della Gran Madre.I veleni sono sostanze chimiche di composizione estremamente varia che possono avere effetti dannosi, permanenti o temporanei, sugli organismi viventi.(if: $veleno is >0)[Una sostanza capace di contrastare gli effetti di un veleno è detta [[antidoto|vita]].] I ragni(if: $veleno is >0)[, come la *[[Tegenaria domestica]]*] iniettano il veleno attraverso i [[cheliceri]].
Ti piacerebbe averlo, eh? Invece no.(if: $giro is 1)[(set: $veleno to 1)]In un angolo del soffitto c'è una tela tubolare tessuta da una *[[Tegenaria domestica]]* (if: $veleno is >0)[da cui pende una [[exuvia]]. Nelle opere d'arte umane, la ragnatela può assumere il significato metaforico di fragilità, trappola, inganno, ossessione, impossibilità di trovare una via di [[fuga]]].
La *Tegenaria domestica* è un ragno estremamente comune nelle abitazioni umane, ma il suo morso, seppur dotato di un [[veleno]] abbastanza potente, non è pericoloso per l'uomo(if: $veleno is 0)[.](if: $veleno is >0)[dato che non è in grado di [[perforare la cute|tortura]]. A causa della particolare forma della sua [[tela]], è nota anche come tessitrice di imbuti.]I cheliceri sono degli organi buccali composti da un segmento basale e da zanne dure, cheratinose, utilizzate per inoculare (if: $veleno is >0)[ [[veleno]]](if: $veleno is 0)[veleno]. Come i denti di altre specie animali, possono svolgere un (if: $veleno is >0)[[[lavoro|quotidianamente]]](if: $veleno is 0)[lavoro] fondamentale nel corso del [[processo digestivo]], frantumando l'esoscheletro della vittima.L'intestino dei ragni può assorbire solo (if: $veleno is >0)[[[cibo|La Mettrie]]](if: $veleno is 0)[cibo] liquido. Questo significa che la digestione si deve svolgere, almeno parzialmente, all'esterno del corpo; perciò l'aracnide rigurgita enzimi digestivi dal mesentere dentro alla vittima, causando la liquefazione dei tessuti. Alcune specie si semplificano il compito smembrando il cadavere in pezzi con l'aiuto dei (if: $veleno is >0)[ [[cheliceri]]](if: $veleno is 0)[cheliceri]. In altri casi, una volta risucchiati i tessuti liquefatti, abbandonano l'[[exuvia]] vuota.Un'exuvia (o esuvia) è un esoscheletro (if: $veleno is >0)[[[vuoto|cella]]](if: $veleno is 0)[vuoto], macrabi resti del (if: $veleno is >0)[ [[processo digestivo]]](if: $veleno is 0)[processo digestivo] esterno dell'aracnide.
Non è raro trovarne di appese alla [[tela]] di un ragno.
(if: $giro is 0)[(set: $giro to 1)](if:$giro is 2)[(set:$veleno to 2)]Harry Houdini è stato il più grande escapista della storia.
Il suo numero più famoso, la (if: $veleno is >1)[ [[cella]]](if: $veleno is 1)[cella] della [[tortura]] cinese dell'acqua, consisteva nel riuscire a liberarsi da una cassa di vetro piena d'acqua e chiusa a chiave nella quale era stato immerso, [[appeso a un cavo|tela]], a testa in giù.(if: $veleno is 2)[ [[Morì]] di appendicite.]"Monsignore era solo nella campagna. Si avvicinò a una siepe e con uno stecchetto tolse dalla tela un grosso [[ragno|Tegenaria domestica]] (...)
Ma un altro ragno ancora più formidabile stava, in un vicino varco della siepe, al centro della sua tela. (...)
Dentro alla sua rete, a scopo di esperimento, monsignore lanciò con mossa precisa il primo ragno; il quale vi restò attaccato, invischiandosi.(...)
Non ci fu lotta. In pochi istanti il ragno fu accartocciato in un pacchetto, non poteva più muoversi. (...)
Senonché all'improvviso il prigioniero si sciolse. Non fece visibili sforzi, non diede scosse. Meditando nel chiuso della (if: $veleno is 2)[ [[trappola|fuga]]](if: $veleno is 1)[trappola], ne aveva forse decifrato il segreto? (...)
