Perlustrare il fondo ⥀ Poesie di Marta Chiacchiera
Presentiamo oggi su Argo tre poesie di Marta Chiacchiera, tra cui due inediti, accompagnate da un’illustrazione realizzata sui testi da Valentina Vallorani
Pubblichiamo tre poesie di Marta Chiacchiera. Se la prima sembra montaliana, con l’attesa di «scoprire uno sbaglio di natura» e una serie di correlativi oggettivi del non essere; se la seconda sembra palazzeschiana, con il fiore parlante che farebbe gridare a Dio «Aprimi un nascondiglio / fuori della natura!»; è la terza poesia, il Trittico del Santo, che rivela la cifra propria della poesia di Chiacchiera e permette di riconsiderare le prime due, svelandone la giocosità, presa in prestito da Corrado Costa, che converte la metafisica (la profezia, la proskinesis, la santità) in materialismo e l’oggetto in soggetto.
(Valerio Cuccaroni)
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Passare una vita a perlustrare il fondo
le foglie del tè e le macchie del caffè;
attendendo un segno, la prova
la certezza
dell’assenza del miracolo
il suo essere, anacronistico.
Passare una vita a controllare i fornelli che siano spenti,
che non goccioli il lavello
la caffettiera male-avvitata non scoppi,
lo specchio non si sia incrinato
durante l’ultimo terremoto.
«Sai che non si possono salvare le vite
dei nostri genitori… rasserenare
le loro ultime stagioni».
Passare la maldetta vita a malvivere, a camminare lentamente
evitando tutte le fessure
tra le mattonelle,
con l’attenzione a non calpestare la lumaca
che si trascina sul vialetto
che non ha meno di te ragione d’esistenza.
«È che…non riesco più a toccar niente:
e allora, passo il tempo terrorizzata,
paralizzata in un letto terminale
che mi sono creata».
Passare la tua vita ad aver paura di scottarsi col gelo,
ferirsi le nocche,
leccare via il proprio sangue ma urlare nei sogni
e tentare, disperatamente di
assomigliare
ma non essere
non essere mai.
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Flexus*
(La genuflessione di un fiore
non è cosa rara da osservare)
“Ebbene,
mi fletto:
al tuo passo stanco,
noncurante,
violento.
Dove tu passi,
lasci
voraci voragini,
neri nembi come
affannosi aneliti
orme profonde di animale ferocia,
una crudeltà antica.
Mi inchino all’abisso,
senza mai toccarlo
ogni volta più storta,
risalgo
quando spezzerai questo gambo?”
*La poesia è edita nell’antologia Lo spazio e l’onda. Una teoria di giovani poeti marchigiani (Seri Editore, 2021).
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Trittico del Santo
Volteggia e disperdi nell’aria
i fumi e le speranze disattese,
che si confondono con l’ebrezza
e questa brezza serale che ci attraversa.
Casa è casa anche se la disconosci
vede meno fughe che ritorni e
si nutrono questi infissi logori
delle tue malinconie sussurrate.
Ondeggiano, tra le rovine dell’antico regno,
i soliti sottili fili d’erba
e quell’odore estivo di citronella
che scaccia via l’insonnia,
che dilegua il panico.
Mi osserva benevolo
dall’alto
murato nel suo abito turchese
il Santo.
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Negli annuari di storia locale non rimane, misteriosamente
traccia di chi abbia creato
di perfetto devoto artigianato
il Santo
appollaiato sulla fronte della casa
in posizione centrale.
Egli turchesemente tiene in mano le scritture
e benedicente
si piega verso il dorso della collina.
Non vorrebbe, è evidente
benedire l’antenna delle telecomunicazioni
che capeggia in mezzo alla piana.
Non vorrebbe, è pacifico
benedire l’autostrada che trancia,
la fabbrica di vernici che inquina.
Non vorrebbe, chiaramente
santificare l’abusivismo edilizio dei vicini,
lo spacciatore e la prostituta che passeggiano sulla provinciale.
Eppure,
lì l’hanno messo,
in posizione centrale,
tutto vede
e benedice ogni male.
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Il santo ha perso il naso
Il santo ha perso il naso, tempo fa, un incidente.
Il santo ha perso il naso, seconda guerra mondiale, una bomba.
Il santo ha perso il naso, l’erosione atmosferica,
una tempesta, il temporale, una tromba d’aria micidiale,
uno tsunami non attestato in ere pre-storiche
il vulcano sotto casa ha fatto le bizze, un lapillo l’ha spezzato,
si è provato a riattaccarlo con lo scotch.
Il santo ha perso il naso e ci beve su.
Ha perso il naso e ora non sente più odori e sapori.
Ha perso il naso, i bambini lo prendono in giro;
ha perso il naso, i credenti dubitano che sia vero santo;
ha perso il naso – è entrato in depressione – ha comprato un’automobile nuova.
Il santo ha perso il naso e ha chiesto un preventivo
per una rinoplastica a Milano.


Marta Chiacchiera
Marta Chiacchiera (San Severino, 1996) si è laureata in Italianistica nel 2022 con una tesi sulla produzione artistica e poetica del poeta Corrado Costa. Dal 2021 collabora con la casa editrice Argolibri come redattrice ed è stata la direttrice organizzativa del festival di poesia La Punta della Lingua nel 2023. Alcune sue poesie sono apparse nell’antologia “Lo spazio e l’onda. Una teoria di giovani poeti marchigiani” (Seri Editore, 2021). L’articolo critico “Notazioni sulla pratica dell’asemic writing” è stato pubblicato nel volume “Immaginaria” (Argolibri, 2023), a cura di Rossella Renzi.