A voi starebbe bene? I diritti degli uomini — Annie Denton Cridge
Brossura
pag. 206 – 12,5×19,5
ISBN: 9788831225533
traduzione di Stella Sacchini e Ilaria Mazzaferro
progetto grafico di Francesca Torelli e Paolo Rinaldi
Collana Rosa fresca aulentissima | n.2 | collana diretta da S. Lorenzetti e F. Sanguineti
in libreria dal 21 giugno
Il libro verrà spedito con posta rapida e tracciata
Descrizione
Il primo romanzo di fantascienza femminista, pubblicato da A.D.Cridge nel 1870, finora inedito in italiano
A voi starebbe bene? di Annie Denton Cridge, tradotto da Stella Sacchini e Ilaria Mazzaferro, rappresenta una pietra miliare nella letteratura di fantascienza e un capolavoro dimenticato di narrazione femminista. Pubblicato da Argolibri nella collana “Rosa fresca aulentissima”, questo romanzo rivoluzionario, scritto nel 1870 e ora per la prima volta disponibile in italiano (con testo originale a fronte), ci trasporta in una realtà alternativa dove i ruoli di genere sono capovolti e la lotta per la parità di diritti si svolge su Marte. Attraverso il racconto di nove sogni di una narratrice femminile, Denton Cridge esplora un futuro in cui le donne guidano la società, culminando nella visione di un’America governata da una Presidentessa.
Con un’introduzione di Valeria Palumbo, questo volume è rivolto a tutte e tutti, in particolare a chi studia la letteratura e le storie di emancipazione femminile ma si rivela una lettura essenziale per chiunque aspiri a un mondo di uguaglianza e giustizia. Un’opera che, pur nella sua storicità, ci parla direttamente di diritti e identità, rendendola imprescindibile per ogni libreria..
Annie Denton Cridge (1825-1875) fu una scrittrice, femminista e visionaria britannica emigrata negli Stati Uniti, conosciuta per il suo impegno nella lotta per i diritti delle donne e per il suo contributo significativo alla letteratura utopica e di fantascienza. Nata in Inghilterra, Cridge si trasferì negli USA dove divenne attivamente coinvolta nel movimento suffragista, sostenendo con passione l’uguaglianza di genere e i diritti civili. Oltre alla sua scrittura, Cridge fu una oratrice eloquente. Partecipò a numerose conferenze e incontri pubblici per promuovere le cause femministe e attirare l’attenzione sui diritti delle donne. La sua eredità persiste come fonte di ispirazione per le generazioni successive di attivisti e scrittori impegnati nella lotta per un mondo più equo e inclusivo.
Rassegna Stampa
Online
Estratto su Le parole e le cose, 17 Luglio 2024
Annie Denton Cridge/ Il primo romanzo di fantascienza femminista su Pulplibri, 6 settembre 2024
Quotidiani e riviste
Recensione di Agnese Cipriani, Le Monde DIplomatique-il manifesto, ottobre 2024
“Annie Cridge, il futuro è già tra noi” di Silvia Veroli, Alias – il manifesto, 29 Giugno 2024
Recensione
Agnese Cipriani, Le Monde Diplomatique-il manifesto, Ottobre 2024
“Last night I have a dream”…. Nove sogni ci trasportano sul pianeta Marte alla scoperta di un mondo paradossale e capovolto. A voi starebbe bene? I diritti degli uomini di Annie Denton Cridge, capolavoro della fantascienza femminista, è il racconto di un mondo in cui tutti i ruoli e luoghi pubblici sono occupati da donne, mentre gli uomini sono a casa a badare ai figli e alle faccende di casa. Narrazione distopica, ironica e coinvolgente di un passaggio di stato, dalla subordinazione (qui dell’uomo) alle lotte per i suoi diritti. Se Annie Denton Cridge, scrittrice ingiustamente dimenticata, ci parla del suo XIX