Non possiamo calpestare nulla di Ddk ⥀ Passaggi
Passaggi ospita oggi una serie di brevi prose dal titolo Non possiamo calpestare nulla di Ddk, già autore per la rubrica della prosa Artaud corpo. L’editoriale della rubrica si trova qui
Immagine in copertina di Gabriele Doria, Dream #115, 2021.
primo passaggio
Incidere un taglio nella mano sinistra – poco importa se si è mancini – e attendere che l’immagine fuoriesca autonomamente. Per ingannare l’attesa si può sempre ferire anche l’altra mano – che dovrebbe essere la destra. Non ci si trova comunque di fronte ad una testimonianza.
Le linee della vita restano linee della vita anche quando non rimane nulla ad attraversarle. Dopotutto, non è un invito a dissanguarsi, quello deve venire da sé.
Resta solo da attendere: intanto, la ferita indica che non si dà terreno comune. Esangue come può esserlo solo il primo sangue, il ritorno cospira contro le date.
primo passaggio
Le date non sono mai state rilevanti, non occorre un calendario per farsi a pezzi la mano sinistra.
Quando si comincia a scarnificare è possibile anche smettere. Quello che, tuttavia, non si interrompe è il coagulo, l’intera casa si rivela come una dimensione ulteriore del coagulo, la sua trascendenza. Per questo la casa è disabitata.
Non è un invito a coagulare, solo l’attesa ne ha diritto. Spesso le persone hanno calendari in casa, molte volte possiedono un calendario anche quando non ne hanno una.
secondo passaggio
Quello che viene custodito si sottrae all’immobilità. Anemia: cammino di personalizzazione.
Abitare dove non si può fare ritorno, sequestro senza posto dove svolgersi. In due siamo mezza autopsia, in due: il sangue riconosce le sue lacune, smette di colare. Un passato comune distribuito attraverso il contrario dei trapianti e dell’estinzione. La data supplica tutte le chirurgie possibili.
Il trapianto non separa le acque, non prevede uscite d’emergenza: rigetto interno al donatore. Il rapporto di mille a uno attraverso cui l’oceano si libera del proprio peso. La provenienza di queste parole non può essere rintracciata, i fondali occupano l’intero spazio abitabile.
secondo secondo passaggio
Il sangue, pertanto, deve essere custodito. Anche dopo che l’immagine ha fatto il suo corso. Quello che viene negato nella ferita, non fa ritorno nella vista. Ma non occorre essere ciechi per sostenere la prova. Cancellare la trama senza arrendersi al contatto, spazio asettico, pareti infette. Margine al rallentatore.
Si immagini un’opera scritta in Braille fotocopiata pagina per pagina dopo averne annerito i punti. Allo stesso modo, queste parole sono una guida per quanti non vedono.
Il simulacro e il suo rapporto con il modello: una strage che allontana le proprie salme, una riserva dove ogni cosa viene custodita e nulla viene preservato col passare dei minuti.
Non c’è scarto nella mancanza. La mancanza somiglia solo a se stessa: il corpo disabile sottratto alla membrana e all’attesa. E non si può tornare indietro: tua madre resta un confine che viene tracciato, tracciato abbattuto. La sua voce è quella del diluvio indifferente alla sua destinazione, per questo si ripete dopo di te. Le voci, quindi, non possono arrivare fino a qui. La sua mano non abbandonerà la culla – che non ha mai costruito – per venire a riaccendere, spegnere, riaccendere, spegnere, riaccendere e spegnere la luce.
L’immagine che mette fuori la testa.
terzo passaggio
Anche se non si riesce a darne testimonianza, occorre una persona che apra la finestra. Non perché qualcosa debba entrare o uscire; l’operazione viene portata avanti da entrambi i lati. La mano si piega sotto il peso della casa, la casa si contorce nella proliferazione della mano.
Scontrarsi con tutte le sedute spiritiche della storia: l’udito diffuso che cancella l’intera sequenza dei timpani, nessun suono disperso nel perdono e l’udito diffuso al di fuori della propria incolumità.
La terza persona: giurare infedeltà alla scena.
Inutile porsi la domanda se sia possibile giurare infedeltà; il tradimento della sete, la rottura dei vasi parlano di un trascorso che non è mai realmente trascorso.
terzo terzo passaggio
Il grido, sempre in una lingua, si confronta con l’intero della lingua, non con singole proposizioni. Molto più specifico, il grido è sempre in minoranza, sempre minoranza.
