maggio è un mese troppo caldo per i fucili d’assalto di Riccardo Robaudi ⥀ Passaggi
Oggi la rubrica Passaggi presenta la prosa breve maggio è un mese troppo caldo per i fucili d’assalto di Riccardo Robaudi, con un’illustrazione realizzata da Andrea Capodimonte. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Andrea Capodimonte, Senza nome, 2023.
maggio è un mese troppo caldo per i fucili d’assalto stanotte hanno entrambi un nodo alla cartilagine per campi minati le tarme la gola in fiamme e la avrebbe potuta immaginata in uno stampo sopra le vie del centro barcollante verso un anfratto di case dove baci per una volta con forza contro il portone di tali passanti nottambuli un grinder e dell’erba fortuita ed imboscata così aperta-manifesta-visibile appoggiata sulla fortezza da basso in un circolo di palchi di americane influenzato dall’alcol forse durante Yellow submarine un verso in proiezione il pigmento il grado la gradazione parla se sia più o meno il caso ma guarda non mi sembra spezzando il silenzio di un’improponibile conseguenza dettata da un segreto impulso e pentita poi forse non affatto e no dice S (l’elemento) in un vestito verde acido guardarsi dritti negli occhi nudi spostarsi i capelli ha ahimè davvero delle sue implicazioni se a volte si distrae se ogni tanto con quei righi di eumelanina tòrta ci compone una lassa immaginata a voce alta detta in testa in una matassa per distrazione cronica perché la sua è una condizione terminale/cronica per casualità, groviglio situazionale cioè detta non tanto intellettuale cioè detta senza tanti cazzi gli andazzi da cui lui a lei sembrava totalmente dipendente e viceversa erano forse in ogni caso frutto di un concentrato di un insieme di leggi interne DALLA BANALITÀ DEL CENTRO. E non sapeva spiegare bene ne regolare non si sapeva bene spiegare perché questa lo contorcesse fino a quel punto se al badare alla balugine alla linea fatta di curve totalmente cadeva dall’asse cartesiano di una tua più peggiore caratteristicamente distinzione il profumo che È (senza mai sul serio afferrare le meteore autoprodotte) e che davvero voleva sentirla con tutto il corpo abbracciarla dentro urlarle contro che può urlarmi il suo mondo dentro senza esitazione che sono pronto adesso ad accogliere questo composto senza distinzione questo concentrato di saccarosio e ammoniaca per poterne fare un disegno generale mappare le molecole vagliare le citomembrane e di non avere paura allora dell’atmosfera carica di pioggia di grandine di un fulmine che tutto si può controllare della sua (anche tua) interna occasionale non tranquillità ribaltata apparente che davvero voleva abbracciarla fino a che non gli si incrociassero tra di loro le costole che vorrei toccarti e che altrettanto desidererebbe essere qualcos’altro perché si sentiva dentro ad un libro scadente qualcosa di desueto al massimo totalmente retromediocre e spicciolo un grottesco ninnolo vittima del suo vittimismo e che possiamo anche comprendere un poco le nostre reciproche posizioni senza scadere in una dama immobile con questa che si lascia immobile sulla punta del letto come certi animali fingono di essere morti e nella sua apparente immobilità pareva aveva paura di lasciarsi andare che con poco poteva frantumarsi a pezzetti senza volerlo ammettere trasparente inconfondibile ridicolmente lapalissiano e la scissione gli sembrava insopportabile a tutto tondo
Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it


Riccardo Robaudi
Riccardo Robaudi nasce a Firenze nel 2000 ma vive e lavora a Roma. Ama la cassa dritta e i moduli di sintesi, i capannoni abbandonati, le periferie disperse. Ha curato all'interno e insieme al collettivo REC il progetto di poesia visiva TILT PARADE ed i suoi versi sono apparsi sulle riviste Ellin Selae e RatPark.