Paternesi, un uomo alla batteria: “Grazie all’immaginazione tutto prende forma” |Intervista di Sara Bonfili

Attachment-1Alessandro Paternesi è nato a Fabriano il 9 maggio 1983. Con una batteria e un pianoforte in casa, il gioco è diventato prestissimo una passione che si è tramutata in professione. Dopo essersi diplomato al conservatorio “Morlacchi” di Perugia in Strumenti a Percussione nel 2007, ha studiato jazz con il Maestro Massimo Manzi, iniziando contemporaneamente ad esibirsi nei locali perugini. Si è specializzato poi con i maestri Marc Miralta, Roberto Gatto, Jimmy Cobb, Jaff “Tain” Wats, Ramberto Ciammarughi, Lele Veronesi, Ettore Fioravanti e Ron Savage. Si è laureato in Jazz al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, dove dal 2012 insegna batteria jazz ai corsi pre accademici del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, oltre che nel Conservatorio Morlacchi di Perugia. Ha partecipato ai più importanti festival, da “Umbria Jazz” (Perugia e Orvieto) a Valdarno “jazz”, da “Ancona e Fano jazz” e “European jazz expo” (Cagliari), da “Jazz in IT” (Vignola) al “Blues y Jazz” a “Rosas” in Spagna, per citarne alcuni.

Alessandro Paternesi ha collaborato con tantissimi musicisti pur essendo davvero giovane, ne citiamo solo alcuni: da Andrea Bocelli a Vinicius Cantuària, Giovanni Ceccarelli; da Franco Cerri, a Pietro Ciancaglini, Paolo Damiani, Maria Pia de Vito; da Riccardo Del Frà a Stefano Di Battista, Paolo Fresu, Javier Girotto e Petra Magoni; da Rita Marcotulli ad Ada Montellanico, da Enzo Pietropaoli ad Enrico Rava, da Danilo Rea a Cristina Zavalloni.  Vi invitiamo a leggere la biografia completa nella sua webpage www.alessandropaternesi.com.

 P.O.V. Alessandro Paternesi Quintet è il suo progetto da compositore e leader. Il primo disco è “Dedicato” a cura di Radar Egea. Altri progetti in corso sono: Enzo Pietropaoli Quartet (con Fulvio Sigurtà alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al piano), Enrico Zanisi Trio, Cristina Zavalloni & Radar Band, Paolo Damiani & Radar Band, Rita Marcotulli Quartet, SPL Trio di Fulvio Sigurtà, Luca Pirozzi Quartet, DPM Trio con Dario Deidda e Julian Oliver Mazzariello, Mirco Mariottini Trio.

Alessandro, con quali novità hai concluso il 2014?

 Il 2014 è stato sicuramente contrassegnato dalla registrazione del terzo disco con Enzo Pietropaoli, “Yatra Vol. III” (“Yatra Quartet” prende spunto da un viaggio, “yatra” appunto, fatto in India con i componenti del gruppo, ndr.) Questo disco affianca e completa i due precedenti. Un’esperienza che continua ad essere magica. Ogni qualvolta si riunisce il quartetto, per interpretare il materiale musicale più disparato, mi rendo conto di quanto sia importante suonare e condividere la musica, come la vita, con persone a cui ti senti intimamente legato. La sensazione è quella di trovarsi in famiglia: sei accettato e apprezzato per ciò che sei, pregi e difetti insieme. Comprensione e rispetto sono elementi imprescindibili e, purtroppo, non sempre scontati.
Già dal primo giorno di prove ho percepito felicemente una maturazione del gruppo: eravamo riuniti per fare Musica (con la “M” maiuscola), pronti a “sacrificare” la nostra soggettività per donare tutti noi stessi ad essa e mi auguro che l’obiettivo sia stato raggiunto.

Sono nate nuove collaborazioni in questi ultimi mesi? 

Sì. Durante le festività ho avuto l’opportunità di suonare presso il Goethe Institut di Roma con una formazione nuova. È stato un bell’esperimento. Eravamo due italiani (il sottoscritto alla batteria e Paolo Damiani al violoncello), il trombettista Maciej Fortuna, polacco e la sassofonista, Angelika Niescier, tedesca. Ognuno di noi ha contribuito non solo a livello esecutivo, ma anche compositivo dando vita a brani eseguiti durante il concerto. Il pensiero che però mi ha fatto più riflettere è stato prettamente sociale… fino pochissimi anni fa, prima della caduta del muro di Berlino, sarebbe stato praticamente impossibile unire un musicista polacco ed uno tedesco nello stesso palco… incredibile!
Un altro incontro musicale molto interessante è stato con la cantante Cristina Renzetti, ora di base a Bologna dopo una serie interminabile di viaggi e diverso tempo speso in terra carioca. Ero a conoscenza del suo talento ma non avevo ancora avuto occasione di suonare con lei. Abbiamo registrato alcuni brani in duo per comprendere se il suono fosse convincente ed i pezzi potessero funzionare, vedremo se ci saranno sviluppi…
Last but not least, ha preso forma un nuovo quintetto formato, oltre a me, da Maria Pia De Vito alla voce, Rita Marcotulli al piano, Marcello Allulli al sax tenore e Francesco Ponticelli al contrabbasso. Stiamo provando da un po’. Il repertorio coglie a piene da diverse tradizioni musicali, all’insegna di autentico viaggio sonoro; questo ci entusiasma perché siamo alla ricerca costante di sempre nuove reinterpretazioni al fine di non scadere nel banale e sancire il linguaggio del gruppo.

Quali sono le proposte dellassociazione MIDJ di cui fai parte, presieduta da Ada Montellanico? 

In questo periodo purtroppo non sono riuscito a seguire gli sviluppi dell’Associazione ma ci riuniremo la prossima settimana alla “Casa del Jazz” di Roma dove parleremo delle novità riguardanti la tutela sul diritto d’autore. Finalmente anche in Italia, grazie ad una direttiva europea, si liberalizzerà questo mercato ed ogni musicista potrà scegliere da chi farsi rappresentare.

Cosa ti entusiasma di più dell’insegnamento a Roma e a Perugia? 

Comunicare e condividere emozioni, esperienze con persone curiose, piene di gioia, che amano fare quello che fanno. Questo credo sia importante nell’insegnamento. Cerco di fare attenzione chiaramente all’aspetto tecnico, ma parallelamente cerco anche di comunicare tutta la passione che ho nel fare musica. Anche lo sviluppo di uno sguardo critico nella persona che segue un percorso didattico credo sia fondamentale. Il concetto che cerco sempre di far comprendere è quello dell’immaginazione. Grazie all’immaginazione tutto può prendere forma.

Sara Bonfili