secolo, nel quale ha combattuto facendosi portatrice delle istanze femministe nella lotta per i diritti, non è però difficile vedere il parallelismo con la contemporaneità: questo testo, dopo un secolo e mezzo dalla sua prima pubblicazione negli Stati Uniti (1870), è inquietante nella sua attualità. Ci parla anche della nostra società, dei nostri ruoli. Lo fa attraverso uomini che, nel mondo capovolto, hanno paura a rincasare tardi da soli, a partecipare alle assemblee senza l’appoggio delle mogli; uomini non ascoltati né rispettati, perché considerati per natura inferiori. Il romanzo esce per la prima volta in traduzione italiana (ma con testo originale a fronte) ad opera di Ilaria Mazzaferro e Stella Sacchini per Argolibri, nella collana “Rosa fresca aulentissima”, dedicata alla riscoperta della scrittura femminile rimossa. L’ottima introduzione di Valeria Palumbo ci apre le porte al mondo obliato di Denton Cridge, che si dimostra una scrittrice visionaria su materie come la gestione del denaro, le leggi, la religione, l’istruzione. Immagina la “Società per i diritti delle bambine e dei bambini” grazie alla quale, attraverso l’educazione, si persegue un cambiamento radicale, “perché la conoscenza è potere”. Il romanzo ci invita a riflettere e ci lascia con la consapevolezza che “è la condizione, non il sesso, la radice del problema”, verità che non possiamo più ignorare. Nove sogni o, come intuisce la scrittrice in chiusura del romanzo, una lunga profezia di un mondo possibile.
Annie Cridge, il futuro è già tra noi
Silvia Veroli, Alias – il manifesto, 29 Giugno 2024
La Punta della Lingua è un festival internazionale di poesia, organizzato dall’Associazione Culturale marchigiana Nie Wiem, che in quasi vent’anni di vita ha ampliato il suo raggio di indagine dalla parola lirica in senso stretto alle diverse possibili pieghe del linguaggio, linguacce simboliche comprese.
Nell’edizione 2024 della manifestazione, in programma fino al 2 luglio in diverse località marchigiane da Ancona a Fermo, una sezione tematica è dedicata alla poesia femminile e i linguaggi nel tempo; oggi 29 giugno (alle 19, alla Mole Vanvitelliana di Ancona) propone la presentazione dell’antologia “Si manifesta la tua voce” voci di dodici poetesse e poeti iraniani contro la censura (in collaborazione con Amnesty International Marche).
Sempre oggi e sempre alla Mole di Ancona, alle 21.30, andrà in scena la Compagnia Frosini Timpano (Premio Ubu 2022) con lo spettacolo “Disprezzo della donna. Il futurismo della specie”.
Una poetessa americana, all’Università di Harvard, Amanda Gunn porterà il suo reading il 2 luglio, alle ore 19, alla Chiesa di Santa Maria di Portonovo di Ancona mentre una sua collega vissuta nell’Ottocento, Annie Denton Cridge, è stata già protagonista in contumacia della presentazione in anteprima nazionale del suo libro, “A voi starebbe bene ?– I diritti degli uomini” edito da Argolibri, nella collana Rosa fresca Aulentissima e tradotto per la prima volta in italiano da Stella Sacchini e Ilaria Mazzaferro.
Bisogna essere grati al marchio editoriale di Nie Wiem, associazione che prende il nome dal refrain poetico di un’autrice donna, Wisława Szymborska, il polacco, socraticissimo “Non So” che schiude le porte alla curiosità e quindi alla filosofia, alla scienza, alla speculazione; e davvero la curiosità, ma non nell’accezione stucchevole e pettegola della vulgata, è donna e il libro di Annie Cridge, ottimamente introdotto da Valeria Palumbo lo dimostra appieno.
