Paulus, il fumetto ⥀ L’immaginario cristiano come interpretazione continua
Paulus, il fumetto di Tommaso Mastrandrea e Gianni De Luca: un atto di lettura e comprensione del Vangelo
Paulus è un fumetto, sceneggiato da Tommaso Mastrandrea e disegnato da Gianni De Luca, pubblicato su «Il Giornalino» a puntate, dal n. 4 del 28 gennaio 1987 al n. 16 del 22 aprile 1987. Nonostante la natura seriale della prima pubblicazione, Gianni Brunoro ha affermato che Paulus nasce come «racconto singolo»1 e pertanto può essere analizzato come un’opera unitaria. Oggi, grazie alla riedizione del 2020 della NPE, è possibile leggere il fumetto di Mastrandrea e De Luca in un volume unico, che ripristina il vero spirito dell’opera.

Paulus è ambientato in un «futuro lontano»2 fantascientifico, in cui gli esseri umani hanno colonizzato l’universo. L’Impero Galattico è governato dal «SATS, Supremo Autocrate Tempo-Spazio, un essere mantenuto in vita nei secoli con artificiali rigenerazioni periodiche»3. Ad aiutarlo ci sono i Primi Dirigenti, uomini scelti fin dalla nascita e allevati per eseguire i suoi ordini. L’intera struttura di potere è fortemente gerarchizzata ed è formata da burocrati, androidi e robot che agiscono secondo le direttive dei Dirigenti. Tutto ciò forma il Governo Centrale, che controlla «miliardi di esseri (di origine terrestre e non) nei quali personalità e intraprendenza sono state quasi eliminate»4. Il protagonista delle vicende narrate è uno dei Dirigenti: Paulus, «Primo Storico Galattico»5, il quale gestisce il Pianeta-Biblioteca su cui sono conservati «tutti i documenti e i manoscritti che riguardano il passato della Terra e degli altri pianeti»6.
La tecnologia di questo futuro permette di visualizzare i libri: Paulus inserisce i testi in un apposito macchinario e questi li proietta su di uno schermo, trasformandoli in filmati. Su questa semplice intuizione si basa l’intero progetto grafico e narrativo di Paulus. Infatti, gran parte delle tavole sono così strutturate: al centro della pagina si svolge la narrazione narrata nel libro, sul lato destro e sinistro di tali vignette sono presenti Paulus e Alter, l’aiutante robot, che commentano quanto osservato. Le vignette-libro sono raffigurate «con disegni a tempera, come a voler simulare una rappresentazione naturalistica», mentre le vignette del mondo fantascientifico seguono «le modalità tecniche tradizionali del fumetto, ossia disegni al tratto in bianco-nero con l’apporto di colore»7. La presenza di Alter è un espediente narrativo che serve a dinamizzare la rappresentazione delle riflessioni di Paulus, poiché Alter è un robot costruito dal Primo Storico Galattico per aiutarlo a pensare8, la cui memoria è collegata direttamente al cervello del suo creatore9.

Nel corso di Paulus, i testi letti saranno il Documento/84 e l’84-bis, cioè il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli. Gli intenti pedagogici sono chiari: infatti, non bisogna dimenticare che «Il Giornalino» è pubblicato dalla casa editrice cattolica San Paolo e che lo stesso Mastrandrea è stato in vita un sacerdote. Eppure, Paulus va ben oltre la semplice rappresentazione del contenuto dei testi sacri, si occupa di narrare un atto di lettura e comprensione del Vangelo.
Nella prima parte del fumetto, la narrazione si concentra sulla lettura del Vangelo di Luca. Tra le varie scene visualizzate, ne spiccano due: nella prima, Gesù accusa i Farisei di considerare le leggi mosaiche come il fine ultimo della vita e non dei semplici strumenti per vivere10; mentre nella seconda Gesù su di una barca invita i suoi discepoli a superare la paura del mare in tempesta avendo fede in Dio11. L’importanza di queste scene può essere compresa solo proseguendo con la lettura. Paulus viene inviato dal SATS a sedare una rivolta. Da Dirigente fedele, uccide i ribelli, quando questi ultimi si rifiutano di fermarsi. Ciononostante, Paulus resta turbato dal constatare che i ribelli non hanno paura, neanche quando vengono minacciati di morte certa. Il loro coraggio deriva dalla «fede nella [loro] scelta»12. Pertanto, in ciò che ha vissuto, Paulus ritrova i concetti che erano apparsi nel Vangelo: il ribellarsi a una legge ingiusta e il lottare contro la paura grazie alla fede.