Monsignore però fu più lesto e riuscì nuovamente a staccare dalla pianta il ragno fuggiasco, senza danneggiarlo. Lo fece oscillare due o tre volte a pendolo, poi con delicatezza lo gettò per la seconda volta nella rete.
E per la seconda volta il gigante scattò(...)
Stavolta lavorava con molto impegno intorno al corpo del prigioniero e gli mordeva lentamente la schiena, allo scopo di [[avvelenarlo|vita]](...)
La sua tenaglia affondava nell'addome del suppliziato schiantando lo spessore della corteccia alla guisa di un apriscatole. (...)
In ginocchio sul prato, monsignore era chino sopra quel dolore irrimediabile. Dio, che cosa aveva fatto! Poco era bastato, un piccolo scherzo sperimentale, a rovinare una vita. Così egli stava pensando, quando notò che il ragno lo guardava: dai suoi occhietti inespressivi qualcosa di duro e cocente saliva fino a lui. Si accorse pure che il sole era disceso: alberi e siepi si facevano misteriosi fra lanugini di nebbia, aspettando. E adesso chi si muoveva alle sue spalle? Chi sussurrava piano piano il suo nome? No, pareva proprio che non ci fosse (if: $veleno is 2)[ [[nessuno|Morì]]](if: $veleno is 1)[nessuno]".
I reziarii, in *Sessanta racconti* di Dino Buzzati.<img style="width:500px; height:500px;" src="https://libreriaminima.files.wordpress.com/2021/03/nella-tela-2.jpg" usemap="#nellatela">
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</map>Narrano gli uomini di fede (ma Allah sa di più) che nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto involuto e arduo che gli(if: $veleno is 2)[ [[uomini prudenti|La Mettrie]]](if: $veleno is 1)[ uomini prudenti] non si avventuravano a entrarvi, e chi vi entrava si perdeva.
Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini.
Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo. Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta. Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch'egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel'avrebbe fatto conoscere un giorno.
Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con sì buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel [[deserto|exuvia]]. Andarono tre giorni, e gli disse: "Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l'Onnipotente ha voluto ch'io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo." Poi gli [[sciolse i legami|fuga]] e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove quegli morì di fame e di sete.(if: $veleno is 2)[
La gloria sia con Colui che non [[muore|Morì]].]
*I due re e i due labirinti*, Jorge Luis Borges(set:$giro to 2)Mitridate VI, Re del Ponto, poiché secondo quanto riportano le cronache temeva di venire avvelenato, tentò di(if: $veleno is 2)[ [[assuefare|tortura]]](if: $veleno is 1)[ assuefare] la sua costituzione alle tossine assumendo [[quotidianamente]] piccole dosi non letali di [[veleno]]. (if: $veleno is 2)[In tarda età, tradito dal figlio, tentò di avvelenarsi, ma non [[morì|Morì]].
"Benché io mi sia prevenuto contro tutti i veleni che uomo possa ingerire col cibo, non mi sono mai prevenuto contro l'insidia domestica, che è sempre stata la più pericolosa per i re: il tradimento dell'esercito, dei figli, degli amici."
Appiano, *Storia romana*.]Bisogna lavorare per vivere, ormai la vita è stata stabilita così; questo è l'aspetto banale dell'esistenza. Si dormono sette ore al giorno, è tempo perso, ma dev'essere così; si lavorano cinque ore al giorno, è tempo perso, ma dev'essere così. Con cinque ore di lavoro si ha di che sostentarsi, e, risolto questo problema, si comincia a vivere. È preferibile che il proprio lavoro sia quanto mai noioso ed insignificante; deve infatti solo bastare per il [[sostentamento|cheliceri]]. Se si hanno delle doti speciali, non si commetterà mai verso di queste il peccato di farle divenir sorgente di lucro. No, bisogna accarezzare il proprio talento, lo abbiamo per noi stessi, esso ci dà più gioie di quante un bambino ne dia alla propria madre; lo si educa, lo si sviluppa nelle dodici ore del giorno, si dorme per 7 ore, si è inumani per cinque; e così(if: $veleno is 2)[ [[la vita diventa abbastanza sopportabile|vita]]](if: $veleno is 1)[ la vita diventa abbastanza sopportabile], anzi quasi bella; perché non saranno poi tanto terribili quelle cinque ore di lavoro, poiché, dato che i propri pensieri non sono mai nel lavoro, si raccolgono le forze per quell'occupazione che è il proprio [[piacere|La Mettrie]].