L’autrice britannica emigrata negli States, pochissimo nota in Europa e non troppo indagata nemmeno oltre oceano, attivista del movimento suffragista e capace oratrice, è considerata antesignana della fantascienza femminista, proprio in ragione di questo libro scritto nel 1870; il romanzo consiste in una pretesa raccolta di sogni, i diari di viaggio onirico della scrittrice che racconta di aver visitato luoghi extraterrestri (Marte segnatamente, il pianeta dove gli essere umani fantasticanti hanno riposto da sempre la loro immaginazione) dove esiste una società matriarcale speculare a quella americana dell’Ottocento; un mondo dove le donne tengono le redini della società, rivestono ruoli apicali, legiferano, studiano, decidono. Gli uomini di contro sono relegati alla cura domestica e familiare, non votano, hanno cervello e intelletto atrofizzati come il corpo imprigionato in abiti costrittivi. Annie Denton Cridge riesce ad un tempo ad essere divertentissima, garbata, arguta e, agli occhi di chi la legge oggi, sommamente inquietante come si addice a ogni inviato ai confini della realtà: è misericordioso lo sguardo su uomini ridicolizzati, decorati, astuti magari ma sempre disadorni perché privi di ogni grazia o barlume di intelligenza. Si sdegna l’autrice e si commuove di fronte ai primi di vagiti di lotta di liberazione dei maschi, puntualmente rintuzzati e irrisi dall’egemonia di genere al potere. La descrizione di Parlamenti di sole donne o di quelli che chiameremmo board aziendali al femminile, su cui si incentra il pamphlet di denuncia politica e socioeconomia incardinata su una dimostrazione per assurdo, è effettivamente e drammaticamente fantascienza anche oggi.
Il lavoro di Cridge, e l’analisi di Palumbo, aprono a più di una riflessione di genere, non solo sessuale, ma anche letterario; “A voi starebbe bene?” (titolo sapiente nel suo ricorso all’argomento umano, prima che femminile, dell’empatia) rientra in un filone che deborda dagli argini di quella che consideriamo fantascienza e forse sta più dalle parti della categoria anglosassone della speculative fiction, caratterizzata da trame che si allontanano dal realismo, a prescindere dall’elemento dello spazio o del tempo, o da quello scientifico e tecnologico. Si tratta comunque di storie sbalorditive; “Amazing stories” è stato del resto anche il titolo della prima rivista americana di racconti di Science Fiction (ideata nel 1926), poi mutuato da due serie di tv: la prima di Spielberg, negli Anni Ottanta del secondo scorso, e un suo vago remake risalente all’anno pandemico 2020 tramesso da Apple Tv+. Racconti non sempre marziani ma invariabilmente disturbanti, come quelli della pure fortunata, storica serie tv “Ai confini della realtà”, ché l’inglese amazing ha nell’etimo il maze, il labirinto, l’intrico che disorienta.
E Annie Cridge disorienta, perché mostra la realtà attraverso il suo ribaltamento in uno specchio, come Lewis Carroll a mezzo Alice, come le meravigliose autrici classiche e contemporanee, da Ursula K. Le Guin a Angela Carter, del libro “Le Visionarie” raccolta di ventinove racconti scelti dalla coppia Ann e Jeff VanderMeer : il meglio della narrativa fantastica declinata in chiave femminista di ambientazione futuribile e/o surreale; brevi bildungsroman dove viene costruita l’identità sessuale e dei processi di potere (in Italia editi da Produzioni Nero nel 2018 con la cura di Claudia Durastanti e Veronica Raimo).
Se nel solco della narrativa speculativa viaggiano molto bene anche “Orlando” di Virginia Woolf e tutti i racconti di Daphne Du Maurier, e il pretesto narrativo del sogno è quello di L.Frank Baum in Oz (oltre che di Martin Luther King ), la capostipite fantasmagorica di queste trame è Mary Shelley col suo Frankenstein classe 1816; più che moderno Prometeo o prequel di Pinocchio, sogno avveniristico di una maternità diversa, della potenza creativa e generativa non necessariamente di esseri umani, tema su cui finisce spesso sia il racconto delle Visionarie che in parte la riflessione di Cridge (che tocca in modo non banale anche l’aspetto attuale della moda e della cosmesi facciale) e dove si torna prepotentemente anche oggi perché della faccenda non si viene a capo; si dirigono periodicamente lì le sparate demagogiche dei politici, i dibattiti seri e a volti interrotti degli intellettuali (il caso di Michela Murgia con “Dare la vita”), alcune nuove trame, come quella di “Barbie” di Greta Gerwig, altre ripescate dal passato prossimo: accade con la Modesta di Goliarda Sapienza che, nella riproposizione di Valeria Golino e Viola Prestieri, nella sua vorace gioia di vivere, è ancora capace di disturbare, non solo gli uomini.
