La lotta di classe in classe ⥀ Sosteniamo l’antifascismo

Con questo articolo la Redazione di Argo esprime il suo sostegno alla Preside Annalisa Savino, schierandosi con lei a difesa dell’antifascismo e della democrazia

 

Difendiamo la libertà di parola di Annalisa Savino, la Preside minacciata dal Ministro dell’Istruzione “e del Merito” Giuseppe Valditara. Il Ministro ha paventato non ben precisate «misure» se l’«atteggiamento» della Preside, ovvero l’esercizio della sua libertà di espressione «dovesse persistere».

È noto, in effetti, che la Preside Savino, dopo i fatti di Firenze, avvenuti di fronte al Liceo Michelangiolo il 19 febbraio scorso, ha scritto una lettera agli studenti del suo liceo per reagire all’attacco squadrista e invitarli all’antifascismo militante, schierandosi con Antonio Gramsci.

Invitiamo a non considerare questo fatto da un punto di vista ingenuo, favolistico, mitico, però, come uno scontro tra Bene e Male, tra la buona Savino e il cattivo Valditara, tra la neutra Costituzione e il negativo Fascismo. C’è uno scontro ideologico in atto per l’egemonia culturale, in Italia, e questo scontro illumina i rapporti di forza esistenti tra dominati e dominatori. Così dovremmo interpretare l’affare Savino.

Ha ragione il Ministro a dire che la presa di posizione della Preside è una «politicizzazione» della vicenda. In effetti, essendo una questione politica tutto quanto avviene nello Stato, nella Polis, civiltà degli animali sociali (zoon politikon), non poteva essere altrimenti. Eppure, non basta citare l’ipse dixit aristotelico per liquidare la questione della politicizzazione.

Politicizzare un avvenimento significa riportarlo alla sua dimensione politica strutturale e permanente, mostrando che è sempre una questione di scelta: in questo caso, o si stava con gli aggressori neofascisti o si stava con gli aggrediti. Gli indifferenti, come ha insegnato Alberto Moravia prima di Antonio Gramsci, fanno il gioco dell’aggressore, quindi scelgono comunque, scegliendo l’indifferenza.

Se tutto ha una dimensione politica è perché, come ci ha insegnato Tucidide prima di Marx, la storia dipende dai rapporti di forza.

Ora, quali rapporti di forza si nascondono dietro lo scontro ideologico per l’egemonia culturale in Italia? Quali complicità hanno reso possibile portare al governo della Repubblica antifascista le forze politiche postfasciste? Cosa si nasconde dietro questo scontro ideologico che passa dall’imposizione di celebrazioni nazionali come la Giornata delle Forze armate, in una Repubblica che ripudia la guerra, e giunge alla contrapposizione tra Shoah e Fosse ardeatine, in una nazione che ha contribuito allo sterminio degli Ebrei? Come è stato possibile che ciò avvenisse? Qual è il legame esistente in Italia tra le classi dominanti e i partiti al governo negli ultimi trent’anni?

È un fatto storico acclarato che il Fascismo fu finanziato e sostenuto da grandi proprietari terrieri e grandi industriali, in funzione antisocialista, per reprimere gli scioperi nelle campagne e nelle fabbriche verificatisi nel biennio rosso 1919-1920. Ora, dopo la sconfitta del Fascismo, quali furono gli interessi economici che hanno spinto l’allora Segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti ad accettare l’amnistia dei fascisti mentre in Germania si processavano i nazisti a Norimberga? Quali interessi economici hanno portato trent’anni fa alla liquidazione del PCI da parte di un partito, il Partito dei Democratici di Sinistra (PDS), di fatto liberale, che ha eliminato dalla sua agenda politica la lotta di classe, e all’ascesa al governo del partito postfascista di Alleanza Nazionale (AN) prima, poi del suo erede Fratelli d’Italia (FdI)?

È certo che i giornali e le televisioni in mano ai grandi industriali italiani (famiglie Agnelli, Berlusconi, Cairo) non hanno insistito sul richiamo al Fascismo presente nella fiamma tricolore del simbolo di AN prima e di FdI poi. È certo che i libri, come Profugopoli, e le trasmissioni di Mario Giordano, in onda nelle televisioni della famiglia Berlusconi, hanno contribuito ad alimentare l’odio contro i migranti economici e gli altri poveri, in generale, favorendo la vittoria dei partiti di Destra alle elezioni del 2018 e del 2022. Tutto ciò mentre il Partito Democratico (PD), erede del PDS, sostituiva definitivamente la lotta di classe con la governamentalità, trasformandosi da partito dei lavoratori a partito degli amministratori dello statu quo. Il partito dei sindaci voluto dall’attuale candidato alla Segreteria del PD, Stefano Bonaccini, risponde a questa logica. E i partiti alla sua sinistra o lo hanno sorretto o hanno rinunciato a surclassarlo con l’organizzazione del conflitto, preferendo i teatri alle piazze.