Con la mancanza dello schianto, la terza persona sentirà il bisogno di gridare. Decomporre la propria dentatura e l’udito trasformato in carie; seppellire la vista nell’alveolo polmonare, mentre l’olfatto rovescia il rapporto con l’odore. Il tatto non è interessato dal mutamento.
Il rituale non coinvolge, frammenta. Non allo stesso modo in cui l’aborto abortisce o l’annegamento riempie d’acqua i polmoni. Non allo stesso modo in cui la cenere non si deposita mai realmente. L’uscita accompagna verso l’uscita.
Il grido deve uscire da qualche parte, non solo la bocca.
quarto passaggio
Sottrarre all’intimità di due o più corpi la temperatura che si abbassa, lo zero non è un riflesso del corpo. Da ogni parte quello che annerisce si abbrevia – disabitato, il ciclo delle rinascite si adatta al primo contatto; la terza persona schiacciata sulla seconda.
L’attesa conclude lo scavo.
Le unghie che non si vogliono separare dalla parete ricostruiscono le proprie mani. Nessuna protesi in quello che è parziale. Tracciare il diagramma in cui il margine non può essere separato dalla redenzione: la scomparsa non dispone di un metabolismo parallelo. Verificare che l’ospite continui ad attendere ai piedi del falso testimone. Il suo digiuno è di natura preventiva, un tradimento esteso oltre il ritorno.
quarto passaggio
Appeso al frigo, il testamento con il quale le metastasi vengono consegnate retroattivamente ai suoi progenitori. Ai piedi di colui che mentirà, i piedi dell’ospite cominciano a formicolare mentre la mano sinistra cancella la propria firma. Migrazioni che devono infettare la memoria.
Ogni rumore genera un nuovo animale, la cui promessa è una fase terminale. L’abbandono che riproduce tutte le forme di comunione.
quinto passaggio
Il legame con le sepolture sposta il baricentro dell’involucro, lo sfruttamento astratto del terreno e ora il pavimento si trova sotto il suolo.
La tua cartilagine è senza mediazioni, il mattino come disastro soprannumerario: il sacrificio omogeneo di quello che, estinto, torna ad estinguersi ancora. Quello che è proibito da una parte, è permesso dall’altra, finché la compassione non allontana la soglia dal suo posto.
Da dietro, la preghiera (zero a mano chiusa) che rettifica il creato – la suola calpesta solo quello che sta sopra di lei, la trasmissione di una cicatrice. Riunendosi alla voce, i tormenti e le grida del pasto sono soppressi.
sesto passaggio
Offerta insieme alla vegetazione, anche quella fuori dalla stanza, la profondità si svuota di quello che non ha mai contenuto, evitando per intero l’elemosina della materia – sequestrate dalle salme, le pieghe vengono stirate.
Quello che fa contatto smette di avere scadenze dopo la cerimonia, qualcosa di simile alle madri che tornano una seconda volta: la gestazione onnivora consuma indulgenze larvate.
settimo passaggio
La paralisi esaudisce il punto di partenza.
Prolungare il formicolio. Per fabbricarsi un nuovo sesso su misura. Congiura alla cieca, suicidio. Rifiutando lo stato di salute delle ceneri. A prescindere dalla loro verità.
Ma i vuoti possono essere portati a termine solo ad altezza del diaframma e la sottomissione pareggia le disuguaglianze dell’appetito – una simmetria che non può dimenticare; sorellanza a crudo.
Nella mutazione non ci sono sbavature.
Chi volesse proporre prose brevi per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it

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Davide Andreatta
Davide Andreatta (Verona, 1992). Filosofo, artista visivo e poeta (servendosi spesso del moniker Ddk), tra i suoi lavori Japan Weather Report, libro d'artista pubblicato presso blisterZine, An Illustrated Guide of Capitalism, progetto sotto forma di zine pubblicata da Onomatopee. Nel 2017 presso Oèdipus Edizioni è uscito Mostly Heard, Rarely Seen, la sua seconda raccolta poetica. Altre sue opere sono comparse sulla piattaforma progetto collettivo "La descrizione del mondo" e, a nome Davide Andreatta, Diaforia ha pubblicato Insert koinè.
I suoi lavori sono presenti da Printed Matter (NY), Onomatopee Shop, Goodpress Gallery (Dublino) e distribuiti online da Antenne Books.