L’analisi effettuata finora consente di rilevare uno dei processi narrativi alla base di Paulus: il Primo Storico riesce davvero a comprendere quanto visto durante la lettura solo quando rivive le stesse dinamiche. A Paulus, nel corso della storia, appare sempre più chiaro come la realtà del suo presente verifichi l’insegnamento di Gesù, nonostante la religione cristiana sia stata dimenticata da tempo. Qui si assiste a un processo tipico del pensiero mitico, così com’è stato evidenziato da Ernst Cassirer:
«Il passato stesso non ha più alcun “perché”: esso è il perché delle cose. Ciò che distingue la concezione del tempo propria del mito da quella della storia è che per il mito vi è un passato assoluto che, come tale, non è suscettibile, né abbisognevole di ulteriore spiegazione»13.
La storia del Cristo non è il passato del mondo di Paulus, ma un eterno presente che si riattualizza nelle vicende umane, anche in quella rappresentante in questo cupo futuro.

La seconda parte prende avvio quando il SATS ordina a Paulus di distruggere il Documento/84-bis14, cioè gli Atti degli Apostoli. Tuttavia, quanto accadutogli ha influenzato la mente di Paulus, incrinando la sua fiducia nei confronti del SATS. Nonostante egli non intenda disobbedire, Paulus vuole vedere il documento prima di distruggerlo15. A causa della sua esitazione, viene inseguito dagli androidi di Mavors, il Primo Guerriero, colui che controlla le forze armate dell’Impero16. Se il Documento/84, attraverso la figura di Gesù, mostra una legge universale, cioè la fede che sconfigge la paura, il Documento/84-bis mostra come questa legge sia capace di trasformare la vita di un individuo. Di fatto, la seconda parte si focalizza sul romanzo di formazione di Paolo, narrando la storia della sua conversione agli insegnamenti di Cristo. Ritornando al già citato Cassirer, nel pensiero mitico «i due elementi dell’“interno” e dell’“esterno”, dell’“Io” e della “realtà” ricevono per la prima volta la loro determinazione e la loro reciproca delimitazione»17. È solo entrando in contatto col mito di Cristo che Paulus, allora, può maturare una propria identità, scoprendo la reale natura oppressiva del SATS e del mondo che egli ha creato. Dopo aver riconosciuto il male che impregna l’Impero Galattico, Paulus può finalmente riconoscere se stesso, identificandosi con la figura di Paolo di Tarso: così come Paolo contribuì alla diffusione del cristianesimo attraverso le sue predicazioni, così Paulus riesce a salvare la memoria di quell’antico culto, duplicando il Documento/84-bis e salvandolo dalla distruzione18.
L’avventura di Paulus mostra quanto sia importante la ricerca del senso, possibile attraverso un continuo processo ermeneutico. In un primo momento, gli ordini del SATS sono il reale stesso: la sua parola è direttamente l’essere. In questa prospettiva, la Legge è il fine stesso della vita: un atteggiamento del genere, secondo Massimo Recalcati, è dominato dall’immagine del «fantasma sacrificale», il quale «pone nella rinuncia alla vita la meta più elevata della vita»19. Il soggetto viene così completamente annichilito, limitandosi a eseguire quanto ordinato dal potere: di fatto, se la Legge è l’essere, l’individuo diviene un suo strumento. Quest’ultimo esiste solo in quanto esecutore che mette in pratica la Legge stessa.

Solo quando Paulus mette in discussione la Legge del SATS, quest’ultima smette di coincidere con l’essere. Come ha mostrato Paolo Virno, la negazione di un verbo che indica un atto illocutorio, come ordinare, non nega il valore semantico della frase, ma disattiva la forza illocutoria stessa20. La disobbedienza mostra come l’ordine non debba corrispondere subito all’azione, ma come esso possa essere sempre interpretato e quindi messo a giudizio. L’individuo sorge quando si può far uso della propria ragione per riflettere su ogni ordine, sia in quanto comando che in quanto modo di strutturare il mondo e la società.
Paulus ottiene la possibilità di interpretare i comandi del SATS solo dopo aver visionato i testi biblici. Il mito cristiano, allora, assume per Paulus il ruolo di chiave interpretativa della realtà. Infatti, come ha mostrato Hans-Georg Gadamer, l’interprete parte sempre da pregiudizi che orientano la sua lettura:
«L’interpretazione comincia con dei preconcetti i quali vengono via via sostituiti da concetti più adeguati. […] C’è dunque un senso positivo nel dire che l’interprete non accede al testo21 semplicemente rimanendo nella cornice delle presupposizioni già presenti in lui, ma piuttosto, nel rapporto col testo, mette alla prova la legittimità, cioè l’origine e la validità, di tali presupposizioni»22.
In Paulus, però, i presupposti cristiani assimilati dal protagonista non vengono messi alla prova, ma semplicemente confermati. In questo aspetto si sviluppa il perturbante di questo fumetto, elemento che, forse, va oltre la stessa volontà degli autori. Il personaggio di Paulus, che grazie al mito di Cristo riesce a far fiorire una propria identità, viene successivamente risucchiato dalle vicende di Paolo di Tarso, al punto da trasformarsi in un suo doppio. Come ha mostrato Sigmund Freud, il doppio provoca una sensazione di disagio perché permette all’Io di autosservarsi e quindi di percepirsi come un oggetto23. E il lettore, proseguendo con la lettura, può accorgersi come nella seconda parte del fumetto la storia di Paulus tenda a combaciare sempre di più con quella di Paolo di Tarso, fino al tragico finale. Nelle ultime pagine, infatti, il SATS, essendo in perenne contatto con i suoi Dirigenti24, uccide sul colpo con i suoi poteri psichici Paulus.