Lui cucina e fa il bucato. 1870, i sogni di una donna
Carmen Pellegrino, La Lettura – Corriere della Sera, 22 Settembre 2024
Era il 1870 e su una rivista di Boston, per la prima volta, furono pubblicati cinque dei nove «sogni» di Annie Denton Cridge. Racconti definiti fantascientifici anche perché la voce narrante si ritrova, a un certo punto, su Marte, calata in una società a ruoli ribaltati, ma in realtà, se di fantascienza si tratta, lo è nella misura in cui consente l’offuscamento delle antiche dualità: bello brutto, giovane vecchio, uomo donna. Gli altri quattro sogni uscirono qualche mese dopo, a puntate, su una rivista newyorkese. Fu il fratello di lei, William Denton, a favorirne la pubblicazione.
Era il 1870 e su una rivista di Boston, per la prima volta, furono pubblicati cinque dei nove «sogni» di Annie Denton Cridge. Racconti definiti fantascientifici anche perché la voce narrante si ritrova, a un certo punto, su Marte, calata in una società a ruoli ribaltati, ma in realtà, se di fantascienza si tratta, lo è nella misura in cui consente l’offuscamento delle antiche dualità: bello brutto, giovane vecchio, uomo donna. Gli altri quattro sogni uscirono qualche mese dopo, a puntate, su una rivista newyorkese. Fu il fratello di lei, William Denton, a favorirne la pubblicazione.
Annie Denton Cridge era nata nel 1825 a Darlington, nel nordest dell’Inghilterra, e nel 1842 emigrò, assieme a William, negli Stati Uniti. I Denton venivano dal movimento cartista che, ispirandosi alla Carta del popolo, chiedeva maggiori diritti e tutele per i lavoratori, e l’estensione del diritto di voto. In America William divenne professore di geologia e assiduo cultore di psicometria, si convinse che le pietre, adeguatamente interrogate, potessero parlare e ravvisò poteri soprannaturali in sé stesso, nella sorella Annie che, a suo dire, tenendo una lettera in mano poteva riferire le caratteristiche fisiche di chi l’aveva scritta, e perfino nei congiunti. Annie, nonostante la giovanissima età, cominciò a frequentare gli ambienti del movimento suffragista, a sostenere le battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza di genere, e a scriverne. Nel 1856 pubblicò sulla rivista «Social Revolution» l’articolo intitolato La schiavitù della mia anima e la sua liberazione, e in questo tracciò la rotta del suo percorso verso lo spiritualismo (contro l’educazione metodista da cui proveniva e contro il protestantesimo), verso il socialismo utopico e la libertà di scegliere — se sposarsi o meno, per esempio, senza imposizioni esterne. Questioni che, per sua fortuna, poté condividere con il marito Alfred Cridge.
Annie Denton Cridge era nata nel 1825 a Darlington, nel nordest dell’Inghilterra, e nel 1842 emigrò, assieme a William, negli Stati Uniti. I Denton venivano dal movimento cartista che, ispirandosi alla Carta del popolo, chiedeva maggiori diritti e tutele per i lavoratori, e l’estensione del diritto di voto. In America William divenne professore di geologia e assiduo cultore di psicometria, si convinse che le pietre, adeguatamente interrogate, potessero parlare e ravvisò poteri soprannaturali in sé stesso, nella sorella Annie che, a suo dire, tenendo una lettera in mano poteva riferire le caratteristiche fisiche di chi l’aveva scritta, e perfino nei congiunti. Annie, nonostante la giovanissima età, cominciò a frequentare gli ambienti del movimento suffragista, a sostenere le battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza di genere, e a scriverne. Nel 1856 pubblicò sulla rivista «Social Revolution» l’articolo intitolato La schiavitù della mia anima e la sua liberazione, e in questo tracciò la rotta del suo percorso verso lo spiritualismo (contro l’educazione metodista da cui proveniva e contro il protestantesimo), verso il socialismo utopico e la libertà di scegliere — se sposarsi o meno, per esempio, senza imposizioni esterne. Questioni che, per sua fortuna, poté condividere con il marito Alfred Cridge.
