Mother Memory #8 ⥀ Toti O’Brien e Nancy Kay Turner
Giungiamo oggi all’ottavo contributo della serie Mother Memory, curata da Toti O’Brien per presentare al pubblico italiano la mostra da lei organizzata a Los Angeles il prossimo agosto. Tutte le pubblicazioni sono visibili qui
Tra le varie poesie connesse al tema quella che ho scelto incapsula un brusco presagio – l’intuizione di come al declino cognitivo che segnava gli ultimi anni di mia madre si intrecciasse la mia condizione di persona lontana (dai luoghi e dalla lingua d’origine) e di ciò che da tale intreccio sarebbe derivato. Mi sembrò in modo irrazionale che nella misura in cui a mia madre risultava via via più arduo articolare verbalmente le nozioni, i luoghi, gli eventi che costituivano il nostro passato comune, tale universo già fragilizzato dalla distanza rischiasse di annullarsi del tutto. Credo che ci fosse in quell’emozione inattesa del vero e del falso. Vero è l’elemento collettivo – o solo condiviso – della memoria, che ha bisogno di incarnarsi in racconto, testimonianza, rito comune per non sbriciolarsi in scaglie mentali dai contorni imprecisi, accessibili solo alla coscienza di chi le produce. D’altra parte a volte occorre il silenzio dei “detentori della memoria”, di coloro che creano e tramandano le narrative ufficiali, perché si spezzino certi incantesimi ed emergano (come dal fango di un fiume in secca) ricordi soppressi o i frammenti semplicemente si allineino in modo diverso, a mostrare quel che prima sfuggiva – il profilo dell’ombra.
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Madre Lingua
Come ghiaia, ti scivola tra le dita
sbriciolandosi. Quanti anelli
hai addosso! Quante pietre
preziose.
La tua mente si sparge sul tappeto
come perle di una collana spezzata.
Solo adesso realizzi la vanità
di tanto ornamento.
L’oro è polvere succhiata
dal fiume assetato. Dopo un’arida
estate si intravedono
sponde fangose. Un odore
di muffa ci penetra
le narici.
I tuoi passi ora sono incerti.
Un piede, di traverso,
perde la rotta.
Madre lingua, vai in frantumi
e il mondo intero ti segue.
Il mio passato implode
se la nave che un tempo
lo contenne va a fondo.
Crepe, perdite
e infiltrazioni erano gestibili
ma con questo squarcio crolla
l’impero. Che tristezza.
Come un volo di rondini
in fuga.
Col tuo silenzio antichi
malefici si estinguono, mi sussurra
una voce all’orecchio. Non è un
suono amico, ma il rantolo
d’un rospo di latta le cui molle
si allentano mentre a te
si induriscono le labbra.
Se cessa l’incantesimo
cosa resta?
Ossa disseccate e una serpe
senza pelle, indifesa
come un tubo di gomma
da giardino.
Mi trasformo in un ignoto
alfabeto, un sacchetto
di simboli muti, una storia
mai raccontata.
Mother Tongue
How it crumbles
like pebbles slipping between your fingers.
Oh, the number of rings you possess.
Aren’t jewels stones?
Only
when your brain has scattered
like beads on a carpet
you start marveling at the uselessness
of redundant adornment.
Gold is dust
swallowed by lazy waters.
After a long season of draught
riverbanks are sunken
and a reek of mud fills our nostrils
as we walk.
Your step has become unsteady
one of your feet, askew
skids on its own course.
Mother tongue
as you lose it
the universe falls apart.
All of my past implodes
as its vessel gives in.
Cracks, leakage
infiltration were bearable.
Now this rupturing ends the empire.
Such sadness.
Like a flight of swallows
headed to Neverland.
With your silence
long-lasting spells will subside
something whispers into my ear.
Not a comforting sound
but the metallic utterance of a toy frog
whose mechanics are breaking
as your lips harden.
If the spell will dissolve
what will remain?
A dryness of bones
a flayed snake
as defenseless as a severed length
of garden hose.
I’ll become an alphabet
unknown to myself
a satchel of un-deciphered symbols
yet another story untold.

⥀
Nancy Kay Turner si autodefinisce «un’involontaria archivista/alchimista che usa materiali umili (carta da forno, carta pergamena, grappette, bustine del tè e simili) per raccontare storie dimenticate di nostalgia, lutto, amore, desiderio». Le sue installazioni, spesso di dimensioni imponenti, emanano tuttavia un senso di lievità e una vibrazione tenue, una sorta di drone, profondo e sottovoce. Tale effetto è dovuto sia alla delicatezza dei materiali usati che alla tavolozza sommessa, a volte dominata da neri e grigi, a volte da toni di ocra e ruggine, oppure bianchi e crema congiunti all’oro e all’argento. Anche quando pendono dall’alto come giganteschi tendoni e si espandono sul pavimento come tappeti, i grandi palinsesti della Turner non sembrano aggredire lo spazio. Tendono piuttosto a scavarlo, creando una zona d’ombra, un tempio di quiete che risucchia gli osservatori entro un’oasi di raccolta meditazione. Il supporto su cui l’artista incolla ed assembla una varietà di oggetti trovati (e foto, documenti, residui di un quotidiano che affonda nel passato remoto) è tutt’altro che neutro. Spesso a base anch’esso di residui (domestici, edilizi, industriali) sovrapposti, tinti, bruciati dalla fiamma o dal sole, bagnati, tagliuzzati ed erosi, è una sorta di sostanza viva, una pelle/membrana lavorata dal tempo. Su di esso si articola in scene piccole, concentrate, enigmatiche, evocative, un racconto fatto di cose perdute e ritrovate.
Nancy Kay Turner è artista, critica d’arte e fondatrice del collettivo artistico Hana Kark. Laureata e specializzata al Queens College, CUNY, l’Università di California Berkeley e la Skowhegan School of Painting and Sculpture, la sua pratica multidisciplinare (collage, assemblage, libri d’artista e istallazioni site-specifiche) si interroga sullo scorrere del tempo, la sfera domestica, la memoria e l’inconscio collettivo. Opere della Turner sono state incluse in collezioni pubbliche e private tra cui Warner Brothers Studios, ABC Studio e Glendale College ed esposte in numerose mostre nazionali e internazionali. I suoi saggi e recensioni sono stati pubblicati in un gran numero di riviste e una sua presentazione dell’artista Roland Reiss è archiviata in forma digitale nel museo The Smithsonian. https://nancyturnerstudio.com/

Toti O'Brien
Toti O’Brien è autrice di quattro collezioni di poesie e tre di prosa. Una sua raccolta di racconti, Alter Alter, è apparsa per Elyssar Press nel 2024. Collabora con saggi e recensioni su arte, società e cultura a varie riviste internazionali, e traduce poesia da e verso l’inglese, il francese, lo spagnolo e l’italiano.