L’invasione degli ultraidioti | Riflessi di Natura

La serie di aforismi Riflessi di Natura è un tentativo di ridefinire l’umanità, a partire da una riflessione iniziata con La materia che amava chiamarsi umana.


L’invasione degli ultraidioti

 

10.

L’übermensh, l’oltreuomo, che tanto hanno aspettato per un secolo, dal suo evocatore Nietzsche in poi, è la materia che un tempo amava chiamarsi umana, mentre ora ha preso coscienza di essere metamorfica Natura cosciente di sé, cyborg femminista mutante nomade trans.

 

11.

La cultura europea non ha elaborato una pratica di concentrazione riconosciuta da tutta la comunità. I maestri e i docenti, nelle scuole e nelle palestre, dicono alla materia che ama chiamarsi umana: “concentrati”. Non dicono come, però, in genere. Si lascia che a insegnare le tecniche di concentrazione, in Europa, sia chi insegna yoga e zen. Per concentrarsi si impara a meditare.
Una elementare tecnica di concentrazione, che si apprende nella pratica di meditazione zen, è la respirazione. Quando si distrae, la mente che ama chiamarsi umana è tratta a fissare un punto distante da quello che dovrebbe puntare.
Respirando si elimina la causa della distrazione, scorre via con il respiro e la mente può tornare a puntare nella giusta direzione.
Quando la materia che amava chiamarsi umana respira, mente e corpo sono un’unica sostanza, palpitante. La mente svuotata diventa uno specchio su cui gli oggetti, le persone, il mondo riflettono se stessi. Corpo tra corpi, atomi tra atomi, in un respiro differente e universale: ecco l’illuminazione, il satori.

 

12.

La coscienza, secondo Giulio Tononi e Marcello Massimini, è data dall’interazione tra elementi diversi: dalla differenza, dall’enorme ricchezza di informazioni che il cervello deve escludere quando elabora le percezioni, e dall’unità, dall’assoluta integrazione delle informazioni elaborate. La coscienza si è sviluppata nel cervello che ama chiamarsi umano ma ovunque possa darsi interazione tra differenza e unità potrebbe nascere la coscienza. Non potrebbe avere coscienza una macchina senza vita, tuttavia, perché la coscienza è un attributo del vivente cosciente, consapevole di sé e di ciò che lo circonda. Dotare di coscienza ciò che cosciente non è: questo è un delirio antropomorfico, eppure è necessario un dialogo tra la materia autocosciente che amava chiamarsi umana e il resto della materia. All’intercultura occorrerà aggiungere la transcultura. Ai dizionari bilingue dizionari translinguistici. Per dotare di coscienza ciò che non ha coscienza, l’animale inconsciente, occorrerà imparare la sua lingua e insegnargli la nostra, in modo che possa sdoppiarsi e pensarsi.

 

13.

Perché homo sapiens, la specie che amava chiamarsi umana, deve difendersi da homo oeconomicus? La lotta politica è diventata una lotta evolutiva. Homo sapiens deve sconfiggere homo oeconomicus nella struggle of life, nella lotta per l’esistenza.
Fino al 1800 homo oeconomicus non esisteva. Era una figura astratta, un modello per calcoli economici, inventato da James Stuart Mill nel secolo precedente.
Homo oeconomicus era un fantoccio per allenarsi nel tiro a segno economicista e fare sempre centro. Per avere ragione, come i matti, gli economisti, secondo Mill, devono prendere in considerazione solo le ragioni economiche delle azioni umane, sgombrando il campo da tutte le irrazionalità, le convenzioni, i costumi morali e le altre regole di condotta che incidono nelle sue decisioni. Le ragioni economiche, insomma, non prevedono altre ragioni, seppure tutte umane. La ragione economica è la ragione di un essere alienato o, se preferiamo, alieno, extraterrestre.
Da fantasma, però, da concetto astratto e demone dell’iperuranio homo oeconomicus ha preso vita nel corpo di homo sapiens, che, una volta posseduto, ha subito una mutazione antropologica.
Sapiens, mutato in oeconomicus, è cresciuto in altezza e peso, nel 1800, con l’imperalismo e lo sfruttamento del mondo intero, poi, nel 1900, con l’imperalismo economico dei due blocchi e, dopo la caduta del Muro di Berlino, delle multinazionali. La globalizzazione è l’impero di homo oeconomicus.
Oggi homo oeconomicus è un malato terminale, in crisi totale, ma fa di tutto per sopravvivere con trasfusioni di sangue da ciò che resta di sano nei sapiens.
Per convincere i sapiens a donargli il sangue, il tempo e la vita, per convincerli a farsi possedere oeconomicus ha imposto la sua lingua, la lingua economica, una lingua speciale, particolare, privata, un idioma. Homo oeconomicus è idiota perché conosce solo questo idioma e traduce tutto in termini economici.
I sapiens sono sopravvissuti sulla Terra grazie all’intelligenza, che consiste nel connettere ciò che è distante, lingue, culture e fenomeni, per risolvere i problemi posti dall’ambiente.
Homo oeconomicus ha ridotto l’intelligenza alla ragione economica e ha escluso dal calcolo l’ambiente.
Per la ragione economica tutto diventa merce, piante animali persone, allo scopo di massimizzare la ricchezza. Ogni lingua, cultura e fenomeno è tradotta in termini economici, perché homo oeconomicus conosce tutte le lingue umane ma pensa in una sola, la lingua del denaro, e tutte le lingue umane riduce a quella.
Ha diritto di parola per homo oeconomicus solo chi parla la lingua del mercato, lingua di frode e propaganda.
Homo oeconomicus è idiota proprio per questo, perché pensa in una sola lingua, una lingua particolare, speciale, individualista, una lingua di chi si concentra solo sulla propria vita privata, sul proprio profitto privato e non partecipa alla vita pubblica. Paga, finanzia chi lo fa per lui. Homo oeconomicus subordina la vita politica alla vita economica.
Tuttavia, la vita economica è una vita al servizio di ciò che vivo non è, al servizio del denaro, inanimato. La vita di homo oeconomicus è una vita drogata che mira al godimento nei paradisi artificiali, tutti surrogati di un paradiso immaginario inesistente, quindi tutti paradisi insoddisfacenti e frustranti. Homo oeconomicus è frustrato e malato, depresso e ansioso.
Nella lingua idiota di homo oeconomicus l’artificiale, commerciabile, si sostituisce al naturale. E, da idiota, homo oeconomicus parla di intelligenza artificiale. Intelligente è sapiens, non i suoi artifici. È da idioti credere che un ammasso di circuiti possa essere intelligente, cioè sapiens. Neanche se formerà reti neuronali sarà intelligente, almeno finché non amerà chiamarsi umano, finché non sarà vivo, finché il sangue non scorrerà nelle sue vene. Ma a quel punto sarà vivo e non più artificiale. Intelligenza artificiale è una figura retorica, un’ipallage. A essere intelligente non è l’artificio ma l’artefice. Il fatto che la materia artefice del proprio destino, homo faber fortuna suae, abbia attribuito alle macchine la propria qualità distintiva, l’intelligenza, testimonia il dominio degli oeconomici sui sapiens.
La lotta politica contro l’idiozia economicista è diventata una lotta per l’esistenza delle specie oltre che dell’ambiente in cui la materia che amava chiamarsi umana si è sviluppata in questi 250 mila anni di evoluzione.

 


Riflessi precedenti:

La Natura allo specchio (1-8)
Il senso della vita (9)

(L’illustrazione è di Tommaso Buldini, Paesaggio triste vol. 1, 120×90 cm, acrilico su tavola)