Annie Denton Cridge era nata nel 1825 a Darlington, nel nordest dell’Inghilterra, e nel 1842 emigrò, assieme a William, negli Stati Uniti. I Denton venivano dal movimento cartista che, ispirandosi alla Carta del popolo, chiedeva maggiori diritti e tutele per i lavoratori, e l’estensione del diritto di voto. In America William divenne professore di geologia e assiduo cultore di psicometria, si convinse che le pietre, adeguatamente interrogate, potessero parlare e ravvisò poteri soprannaturali in sé stesso, nella sorella Annie che, a suo dire, tenendo una lettera in mano poteva riferire le caratteristiche fisiche di chi l’aveva scritta, e perfino nei congiunti. Annie, nonostante la giovanissima età, cominciò a frequentare gli ambienti del movimento suffragista, a sostenere le battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza di genere, e a scriverne. Nel 1856 pubblicò sulla rivista «Social Revolution» l’articolo intitolato La schiavitù della mia anima e la sua liberazione, e in questo tracciò la rotta del suo percorso verso lo spiritualismo (contro l’educazione metodista da cui proveniva e contro il protestantesimo), verso il socialismo utopico e la libertà di scegliere — se sposarsi o meno, per esempio, senza imposizioni esterne. Questioni che, per sua fortuna, poté condividere con il marito Alfred Cridge.
Annie Denton Cridge era nata nel 1825 a Darlington, nel nordest dell’Inghilterra, e nel 1842 emigrò, assieme a William, negli Stati Uniti. I Denton venivano dal movimento cartista che, ispirandosi alla Carta del popolo, chiedeva maggiori diritti e tutele per i lavoratori, e l’estensione del diritto di voto. In America William divenne professore di geologia e assiduo cultore di psicometria, si convinse che le pietre, adeguatamente interrogate, potessero parlare e ravvisò poteri soprannaturali in sé stesso, nella sorella Annie che, a suo dire, tenendo una lettera in mano poteva riferire le caratteristiche fisiche di chi l’aveva scritta, e perfino nei congiunti. Annie, nonostante la giovanissima età, cominciò a frequentare gli ambienti del movimento suffragista, a sostenere le battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza di genere, e a scriverne. Nel 1856 pubblicò sulla rivista «Social Revolution» l’articolo intitolato La schiavitù della mia anima e la sua liberazione, e in questo tracciò la rotta del suo percorso verso lo spiritualismo (contro l’educazione metodista da cui proveniva e contro il protestantesimo), verso il socialismo utopico e la libertà di scegliere — se sposarsi o meno, per esempio, senza imposizioni esterne. Questioni che, per sua fortuna, poté condividere con il marito Alfred Cridge.
Annie Denton Cridge era nata nel 1825 a Darlington, nel nordest dell’Inghilterra, e nel 1842 emigrò, assieme a William, negli Stati Uniti. I Denton venivano dal movimento cartista che, ispirandosi alla Carta del popolo, chiedeva maggiori diritti e tutele per i lavoratori, e l’estensione del diritto di voto. In America William divenne professore di geologia e assiduo cultore di psicometria, si convinse che le pietre, adeguatamente interrogate, potessero parlare e ravvisò poteri soprannaturali in sé stesso, nella sorella Annie che, a suo dire, tenendo una lettera in mano poteva riferire le caratteristiche fisiche di chi l’aveva scritta, e perfino nei congiunti. Annie, nonostante la giovanissima età, cominciò a frequentare gli ambienti del movimento suffragista, a sostenere le battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza di genere, e a scriverne. Nel 1856 pubblicò sulla rivista «Social Revolution» l’articolo intitolato La schiavitù della mia anima e la sua liberazione, e in questo tracciò la rotta del suo percorso verso lo spiritualismo (contro l’educazione metodista da cui proveniva e contro il protestantesimo), verso il socialismo utopico e la libertà di scegliere — se sposarsi o meno, per esempio, senza imposizioni esterne. Questioni che, per sua fortuna, poté condividere con il marito Alfred Cridge.
