Passi da gigante di Francesca Rossi Brunori ⥀ Passaggi

La rubrica Passaggi continua la sua opera di esplorazione della prosa breve con il testo Passi da gigante di Francesca Rossi Brunori. L’editoriale della rubrica si trova qui

Illustrazione in copertina di Silvia Mengoni, Fiore, 2020.

 


 

Come si chiama quella sensazione che si mischia al passato lo confonde e ti fa pensare di avere un ricordo nella testa che non corrisponde al vero, ma alla mancanza di qualcosa che non c’è più? Come lo chiami quel momento in cui nella confusione di immagini e suoni, arriva una foto, una nota, un profumo che ti fa volare altrove, altrove lungamente sospirerei con i miei fiati per distogliermi dalla mente questa cosa che feroce di dolcezza si prende uno spazio senza chiedere, posso entrare? Allora entra, io ti lascio passare. Cantami di quando c’eri e io no, cantami di quando volevi ballare e andare altrove, cantami di tutte le cose mi hai detto e non hai potuto fare e cantami cantami cantami ancora del perché te ne sei voluta andare.

Questa vita ogni tanto richiede più impegno, più lucidità, più amor proprio, più… ma dove sto andando così di fretta nel mio lungo sbadigliare? Che persone vuoi frequentare, quanto amore hai voglia ancora di donare, sbadiglia sbadiglia, apri la bocca e inspira un frammento che ti dice, adesso riposa, camminare stanca. Posso fare una sostituzione, al 35esimo minuto? L’allenatore fa uscire lo sbadiglio, e fa entrare il riso. Ridere? Ridere, ridere. Ridere di cuore. Ridere un po’ per tutti, ridere. Per aprire, così, la bocca e buttare fuori del suono fragrante invece che aprirla – solo – per metterci dentro dell’aria malata. Piano numero uno. Non voglio più sbadigliare. Piano numero due. Voglio mostrare i denti dopo aver fatto la pulizia. Bianchi e sani. Ma che bellezza. Ve la mostro. La bellezza. Della risata. Che sta sopra a tutto. Che parte con un sorriso, rumoroso poco, e sfocia, in crescendo, nel ridere.

Cammino allora ridendo. Della vita è troppo. Del momento. E poi del momento dopo.

Chi se ne va senza dare il preavviso ha deciso che dello sbadiglio non se ne faceva più niente. Ma del riso invece sì. Lo prenderei come uno scherzo, invece che come un tragico finale, come un indovinello che non trova risposta. E meno male. Non le vogliamo più, noi, le risposte. Nemmeno le domande. Solo gli scherzi anche un po’ beffardi. Immaginati dalla nostra parte più giocosa. Così quando la foto del ricordo sopraggiunge, si potrà dire, sto ancora ridendo per lo scherzetto che mi hai fatto, ridendo capito? Ridendo, anche con lacrime di gioia.

 

 

 


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Francesca Rossi Brunori
Silvia Mengoni, Fiore, 2020.