Ha vivisezionato il motivo per cui si trovava in quel corpo di Letizia Polini ⥀ Autopoetica
La rubrica Autopoetica, a cura di Marzia D’Amico, giunge oggi alla sua nona pubblicazione con i testi di Letizia Polini. È possibile segnalarsi inviando propri scritti e una dichiarazione di autopoetica alla mail: autopoetica.argo@gmail.com (tutte le pubblicazioni finora apparse nella rubrica possono essere lette qui)
In questo spazio la scrittura incide il corpo, incide la voce per liberare la parola, forza i confini fino a disfarli. Testo e corpo frammentandosi si mescolano, nell’impossibilità finale di distinzione.
Buchi nel corpo, nella voce, nel testo, intorno a questi buchi tutto è sempre sul punto di succedere. La visione sarebbe nitida, se solo un oggetto deforme e opaco non la ostacolasse. Ogni interruzione apre vuoti che permettono respirare.
(Letizia Polini)
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(da Pachiderma)
lei dorme in un buco. lei è nel centro
di una stanza traslucida. questa volta si è tagliata fino all’osso. sanguina.
nessuno sa sanguinare come lei non me lo sono mai dimenticato
dopo la caduta ha mostrato l’osso sono serviti cinque punti di sutura
il cane che voleva salvare è vivo e libero. lei no. lei sanguina e si vede l’osso.
dice di smettere di piangere e di sanguinare
si dà buoni consigli mentre si tortura
ha ammesso di aver barato quando ha mostrato il corpo a pezzi
l’ha sparpagliato sul tavolo
la voce le si era liquefatta su ogni superficie tutto grondava del suo liquido
diceva qualcuno deve rimettere insieme i pezzi prima o poi con
una colla buona. asciuga asciuga la voce diceva
in ospedale le aveva tenuto la mano mentre un velo con un buco le toglieva l’aria
serve per isolare la parte
da cucire.
e questo buco
da questo buco, che si posiziona in laterale in ogni stanza, parte una linea diagonale
una macchia le intralcia la visione
fa sempre piccoli movimenti ondulatori
fa sempre piccoli movimenti
anche quando sembra ferma
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raccoglie il feto e lo guarda dritto negli occhi vuole prevedere qualcosa.
si è accorta di aver cancellato tutto
per questo non ha paura
per questo ogni strada vale
considera la possibilità di venire da un posto fondo
di diventare un animale quello della caverna
che ringhiava
considera la possibilità di venire da un posto fondo
una volta ha indossato un vestito giallo
e quegli occhi la fissavano
. (lì ha avuto inizio tutto)
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parlava di una casa
che c’era una casa ha ripetuto molte volte
non ha mai proseguito
quando ha emesso il primo suono un altro suono si è frapposto tra lei e interlocutore
la sua voce si è trasfigurata
(preferisce essere muta che avere una voce interrotta da continue interferenze)
diceva di una lettera scritta da un prigioniero a qualcuno che in qualche modo si salverà
(l’ultima volta si è riempita la bocca di piccole scaglie di vetro)
parlava di un ago
del bianco
come può essere tutto già così cosparso di fine
(ha vivisezionato il motivo per cui si trovava in quel corpo
per esempio ha provato ad estirpare gli occhi
ad asportare la calotta cranica per studiare il cervello
ha tentato di aprire l’addome di rompere le ossa
a perforare la mascella col trapano etc. etc.
ha scoperto la presenza di un desiderio troppo intermittente)
c’erano dei passi che si allontanavano a frequenza regolare
producendo un rumore di fondo perenne
si è interrotto solo per un attimo a luglio
quando in casa ha sentito il verso di una rana
ha annunciato di trovarsi in una condizione irreversibile
in stato vegetativo e che così sarebbe restata fino alla fine
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Il mio interesse si rivolge spesso a ciò che è vagabondo e incompiuto, irriducibile ad una verità. Il frammento, nelle sue varie forme, è al limite tra la negazione e l’affermazione di qualcosa.
Al limite fra i due mondi immagino si possa continuamente riscrivere la propria identità, i propri codici. Questo pensiero è la base di un percorso di ricerca che muovendosi nella frattura, nello spazio fra due o più domini, prende ogni volta una forma e una strada apparentemente diversa. Questa fascinazione per l’incompiuto, l’errore, il continuo sfuggire al senso mi conduce alla poesia. Multiforme e frammentato, il mio modo di agire l’arte non si esaurisce in una risposta conclusiva, tenendosi aperto all’indeterminato.
(Valentina Vallorani)


Letizia Polini
Letizia Polini (Fermo, 20/08/1988) vive a Bologna. Ha pubblicato Macula (Ensemble, 2022) e Subsidenza (Puntoacapo Editrice, 2024). Vincitrice di Bologna in Lettere 2024 nelle sezioni Raccolta inedita e Poesia inedita. Tra i vincitori e le vincitrici del Premio Ossi di Seppia 2023. Suoi testi sono presenti in riviste online e cartacee. Collabora con la rivista di letteratura Versodove. Ha partecipato alla rassegna poetica Dialoghi 2.0 a cura di Paesaggi di Poesia e TEN Teatro Bologna e a RicercaBo 2023.