Proposto per la prima volta ai lettori italiani nella traduzione di Ilaria Mazzaferro e Stella Sacchini, e con l’eccellente introduzione di Valeria Palumbo, A voi starebbe bene? I diritti degli uomini èun formidabile documento, in formato onirico, su come, usando l’ironia e con un accurato registro linguistico, non solo sia possibile immaginare una società retta e governata dalle donne, ma anche cogliere tutta l’ingiustizia del confinamento di una parte dell’umanità — in questo caso quella maschile — in ruoli ferocemente subalterni, sempre più estenuanti, di solito appannaggio delle donne. Nove sogni in cui Annie viaggia e vede cose mai viste: uomini che fanno il bucato e accudiscono una pletora di figli; uomini che bruciano la cena e vengono aspramente rimproverati dalle mogli, mentre queste siedono accanto a un bel fuoco crepitante, dopo la giornata di lavoro. Annie approda in una terra aliena dove le decisioni vengono prese dalle donne, e sempre loro mantengono gli uomini, i quali restano diversi passi indietro, strizzati in corsetti che mangiano il respiro, uomini che possono ambire solo a fare un buon matrimonio e a una nuova, vaporosa messa in piega alla moda.
Proposto per la prima volta ai lettori italiani nella traduzione di Ilaria Mazzaferro e Stella Sacchini, e con l’eccellente introduzione di Valeria Palumbo, A voi starebbe bene? I diritti degli uomini èun formidabile documento, in formato onirico, su come, usando l’ironia e con un accurato registro linguistico, non solo sia possibile immaginare una società retta e governata dalle donne, ma anche cogliere tutta l’ingiustizia del confinamento di una parte dell’umanità — in questo caso quella maschile — in ruoli ferocemente subalterni, sempre più estenuanti, di solito appannaggio delle donne. Nove sogni in cui Annie viaggia e vede cose mai viste: uomini che fanno il bucato e accudiscono una pletora di figli; uomini che bruciano la cena e vengono aspramente rimproverati dalle mogli, mentre queste siedono accanto a un bel fuoco crepitante, dopo la giornata di lavoro. Annie approda in una terra aliena dove le decisioni vengono prese dalle donne, e sempre loro mantengono gli uomini, i quali restano diversi passi indietro, strizzati in corsetti che mangiano il respiro, uomini che possono ambire solo a fare un buon matrimonio e a una nuova, vaporosa messa in piega alla moda.
Proposto per la prima volta ai lettori italiani nella traduzione di Ilaria Mazzaferro e Stella Sacchini, e con l’eccellente introduzione di Valeria Palumbo, A voi starebbe bene? I diritti degli uomini èun formidabile documento, in formato onirico, su come, usando l’ironia e con un accurato registro linguistico, non solo sia possibile immaginare una società retta e governata dalle donne, ma anche cogliere tutta l’ingiustizia del confinamento di una parte dell’umanità — in questo caso quella maschile — in ruoli ferocemente subalterni, sempre più estenuanti, di solito appannaggio delle donne. Nove sogni in cui Annie viaggia e vede cose mai viste: uomini che fanno il bucato e accudiscono una pletora di figli; uomini che bruciano la cena e vengono aspramente rimproverati dalle mogli, mentre queste siedono accanto a un bel fuoco crepitante, dopo la giornata di lavoro. Annie approda in una terra aliena dove le decisioni vengono prese dalle donne, e sempre loro mantengono gli uomini, i quali restano diversi passi indietro, strizzati in corsetti che mangiano il respiro, uomini che possono ambire solo a fare un buon matrimonio e a una nuova, vaporosa messa in piega alla moda.
