Mother Memory #6 ⥀ Cindy Rinne e Toti O’Brien
Giungiamo oggi al sesto appuntamento con Mother Memory, la serie di pubblicazioni curate per Argo da Toti O’Brien, in vista della mostra da lei organizzata che avrà luogo a Los Angeles in agosto. Tutte le pubblicazioni sono visibili qui
Mi colpisce nella poesia di Cindy Rinne (con cui ho spesso collaborato a progetti artistico-letterari) l’ambiguità della voce. Mi affascina l’indeterminatezza del soggetto espressivo che oscilla tra l’umano (senza età, senza genere fisso) e il mitologico – simultaneamente familiare e alieno, situato in un interregno temporale in cui passato e futuro conflagrano. Trasudano dal verso tracce di antiche civiltà, di antiche saggezze e memorie più arcaiche, pre-sapiens, pre-homo, impulsi primordiali di vita ancora incoata. Ma l’aura primigenia è a tratti squarciata dall’acuta coscienza di un “post”, e nulla appare riconoscibile. Sembra di trovarsi su un territorio vergine, inesplorato oppure residuo, su un nuovo pianeta o invece tra le sublunari macerie di una città bombardata. Il presente quale lo conosciamo è… assente. È uno iato, un crepaccio che le voci della Rinne incessantemente ricuciono. Le creature che ci vengono incontro all’improvviso e subito si dileguano sono sempre in viaggio, alla ricerca, in costante transizione o meglio trasformazione, metamorfosi. Senza posa rammendano pezzi, i propri e quelli di quanto le circonda, assemblando un puzzle di cui hanno perso il disegno, ricercando armonie obsolete o inventandone di nuove – come accade, in termini psicologici, a chi emerge da un trauma privato o collettivo. La natura, sempre dominante nella poesia della Rinne, è ciò che fa da ponte sul baratro, consentendo di veicolare verso l’incertezza del dopo le sacre reliquie del prima. Si tratta però di una natura offesa, ferita – forte e resiliente, ma sanguinante. La natura aiuta, ma ha bisogno di aiuto.
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Paesaggio sonoro
I serpenti di Apollo sibilano all’orecchio
di Cassandra profezie a cui nessuno mai
crede Il caos che ho nel corpo
spia i segreti del buio
Ascolto più attenta
. Un paesaggio di echi
pinnacoli di roccia rossastra colonnate
Oche in volo gridano saggezza al tramonto
Cantano le streghe nel cogliere erbe mediche
zenzero anice calendula
. Dalle mie gambe spuntano arbusti
La mia nenia ne dipinge la forma
Memorie vocali della mia stirpe
sussurrano cosa era e ritorna
. Sfioro i lobi delle mie orecchie
. Il silenzio mi chiama
Soundscapes
Apollo’s snakes hiss in
. Cassandra’s ears with
. prophecies no one later
will believe Chaos in
my body listens for secrets
of the dark
I cup my ears
. Echoes map the landscape
red rock pinnacles temple
pillars Goose honks wisdom at
sunset
Witches chant gather herbs
to heal ginger calendula
. fennel
. Plants grow from my legs
I paint their presence with my song
Vocal memories of my
lineage whisper what was
and returning
. I massage my earlobes
. Silence calls me

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Condivido il dettaglio di una delle opere che ho incluso nella mostra. Úlfur Dottir («figlia del lupo») fa parte di una serie di assemblaggi che utilizzano bagagli di varia natura. Inizialmente ispirato al ricordo materno, doveva chiamarsi Intimacy. Nonostante il titolo sia cambiato, forse si ispira ancora a mia madre e riflette ancora qualcosa di intimo. Non so. Le assonanze slittano in corso d’opera, si ampliano oppure mettono a fuoco un’angolatura inattesa.
Le metà di una camicia da neonata sono affisse alle due superfici interne del baule – il davanti e il dietro dell’abito, non uguali ma quasi, punteggiati di ruggine e ingialliti dal ferro da stiro. Ai due pezzi del vestito si articolano oggetti consoni ma non speculari, parte di una narrativa comune eppure distinta. A sinistra dall’abito aggetta una gabbia-balcone dalle forme curve, solida ma non necessariamente costrittiva. Una piuma è attaccata alle sbarre, pronta all’uso. Un anello a spirale, sullo sterno, incide il merletto centrale. Poco sopra galleggia un occhio, chiuso oppure no. Una corda tubulare connette torso a torso. È leggera, flessibile, scintillante, lunare.
Tra le forme del ricordo mi colpisce in modo distinto quella preverbale, ciò che resta delle nostre prime esperienze, immuni da preesistenti narrative, non ancora articolate in parole e dunque escluse dal territorio proprio della memoria, ma incise senza dubbio nel nostro tessuto nervoso e nel nostro vissuto corporeo. In particolare, mi affascina una traccia ancora più labile, quella del gemello perduto. In corso di gravidanza ho appreso che quasi tutte le concezioni partono doppie e che quasi sempre un embrione viene precocemente espulso senza che lo si avverta. A me sembra che di questo breve compagno di strada resti il marchio, l’indentatura – una cicatrice minuscola, una forma inspiegabile di saudade, una lieve, incurabile nostalgia.
Cindy Rinne, autore e artista interdisciplinare, vive e lavora a San Bernardino. La Rinne opera nel campo della fiber art, della poesia, della creazione di zines e della performance, collaborando spesso con musicisti. La sua poesia performativa è stata inclusa nella programmazione di numerose gallerie e musei californiani, e i suoi testi poetici sono apparsi su prestigiose riviste nazionali e internazionali. Cindy Rinne ha pubblicato più di quindici libri di poesia ed è stata recentemente selezionata per un residence di scrittura al castello d’Orquevaux, in Francia. https://www.fiberverse.com/
I mixed media di Toti O’Brien sono stati esposti in mostre personali e di gruppo negli Stati Uniti e in Europa a partire dal 1995, oltre che riprodotti e recensiti in numerose riviste (tra cui «petrichor», «Anvil Tongue», «Twyckenham Note», «the Adroit») e nella collezione di saggi di M. P. Hogan Artist Descending a Typewriter. La O’Brien ha realizzato le illustrazioni e le copertine di una varietà di libri per adulti e bambini. https://totiarts.in/toti-obrien/

Toti O'Brien
Toti O’Brien è autrice di quattro collezioni di poesie e tre di prosa. Una sua raccolta di racconti, Alter Alter, è apparsa per Elyssar Press nel 2024. Collabora con saggi e recensioni su arte, società e cultura a varie riviste internazionali, e traduce poesia da e verso l’inglese, il francese, lo spagnolo e l’italiano.