Una poesia-specchio ⥀ Voci del verbo di Elisa Alicudi
Nelle poesie di Elisa Alicudi qualsiasi lettore può vedere rispecchiato sé stesso perché è assente qualsiasi forma di protagonismo della scrittrice: è la psiche stessa ad avere voce
La penna di Elisa Alicudi è peculiare, ricca di analogie aquiline, che determinano interpretazioni prismatiche. Gli universi dipinti vengono vissuti attraverso un io sdoppiato in due entità: il ventre, sua parte più recondita, unico capace di provare emozioni, e l’occhio, che si rapporta con l’esterno: limes che esamina e si difende dal mondo, chiudendosi alle sue «piogge ruvide» (restando tuttavia con una feritoia, come se una clausura totale fosse intrinsecamente impossibile). Altri soggetti ancora occupano queste realtà, enti che tentano di annichilire l’io, sconvolgendo il conosciuto: il primo fra i due principali è una larva brumosa, indefinibile, tormentatrice, solo interrogabile; il secondo è mera polvere: polvere che s’insinua dovunque, polvere di un mondo «rovescio», «biglia arcobaleno, che più gira più diventa grigia».
Gli ambienti mutano negli anni, la poetessa migra da luoghi agresti, di foglie, di animali, di numi naturali, a dimensioni urbane, ai vicoli, alle mura cementizie, fino ad approdare nello spazio più antropico, la parola: qui infatti danza Voci del verbo, che dà voce e forma a verbi che, ironicamente, cercano solo «un corpo per reinventarsi dentro qualche azione», delineando ancora, anche se formalmente assenti, i soggetti sopra descritti, risaldandoli nell’anima originaria, che si ritrova ad esistere «solamente vista», che vive amore amaro e che si ritrova incompresa.
È necessaria ad ogni modo una precisazione: nelle poesie di Alicudi si ritrova un’assenza totale di protagonismo; i versi ossia non si caricano della persona del poeta, ma restano vuoti, disponibili tutti: sono versi-specchio, attraverso i quali il lettore può vedere sé stesso, componimenti nei quali ci si può riconoscere e con i quali la psiche stessa assume una voce, parla di aspetti dell’anima del tutto sconosciuti e che solo così riusciamo a percepire. Versi spesso oscuri, ma che per la persona adatta assumono tutta la forza ed il significato ad essi disponibile.
(Filippo Sgrò)
Voci del verbo
per un dizionario di echo
di Elisa Alicudi
1. AVVERTENZA
2. STRUTTURA DELLE VOCI
2.1 Intestazione
2.2 Corpo della voce
2.3 Illustrazione
3. DIZIONARIO
1. AVVERTENZA
il contenuto di questo lemmario
esclude nomi propri
e varie altre parti del discorso
per tutti i casi in cui
sia rilevata traccia
di viva sofferenza
prevalgono in altre parole
soprattutto le omissioni
2. STRUTTURA DELLE VOCI
2.1 Intestazione
solo pochi verbi
in attesa di coniugazione
in cerca di un corpo
per reinventarsi
dentro qualche azione
2.2 Corpo della voce
significato e sue accezioni
(qualora necessario accompagnate da indicazioni
sul dominio d’uso o su un suo abuso)
usi speciali
parole che dipendono fortemente da altre parole
parole e loro contraddizioni
parole che cercano disperatamente un ascoltatore
2.3 Illustrazione
3. DIZIONARIO
amare: [lat. amare] – ■ v. tr.
1. la casa è un ricettacolo
. di voci di strada
. di macchine in sosta
1. a motore acceso
2 a. c’è nessuno?
. io amo
(tu ami
noi amiamo
ecc.)
la ventola che raffredda
il cuore dei dispositivi
■ amarsi v. recipr.
■ v. rifl. amare sé stesso
b.
c’è nessuno?
qui nessuno
ma tu parli
(noi parliamo
ecc.)
[parlare tra sé (o dentro di sé o fra
sé e sé), parlare troppo ecc.] .
3. (iron.)
importante tenersi
a un certa distanza
esistere /eˈzistere/ [dal lat. exsistĕre, der. di sistĕre «stare, fermarsi», col pref. ex-] – ■ v. intr. (aus. essere)
1. la festa è uno spettacolo
del mondo
nel quale
solamente vista
io esisto
(tu esisti
noi esistiamo
ecc.)
2. a. (eufem.) è qui l’accesso al .
a. condominio? .
2. b.
è questo il settore disciplinare
la grammatica
del dominio?
[il rispondere è cortesia, non rispondere
più di se stessi (delle proprie azioni)]
3. (spreg.) ma tu rispondi .
(noi rispondiamo
ecc.)
con un sorriso
capire [lat. capĕre, con mutamento di coniug.] – ■ v. intr, non com. ■ v. tr.
1. con un habitus per la festa .
(io capisco
tu capisci
ecc.)
noi ci capiamo
■ capirsi v. recipr.
[capire fischi per fiaschi,
si capisce, hai capito? ecc.]
2.
e nella rivista domus
tu costruisci
(noi costruiamo
ecc.)
un’idea di casa
[casa chiusa, donna di casa, ecc.]
di appartamento?
3.
ma del mio linguaggio
non intendi altro
che are ere ire
◆ [dire] fare baciare .
◆ lettera testamento .
Elisa Alicudi è umbra e vive a Torino. Nel 2003 conosce il collettivo di scrittura (totale) sparajurij con il quale ha collaborato alle attività autoriali e alle sue propaggini editoriali, come la rivista letteraria «Atti Impuri» (sia off che on www.attimpuri.it) e la collana poetica Maledizioni per l’editore No Reply. Sue poesie sono apparse in alcuni blog letterari, nell’antologia «Paesaggio_013» a cura di Tommaso Ottonieri (Caratteri mobili, Bari, 2013), sulla rivista «Smerilliana» n. 17 e nel 2014 al MAXXI B.A.S.E. di Roma ha partecipato all’evento Generazione y. Poesia italiana ultima. “Voci del verbo” è parte di un più ampio progetto sulla riscrittura del mito di Eco.