«Mentre osservavo quei signori-servetti e quei gentiluomini-governanti mi sono detta: “È assurdo! Ma insomma, dove è finita la loro virilità? Che spalle ricurve! E la voce — così flebile e lamentosa”. In seguito ebbi modo di verificare che a essere di dominio esclusivo degli uomini non era solo la cucina, ma anche la stanza dei bambini: in definitiva, tutti i lavori domestici erano diretti e svolti dagli uomini. Provavo una gran pena per quegli uomini, mentre passavo di casa in casa, di cucina in cucina, da una stanza dei bambini all’altra…Vedevo l’uomo di casa alzarsi all’alba, accendere il fuoco e mettersi a preparare la colazione, con il volto pallido e affranto. “Sfido io!” pensai, nel vedere come si affaccendava a destra e a manca, nel cuore la paura costante che il bambino si svegliasse da un momento all’altro. Di lì a poco, infatti, il bimbo cominciò a strillare; e il povero padre corse via per poi tornare, dopo qualche istante, con il pargolo in braccio e in braccio continuò a tenerlo mentre attizzava il fuoco, friggeva la carne e preparava la tavola per la colazione. Quando tutto fu pronto, scesero due o tre bambini con il viso sporco e i capelli in disordine, che andavano accuditi: e, quando ebbe pensato anche per loro, notai che il povero signore aveva perso l’appetito; pallido e nervoso, si mise a sedere sulla sedia a dondolo, con il neonato in braccio. Ma quel che più mi lasciò interdetta fu vedere l’imperturbabile tranquillità con cui la padrona di casa sorseggiava il suo caffè e leggeva il giornale del mattino, all’apparenza ignara delle tribolazioni del povero marito, assediato da ogni parte dalle faccende domestiche».
«Mentre osservavo quei signori-servetti e quei gentiluomini-governanti mi sono detta: “È assurdo! Ma insomma, dove è finita la loro virilità? Che spalle ricurve! E la voce — così flebile e lamentosa”. In seguito ebbi modo di verificare che a essere di dominio esclusivo degli uomini non era solo la cucina, ma anche la stanza dei bambini: in definitiva, tutti i lavori domestici erano diretti e svolti dagli uomini. Provavo una gran pena per quegli uomini, mentre passavo di casa in casa, di cucina in cucina, da una stanza dei bambini all’altra…Vedevo l’uomo di casa alzarsi all’alba, accendere il fuoco e mettersi a preparare la colazione, con il volto pallido e affranto. “Sfido io!” pensai, nel vedere come si affaccendava a destra e a manca, nel cuore la paura costante che il bambino si svegliasse da un momento all’altro. Di lì a poco, infatti, il bimbo cominciò a strillare; e il povero padre corse via per poi tornare, dopo qualche istante, con il pargolo in braccio e in braccio continuò a tenerlo mentre attizzava il fuoco, friggeva la carne e preparava la tavola per la colazione. Quando tutto fu pronto, scesero due o tre bambini con il viso sporco e i capelli in disordine, che andavano accuditi: e, quando ebbe pensato anche per loro, notai che il povero signore aveva perso l’appetito; pallido e nervoso, si mise a sedere sulla sedia a dondolo, con il neonato in braccio. Ma quel che più mi lasciò interdetta fu vedere l’imperturbabile tranquillità con cui la padrona di casa sorseggiava il suo caffè e leggeva il giornale del mattino, all’apparenza ignara delle tribolazioni del povero marito, assediato da ogni parte dalle faccende domestiche».
«Mentre osservavo quei signori-servetti e quei gentiluomini-governanti mi sono detta: “È assurdo! Ma insomma, dove è finita la loro virilità? Che spalle ricurve! E la voce — così flebile e lamentosa”. In seguito ebbi modo di verificare che a essere di dominio esclusivo degli uomini non era solo la cucina, ma anche la stanza dei bambini: in definitiva, tutti i lavori domestici erano diretti e svolti dagli uomini. Provavo una gran pena per quegli uomini, mentre passavo di casa in casa, di cucina in cucina, da una stanza dei bambini all’altra…Vedevo l’uomo di casa alzarsi all’alba, accendere il fuoco e mettersi a preparare la colazione, con il volto pallido e affranto. “Sfido io!” pensai, nel vedere come si affaccendava a destra e a manca, nel cuore la paura costante che il bambino si svegliasse da un momento all’altro. Di lì a poco, infatti, il bimbo cominciò a strillare; e il povero padre corse via per poi tornare, dopo qualche istante, con il pargolo in braccio e in braccio continuò a tenerlo mentre attizzava il fuoco, friggeva la carne e preparava la tavola per la colazione. Quando tutto fu pronto, scesero due o tre bambini con il viso sporco e i capelli in disordine, che andavano accuditi: e, quando ebbe pensato anche per loro, notai che il povero signore aveva perso l’appetito; pallido e nervoso, si mise a sedere sulla sedia a dondolo, con il neonato in braccio. Ma quel che più mi lasciò interdetta fu vedere l’imperturbabile tranquillità con cui la padrona di casa sorseggiava il suo caffè e leggeva il giornale del mattino, all’apparenza ignara delle tribolazioni del povero marito, assediato da ogni parte dalle faccende domestiche».
