Marina Romani traduce Hala Alyan ⥀ Le vele – Poesia della traduzione 8

Di fronte a sconvolgimenti, che siano interiori o epocali, la domanda è spesso la stessa, retorica quanto pragmatica: «E adesso?». Marina Romani traduce Spoiler — la risposta — della poetessa palestinese americana Hala Alyan

 

Le vele – Poesia della traduzione è una rubrica che propone versioni inedite in italiano di voci che provengono da altre lingue, luoghi e culture, per accoglierle e farle nostre attraverso il faticoso lavoro di scavo, di ricerca, di trasporto da una lingua a un’altra lingua.

(a cura di Rossella Renzi)

 


 

«E adesso?, vogliono sapere tutti. E adesso?»
È l’interrogativo centrale di Spoiler di Hala Alyan, scrittrice e psicologa palestinese americana. Alyan vive a New York, città che è stata tra gli epicentri della pandemia di coronavirus negli Stati Uniti. Con voce lirica e risoluta, nei suoi lavori la scrittrice illumina temi che hanno eco intime e globali: il calore della cultura e dei legami familiari, la frammentazione geografica ed emotiva delle identità diasporiche, l’impatto intergenerazionale di tragedie politiche — come l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein nel 1990, che ha coinvolto la sua stessa famiglia. Spoiler appare all’inizio di quest’autunno 2020. Di fronte a sconvolgimenti, che siano interiori o epocali, la domanda è spesso la stessa, retorica quanto pragmatica: «E adesso?»
La risposta — lo spoiler — che Alyan ci offre è un pugno allo stomaco e insieme la conferma di quanto sia essenziale continuare a creare.

(Marina Romani)

 

 

Spoiler

 

Si può diagnosticare la paura? L’albero rosso che fiorisce dall’utero
alla gola. È un unico nervo lungo, dice il dottore. C’è una ragione
per cui respirare aiuta, i muscoli che si allentano come un matrimonio morto.
Le mie sono cose semplici. Intossicazione alimentare a Parigi. Atri di ospedale.
Mio marito che ride in un’altra stanza. (La porta chiusa).
Per giorni, cullo il mio seno e sgrano la cisti come una perla.
Non c’è niente da guarire con la preghiera. L’albero ama chi la taglia.
Gli incubi si sono fermati, dico al dottore. Io so perché.
Si sono fermati perché li ho battezzati. Così mia madre
ed io parliamo del morire — la cosa che si manda via col lasciarla entrare.
Sono stanca di aprile. Ha ucciso le nostre matriarche, e in giardino
ho piantato un alberello di olivo nel terreno sbagliato. C’è un afflosciarsi
nei rami che mi ricorda un’amica, quella che chiama
per chiedere il senso qual è, o i pazienti che vengono da me in un turbine
di infelicità e stupore, i loro cuori come neonati dopo
la prima iniezione. E adesso?, vogliono sapere tutti. E adesso?
Io lo immagino come una spiaggia. C’è un castello di sabbia splendido,
ci sono voluti anni per costruirlo. Una fila di conchiglie rosa come frontoni,
stanze di ciottoli e legnetti. Questa è la tua vita. Poi arriva la relazione nascosta,
il tormento delle analisi del sangue, il tamponamento in autostrada. La marea si alza.
L’acqua mangia il tuo lavoro come un’orda di uccelli selvaggi. Ci sono detriti.
Un brandello di alghe e sangue dal graffio sul tuo braccio
mentre provavi a combattere la corrente. Potrebbe non succedere per tanto tempo,
ma un giorno fai scivolare di nuovo le dita tra la sabbia, ne raccogli una manciata,
dai forma ad un pavimento nuovo. Riesci a credere in tutto, allora perché non credere
che durerà? La trave di conchiglie come occhi all’imbrunire.
Sono qui per dirti che la marea non smetterà mai di avanzare.
Sono qui per dirti che qualsiasi cosa costruirai verrà rovinata, allora rendila bellissima.

 

 

La poesia Spoiler è apparsa nell’originale inglese su The New Yorker il 21 settembre 2020, link: https://www.newyorker.com/magazine/2020/09/28/spoiler

 


 

Hala Alyan è una poetessa e psicologa clinica palestinese americana. Nata a Carbondale, Illinois, è cresciuta in Kuwait, negli Stati Uniti (Oklahoma, Texas, Maine) e in Libano. Ha ricevuto un BA dall’American University of Beirut e un MA dalla Columbia University. Ha poi conseguito un dottorato in psicologia clinica dalla Rutgers University, specializzandosi in trauma e dipendenza. Le sue raccolte di poesie includono Atrium (2012), vincitrice del 2013 Arab American Book Award in Poetry; Four Cities (2015); Hijra (Southern Illinois University Press, 2016), vincitrice del Crab Orchard Series in Poetry; e The Twenty-Ninth Year (Houghton Mifflin Harcourt, 2019). Nel 2017, Alyan ha pubblicato il suo primo romanzo Salt Houses (Houghton Mifflin Harcourt). Ha ricevuto la Lannan Foundation Fellowship e, nel 2018, ha vinto il Dayton Literary Peace Prize, premio assegnato a scrittori e scrittrici il cui lavoro promuove la pace. Il suo secondo romanzo, The Arsonists’ City, sarà pubblicato nel 2021. Alyan vive a Brooklyn, NY. Suoi lavori sono visibili nel suo sito (qui).

 

Marina Romani è artista multidisciplinare, traduttrice, insegnante, e ricercatrice. Nata in Abruzzo, Italia, la sua carriera accademica e professionale si è svolta principalmente negli Stati Uniti. Ha conseguito un PhD in Italian Studies presso la University of California, Berkeley e un MA in Comparative Literature presso il King’s College London in UK. Ha presentato le sue ricerche nelle istituzioni più prestigiose di Stati Uniti ed Europa (Yale, UCLA, New York University, tra le altre) e ha tenuto corsi di lingua e cultura (storia, cinema, letteratura, scrittura e ricerca, critical thinking) a studenti provenienti da 20+ paesi nel mondo al Berkeley International Study Program e alla San Francisco State University. Inoltre, ha lavorato come esperta linguistica e culturale in aziende della Silicon Valley. Marina è performer di musica afro-portoricana, e ha svolto per tanti anni l’attività di critica musicale. Collabora come scrittrice con la San Francisco Opera. Dal 2016, Marina ricopre il ruolo di Resident Scholar and Expert per UN Women’s Global Voices Film Festival. Vive tra l’Italia e la Bay Area, California. È possibile consultare i suoi lavori e pubblicazioni su marinaromani.org e @marina_nella_.

 

*Photo credits immagine di copertina: Marina Romani

 

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