Luigi Bernardi, Niente da capire. Tredici storie senza mistero, Perdisa Pop, 2011
Non deve ingannare il fatto che Antonia Monanni, la protagonista dei racconti di Bernardi, è una donna magistrato che ingabbia delinquenti di vario genere. Nella stordente quantità di nuova letteratura gialla che continuamente viene prodotta nel paese, l’opera di Bernardi si distingue infatti per la netta dichiarazione di non appartenenza a quel genere di letteratura.
Sagace è la citazione in epigrafe dalla Promessa di Dürrenmatt (Un fatto non può “tornare” come torna un conto…), ma laddove Dürrenmatt metteva la sorte – per non far “tornare i conti” –, Bernardi attinge piuttosto alle psicosi individuali, alle depressioni e agli impulsi. La sua protagonista ricerca, trova e interroga degli assassini che non hanno più niente da nascondere, perché mai niente hanno avuto da nascondere, e riguardo ai quali non c’è affatto “niente da capire”, allo stesso modo in cui proprio loro per primi sembrano non aver capito nulla.
Il metodo seguito dall’autore è peraltro semplice quanto efficace. È la cronaca spiccia dei giornali a fungere da serbatoio di persone, fatti, discorsi, delitti e giustificazioni. Praticamente per tutti i racconti di cui la raccolta si compone è possibile per il lettore riconoscere l’antecedente reale del crimine narrato: una donna stermina la famiglia dei vicini di casa per via del loro rumore insopportabile, un padre uccide la figlia perché questa fumava troppo, un gruppo di studenti accoltella una coetanea in un tentativo di orgia, un tizio sgozza una vecchia senza un motivo preciso…
La giudice Monanni – piacente, sui quaranta, senza relazioni stabili, dall’animo disincantato – ha a che fare con tutte queste tredici storie “senza mistero”, che sono tali perché l’assassino è individuabilissimo, sia che provi sia che non provi a nascondersi, e non ci sono alibi che tengano, né fughe che riescano, e non ci sono enigmi da risolvere. Ecco perciò che non siamo davanti a “gialli”, ma a cronache della quotidianità insensata e folle in cui viviamo.
La prosa di Bernardi è attenta, asciutta, bilanciata, mira all’essenziale. Così pure la narrazione: ciascun racconto è come fissato in uno schema in cui ogni quadro del crimine viene intervallato da un frammento di vita della protagonista. Sia il crimine sia il frammento sono ugualmente destinati a essere compresi in uno spazio breve. È una scrittura che non è fatta per sorprendere né per shockare (se si eccettua la pervasiva ironia dell’autore), bensì è più simile a una prolungata e reiterata riflessione sulla realtà.
Un aspetto curioso di questo libro è la sensazione che se ne ha alla fine. Benché dallo stesso autore catalogato come “raccolta di racconti”, Niente da capire ammette benissimo una lettura come “romanzo”: esso narra infatti un anno nella vita di una donna, una donna impavida, a volte aggressiva, a volte remissiva, un po’ frustrata – forse – ma ancora molto in forma.
Lorenzo Biagini