Mobilio di Antonio Francesco Perozzi ⥀ Passaggi

La rubrica Passaggi continua il suo viaggio di esplorazione della prosa breve con un testo di Antonio Francesco Perozzi. L’editoriale può essere letto qui

Illustrazione in copertina di Silvia MengoniStanza, 2021.

 


 

Ogni volta che torno a casa dei miei trovo qualcosa di diverso. Non ho avuto neanche il tempo di ribattezzarla, in realtà: mi hanno chiamato il venerdì per il lunedì e mentre scendevo a Mestre casa mia cambiava nome alle mie spalle, diventava la sede di nonni potenziali oppure di memorabilia, la bacheca di biglietti TicketOne e polaroid improvvisamente una reliquia.
A parte questo, comunque, la prima volta che sono rientrato ho trovato il mobile dello studio ritinteggiato. A casa l’abbiamo sempre chiamato “il mobile lungo”, perché copre orizzontalmente tutta la parete. In compenso è alto un metro e venti, e sopra porta una scacchiera, due foto della mia laurea, lo stereo, alcune candele. Solo che prima era marrone e adesso verde acqua.
Da me ci si diverte a intervenire sul mobilio. Come per la cassapanca in camera, che ora è bianca. Come per il divano, spostato mezzo metro verso la finestra. Come per la baracca in giardino, che mio padre ha allargato ricavando un altro stanzino sulla parte frontale. Come per l’albero in piazza abbattuto da un fulmine. Come per mio fratello maggiorenne. Come per la nuova pensilina sulla statale. Come per l’aria delle sei, che ha qualcosa di strano, sembra grigia o più solida. Come per i nuovi palazzi. Come per Toni, morto sul colpo.

 

 


Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: 

Antonio Francesco Perozzi
Silvia MengoniStanza, 2021.