(if: $veleno is 2)[(...)
Esercito la professione di assessore in tribunale, sono contento del mio mestiere, credo che corrisponda alle mie facoltà ed a tutta la mia personalità, so che esige tutte le mie forze. Cerco di perfezionarmi sempre più, e, mentre lo faccio, sento anche che mi evolvo sempre più. Amo mia moglie, sono felice nella mia casa; ascolto le nenie che mia moglie canta alla culla, e il suo canto mi pare più bello di ogni canto, senza per questo credere che essa sia una cantante; sento gli strilli delpiccolo che al mio orecchio non sono disarmoniosi; vedo il suo fratellino maggiore che cresce e progredisce e guardo contento e fiducioso verso il suo avvenire; non sono impaziente, perché [[ho tempo da attendere|Morì]], e questa stessa attesa è una gioia per me.]
*Aut-aut*, Soren KierkegaardÈ raro incappare in filosofi capaci di rimanere coerenti nella pratica con le loro stesse idee. Soprattutto quando significa finire a sorseggiare cicuta in una vasca da bagno.
Per questo è ancora più curiosa l'eccezione rappresentata da Julien Offray de La Mettrie.
Medico empirista, illuminista dimenticato, [[buona forchetta|processo digestivo]], meccanicista radicale (non a caso una delle sue opere più note s'intitola *L'uomo macchina*); fu propugnatore di un gioioso edonismo che poneva il piacere come fine ultimo dell'esistenza umana.
Ripudiato dagli illuministi francesi, si rifugiò nella liberale Olanda, ma le sue opere si rivelarono troppo estreme anche per quel contesto così tollerante. Costretto nuovamente a scappare, fu accolto alla corte di Prussia, sotto l'ala del monarca illuminato Federico II. Ma anche lì, a causa delle sue tesi, gli fu impedito di pubblicare nuove opere; venne considerato alla stregua di un giullare di corte,(if: $veleno is 2)[ [[quotidianamente]]](if: $veleno is 1)[ quotidianamente] deriso dagli altri intellettuali e sorvegliato come un [[prigioniero|cella]].
(if: $veleno is 2)[[[Morì]] d'indigestione, ingozzandosi di paté d'oca.]
Dentro al [[frigorifero]] ci sono solo alcuni barattoli di antipasti sottolio a metà, un tubetto di senape spremuto dal centro, una confezione di piadine aperta, una bottiglia con un fondo di birra, chiusa con un fazzoletto di carta come tappo improvvisato.Dietro al [[frigorifero]], tra i cavi, schiaffeggiato dal ronzio della ventola, un cadavere di lucertola senza coda.*Certe parole
non vengono dette
rimangono in bocca
come ciottoli
levigati dal lento
lavorio della saliva.
Diventano
punte di lancia
e ciondoli,
diventano
le [[nostre tombe|frigorifero]].*
M. *settembre 2019*Il sensore piezoelettrico sulla porta rileva la vibrazione.
Gli occhi della lattina sul pavimento dell'ingresso si illuminano di un verde fosforeo. Lentamente, la sua mano ondeggia sull'ukulele giocattolo e una lambada distorta risuona tra i muri dell'appartamento.
La polvere, il buio, il vuoto, come segatura metallica su una piastra che vibra sulla lunghezza d'onda del LA, si coagulano in forme, liberano geometrie dimenticate.
*Alle 12 e $tempo minuti, l'[[appartamento|corridoio]] è pieno.(set:$sveglia to 1)*Nella polvere sotto al [[letto matrimoniale]], vicino al cuscino, c'è una confezione iniziata di pillola anticoncezionale.Sotto a uno scaffale di lamiera dello [[sgabuzzino]], tra i nidi di ragno, c'è una capsula bianca. Double-click this passage to edit it.
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