La scrittura di Annie Denton Cridge è accurata, piacevole: non ci sono aggettivi ridondanti, né metafore eccedenti la misura sopportabile. A voi starebbe bene? è un libro incredibilmente moderno, con quel suo filo di ironia che tocca i nove sogni e riesce nel miracolo narrativo di farci vedere, senza dare lezioni, le insensatezze dei sistemi che si reggono sulla disparità di genere.
La scrittura di Annie Denton Cridge è accurata, piacevole: non ci sono aggettivi ridondanti, né metafore eccedenti la misura sopportabile. A voi starebbe bene? è un libro incredibilmente moderno, con quel suo filo di ironia che tocca i nove sogni e riesce nel miracolo narrativo di farci vedere, senza dare lezioni, le insensatezze dei sistemi che si reggono sulla disparità di genere.
In questa direzione, sappiamo che una pietra miliare della letteratura femminista è Herland, di Charlotte Perkins Gilman, uscito negli Stati Uniti nel 1915. Prima ancora, nel 1905, era stato pubblicato in Bengala Il sogno di Sultana, di Begum Rokeya. In entrambi i libri le autrici avevano descritto visioni notturne di terre felici con ruoli ribaltati e le donne a guidare la comunità. «Se Dio stesso avesse voluto le donne inferiori avrebbe disposto che le madri partorissero le figlie femmine al quinto mese di gravidanza — scriveva Rokeya — e che il latte materno da dare loro fosse la metà di quello destinato a un maschio. Ma così non è».
In questa direzione, sappiamo che una pietra miliare della letteratura femminista è Herland, di Charlotte Perkins Gilman, uscito negli Stati Uniti nel 1915. Prima ancora, nel 1905, era stato pubblicato in Bengala Il sogno di Sultana, di Begum Rokeya. In entrambi i libri le autrici avevano descritto visioni notturne di terre felici con ruoli ribaltati e le donne a guidare la comunità. «Se Dio stesso avesse voluto le donne inferiori avrebbe disposto che le madri partorissero le figlie femmine al quinto mese di gravidanza — scriveva Rokeya — e che il latte materno da dare loro fosse la metà di quello destinato a un maschio. Ma così non è».
I sogni di Annie Denton precedono queste visioni di quasi quarant’anni, e ora più che mai si fanno urgenti, visto che la colonizzazione di Marte è ormai inevitabile, e poi hanno il merito di «rendere evidente anche agli uomini ciò che si ostinano a non vedere — sottolinea Valeria Palumbo nella sua introduzione — che tutte le generazioni di donne fino al Duemila sono cresciute in un mondo in cui nei posti di potere c’erano quasi esclusivamente uomini: maschi i dottori che ci hanno spiegato come funziona il nostro corpo, i professori e i presidi che ci hanno detto che cosa dovevamo sapere, i registi che ci hanno detto su quali storie potevamo sognare, i giudici che sedevano nei processi di stupro e perfino gli avvocati».
I sogni di Annie Denton precedono queste visioni di quasi quarant’anni, e ora più che mai si fanno urgenti, visto che la colonizzazione di Marte è ormai inevitabile, e poi hanno il merito di «rendere evidente anche agli uomini ciò che si ostinano a non vedere — sottolinea Valeria Palumbo nella sua introduzione — che tutte le generazioni di donne fino al Duemila sono cresciute in un mondo in cui nei posti di potere c’erano quasi esclusivamente uomini: maschi i dottori che ci hanno spiegato come funziona il nostro corpo, i professori e i presidi che ci hanno detto che cosa dovevamo sapere, i registi che ci hanno detto su quali storie potevamo sognare, i giudici che sedevano nei processi di stupro e perfino gli avvocati».
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