L’affermazione del postfascismo è un fenomeno trentennale ed è avvenuto parallelamente alla defiscalizzazione delle classi elevate (dalla diminuzione degli scaglioni Irpef alla flat tax), al progressivo smantellamento dei diritti dei lavoratori (culminato con l’abolizione dell’articolo 18 da parte dell’allora Segretario del PD Matteo Renzi con il suo Job’s Act) e dello Stato sociale.

Questo fenomeno ha generato conflitto sociale e avrebbe dovuto aumentare il consenso nei confronti di quelle forze che sono a favore delle classi dominate, se solo esistessero in Italia forze capaci di organizzare le masse per la lotta di classe. Prima di salire al Governo se ne è avvalso il Movimento 5 Stelle, poi, stando all’opposizione del Governo Draghi, FdI. Eppure, nonostante sia stato depotenziato, il conflitto sociale continua a esistere e rappresenta un pericolo per le classi dominanti. Al loro interno c’è chi pensa sia giusto governare in modo autoritario per mantenere inalterati i rapporti di forza, a vantaggio della propria classe, e c’è chi lascia fare. Chi si oppone, come la Preside Savino, con le sue affermazioni gramsciane, ne paga le conseguenze.

Nella Repubblica italiana, nata da quella guerra civile che vide contrapposti nazifascisti e partigiani, l’egemonia culturale fu conquistata dal PCI non solo per la preparazione e la grandezza della propria classe intellettuale ma, soprattutto, per le vittorie nel conflitto sociale che ha saputo riportare, organizzando le masse fino alla conquista dello Statuto dei lavoratori e oltre. Per vincere lo scontro ideologico in atto bisogna organizzare la lotta di classe dei dominati contro i dominatori.

Per questo il modo migliore per sostenere la preside Savino, oltre a raccogliere le firme per la petizione di Priorità alla Scuola, è non solo partecipare allo sciopero globale per il clima e per la giustizia sociale contro le multinazionali del fossile e contro i governi che le sostengono, il 3 marzo; alla manifestazione antifascista di Firenze, il 4 marzo; ai prossimi scioperi degli studenti e delle studentesse, dei lavoratori e delle lavoratrici, ma occorre organizzarne altri, più partecipati, più frequenti, più efficaci. Solo così, fermando la produzione e agendo sui rapporti di forza, si combattono quanti vogliono mantenere i propri privilegi sostenendo un governo autoritario o facendosene complici con la violenza e con l’indifferenza. La Costituzione fu frutto di una lotta e affinché venga attuata, bisogna lottare.


Valerio Cuccaroni
Valerio Cuccaroni

Dottore di ricerca in Italianistica all’Università di Bologna e Paris IV Sorbonne, Valerio Cuccaroni è docente di lettere e giornalista. Collabora con «Le Monde Diplomatique - il manifesto», «Poesia», «Il Resto del Carlino» e «Prisma. Economia società lavoro». È tra i fondatori di «Argo». Ha curato i volumi “La parola che cura. Laboratori di scrittura in contesti di disagio” (ed. Mediateca delle Marche, 2007), “L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila” (con M. Cohen, G. Nava, R. Renzi, C. Sinicco, ed. Gwynplaine, coll. Argo, 2014) e Guido Guglielmi, “Critica del nonostante” (ed. Pendragon, 2016). Ha pubblicato il libro “L’arcatana. Viaggio nelle Marche creative under 35” e tradotto “Che cos’è il Terzo Stato?” di Emmanuel Joseph Sieyès, entrambi per le edizioni Gwynplaine. Dopo anni di esperimenti e collaborazioni a volumi collettivi, ha pubblicato il suo primo libro di poesie, “Lucida tela” (ed. Transeuropa, 2022). È direttore artistico del poesia festival “La Punta della Lingua”, organizzato da Nie Wiem aps, casa editrice di Argo e impresa creativa senza scopo di lucro, di cui è tra i fondatori, insieme a Natalia Paci e Flavio Raccichini.
(Foto di Dino Ignani)

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