Paulus racchiude in sé una visione tragica: l’atto interpretativo finisce non perché si giunga a una verità finale, ma perché il corpo dell’interprete muore. È l’interprete a finire, mai l’interpretazione. Il corpo dell’interprete, a un certo punto, sembra essere impossessato dalla sua opera di interpretazione, la quale diviene il modo per mantenere in vita l’immagine di Cristo. In Paulus appare chiaro come la resistenza dell’immaginario cristiano non risieda nella sua capacità di replicarsi, ma di spingere l’individuo a una continua ricerca di senso a partire dalla figura di Cristo. Mentre il SATS costringe ad agire senza porsi delle domande, il Cristo invita ad agire problematizzando tutto. Il Cristo non propone un modo di agire, bensì una prospettiva sul reale. Quindi, l’unico modello imitabile è quello di Paolo di Tarso, cioè di colui che si è continuamente interrogato sulla visione schiusa da Gesù.
(Gerardo Iandoli)
*Immagine in evidenza: copertina del fumetto Paulus
Note
1 Gianni Brunoro, Il multiverso di Gianni De Luca, in Tommaso Mastrandrea, Gianni De Luca, Paulus (1987), NPE, Eboli 2019, p. 4.
2 Tommaso Mastrandrea, Gianni De Luca, Paulus, op. cit., p. 9.
3 Ibidem.
4 Ibidem.
5 Ivi, p. 10.
6 Ivi, p. 9.
7 Gianni Brunoro, Il multiverso di Gianni De Luca, op. cit., p. 6.
8 Cfr. ivi, p. 9.
9 Cfr. ivi, p. 108.
10 Cfr. ivi, p. 13.
11 Cfr. ivi, p. 14.
12 Cfr. ivi, p. 29.
13 Ernst Cassirer, Philosophie der Symbolischen Formen II. Das mythische Denken (1925), trad. it. Filosofia delle forme simboliche II. Il pensiero mitico, Pgreco, Milano 2015, p. 152.
14 Cfr. Tommaso Mastrandrea, Gianni De Luca, Paulus, op. cit., p. 32.
15 Cfr. ivi, p. 36.
16 Cfr. ivi, p. 41.
17 Ernst Cassirer, Filosofia delle forme simboliche II. Il pensiero mitico, op. cit., p. 218.
18 Cfr. Tommaso Mastrandrea, Gianni De Luca, Paulus, op. cit., p. 64.
19 Massimo Recalcati, Contro il sacrificio, Raffaello Cortina, Milano 2017, p. 44.
20 Cfr. Paolo Virno, Saggio sulla negazione, Bollati-Boringhieri, Torino 2013, p. 64.
21 Qui per testo bisogna intendere tutto ciò che può essere letto, quindi anche la realtà, se analizzata come se fosse un messaggio da decodificare.
22 Hans-Georg Gadamer, Wahrheit und Methode (1960), trad. it. Verità e metodo, Bompiani, Milano 2000, p. 555.
23 Cfr. Sigmund Freud, Das Unheimliche (1919), trad. it. Il perturbante, in Id. Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, Bollati-Boringhieri, Torino 1991, p. 287.
24 Cfr. Tommaso Mastrandrea, Gianni De Luca, Paulus, op. cit., p. 24.

Gerardo Iandoli
La mia biografia: Gerardo Iandoli (Avellino, 1990) si è laureato a Bologna e dottorato all'Università di Aix-Marseille, entrambe le volte in Italianistica. Si occupa di teoria letteraria e rappresentazioni della violenza nella letteratura, nel fumetto e nelle serialità televisiva italiana degli anni Duemila. Scrive per la rubrica UniversoPoesia di Strisciarossa. Ha pubblicato un libro di poesie, Arrevuoto (Oèdipus 2019).