Orrore, vergogna, odio ⥀ Sulla guerra russo-ucraina [Iperrivista]

Anche in altre parti del mondo moltissimi autori e intellettuali stanno levando la loro voce contro la guerra, senza ambiguità alcuna, perché il massacro si fermi e perché non si debba parlare di nuovo di ‘tradimento dei chierici’. Troverete qui un intervento del poeta russo Sergej Gandlevskij, intitolato Orrore, vergogna, odio, che Argo ha deciso di pubblicare insieme a una nota di Lello Voce tratta da un suo recente post Facebook

 

Immaginare di sedare una rissa aizzando uno dei contendenti a restituirle di santa ragione mi pare idiota.
Per sedare una rissa non serve a nulla parteggiare per l’uno e per l’altro, occorre piuttosto fare tutto quello che si può per mettere fine alla violenza.

Rinunciare alla diplomazia è consegnarsi mani e piedi legati alla violenza.
Discutere su chi abbia ragione o torto si farà dopo. Per adesso sarebbe meglio fare qualcosa per impedire che si picchino.
A cosa serve stare sugli spalti a fare il tifo, recapitando all’uno o all’altro guantoni, tirapugni, spranghe? (A maggior ragione se non siamo affatto sicuri di riuscire a recapitarli).
A far sì che se le diano più forti? A far nascere nuove faide?

L’inutile e dissennata espansione ad Est della NATO (adeguatamente coperta dalla UE) è un fatto.
La volontà del fascista russo di bloccarla, espandendosi di nuovo verso OVEST, invadendo con violenza e arroganza un paese che ha il diritto di decidere da sé cosa fare del suo futuro è un fatto.
L’ambiguità del governo ucraino nei confronti dei suoi alleati neonazisti, colpevoli di crimini orrendi (nel 2014 ad Odessa e da tempo in Donbass) è un fatto.
È un fatto anche che l’Ucraina e la penisola di Crimea sono da sempre un crocevia, non soltanto di culture, ma di interessi geopolitici vastissimi.
Lì hanno governato austriaci e turchi ottomani, polacchi e russi e la partecipazione dei Savoia cavouriani alla guerra di Crimea fu tappa importante fin del nostro tristissimo Risorgimento.

Dunque è un po’ come la Bosnia nel 1914 e, da questo punto di vista, il ‘neo-Trialismo’ della NATO da una parte e gli interessi russi uniti alla debolezza UE dall’altra, possono rivelarsi devastanti.
È da allora, da quel giugno 1914, che l’Europa non è più il centro del mondo, lì crollarono i due residui imperi multinazionali (austro-ungarico e ottomano), lì nacque la superpotenza statunitense e il dollaro rimpiazzò la sterlina tanto stabilmente da avvantaggiarsi persino della Crisi del ’29.

L’Impero americano è morente, tanto quanto è zombie il delirio neo-zarista di Putin. La Cina osserva e neanche da troppo lontano, ma il suo schieramento è chiaro, come lo fu quello degli USA nel 1914.

Nel frattempo una nuova emergenza copre la precedente e il Governo, per la prima volta nella storia repubblicana, dichiara lo stato di emergenza, e lo fa per NON combattere una guerra ancora geograficamente lontana, una guerra che per ora non si può combattere perché non coinvolge direttamente territori NATO. (Come se esistesse davvero un modo ‘legale’, ‘legittimo’ di dichiarare una guerra e di combatterla). Ma che forse presto, con il consueto seguito di fanfare e saluti alla stazione, invece si potrà combattere. Perché uno qualsiasi degli ‘irrinunciabili valori’ del momento ce lo chiederà.
O sarà diserzione.
Temo che presto le due emergenze si fonderanno, mentre i berci ideologici e divisivi si faranno sempre più forti.

Bandiere, sta per arrivare il tempo delle bandiere e a me le bandiere hanno fatto sempre orrore, come i confini, come l’ideologia idiota dell’odio e della sopraffazione.
Le bandiere assolvono tutti i crimini, le bandiere sono fatte apposta per nascondere il sangue versato.
E così combatteremo una guerra ‘posticcia’ che serve soltanto a coprire quella vera, che è scoppiata già decenni fa, e che sarebbe l’unica nella quale impegnarci seriamente: la guerra dei ricchi e potenti contro i poveri e i fragili. L’unica che ci dicono che sia inutile, anzi perniciosa.
Dobbiamo essere realisti, ci dicono, non c’è alternativa.
Mentre invece l’altra alternativa, l’unica realista, sarebbe quella di esportare la democrazia (la nostra democrazia, corrotta, morente, incapace, superficiale, imbelle e imbecille) in tutto il mondo.
Non ci credo, è una menzogna. Pretendo di avere il diritto di continuare a pensare in  modo autonomo, basandomi su quei pochi e scarsi elementi di fatto che ho. Non sono disponibile ad unirmi ad alcun coro di tifosi. Pretendo il mio diritto a combattere soltanto le guerre in cui credo, non quelle che altri mi presentino come irrinunciabili, o inevitabili. E l’unica guerra in cui credo è la lotta di classe. Che ha cento bandiere, perché non ne ha nessuna. Che non ha bisogno di bandiere, perché ha RAGIONI e PENSIERO.

DISERTATE, ORA, TUTTI E TUTTE E TUTT*!

 

 


 

 

Rilanciamo qui una pillola di Gabriele Frasca estratta dalla prima puntata della contro-serie Katàstrofi, a cura di Lello Voce e Valerio Cuccaroni, che già all’inizio della pandemia profetizzava il conflitto che si sta ora verificando.